E anche sto Sanremo... Sanremo pure quest'anno ha rispecchiato il Paese che siamo: plafonato, ecumenico, dove il dissenso è stato addomesticato. Infatti gli ascolti sono stati ottimi. Rispecchia un Paese che vuole le cose come le canzoni: quasi tutte uguali, con le rime duro/futuro, dove la rabbia sociale è ammansita, dove i tatuaggi si coprono, lo svolgimento è monocorde, la critica va bene solo se fatta con la goliardia benevola di Benigni e dove vincono, oramai, sempre i soliti. No, non gli artisti, ma quelli che maneggiano dietro, manager, agenzie, uffici stampa. Un Paese di accordi e accordicchi. Dove basta Sanremo. Peccato però che mentre eravamo distratti dalle canzonette è uscita la notizia che la produzione industriale di questo Paese è calata del 7,1 % in un mese, dopo 23 mesi di fila in segno meno.
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Mai vista una cosa così. Un Paese che si perde in polemiche sulle collane di Tony Effe ma ha un Pil plafonato, pure lui, stipendi che non aumentano, un’inflazione sempre più alta. Unico dato positivo: quello occupazionale. Tutti hanno uno stipendio. A nessuno però basta. Ma che ce frega della coscienza sociale, tanto il prossimo Sanremo arriverà e ancora prima del prossimo Sanremo il prossimo trend, la prossima polemica su cui farci scannare mentre i temi, quelli seri, continueranno a passare sulle nostre teste. E noi saremo sempre più ammaestrati, addomesticati, ammansiti e innocui. Olé.
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