Se non ci sono state polemiche durante il Festival di Sanremo non potevano certo mancare durante i titoli di coda e più precisamente nella trasmissione di Domenica In condotta da Mara Venier su Rai Uno direttamente dall’Ariston. Le protagoniste principali sono due: una è stata tirata in ballo ma non era presente, e ci riferiamo a Giorgia, l'altra ha fatto uno show in nome del fake femminismo dei nostri tempi e parliamo di Elodie. La stessa Elodie che (probabilmente perché non ama i giornalisti come lei stessa ha ammesso) forse non ha letto i giornali in tutto il periodo di Sanremo e in quello antecedente ad esso se dice che Giorgia non è stata tutelata dalla stampa. Giorgia è stata osannata, è stata considerata addirittura prima degli ascolti la vera vincitrice di questa edizione.
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“Ci sono rimasta davvero male per Giorgia, trovo sia stato irrispettoso per la sua carriera, il talento ed il brano che aveva. Sono davvero incazzata. Ci dev’essere il rispetto per le carriere, soprattutto quando sono così importanti. Non si può sentire”. E ancora: “Dicevano tutti fosse la favorita e poi? La gente si è dimenticata di votare perché ‘tanto è Giorgia e non ne ha bisogno?’”, ha proseguito. “Dove stava il sostengo delle radio e dei giornalisti? Giorgia è tornata a Sanremo con un altro approccio e sembra sempre che le donne debbano fare le capriole. Devi essere una grande interprete, fare le capriole, se fai la pole dance non va bene. Non voglio fare la vittima, ma sono dati oggettivi”. Subito su Twitter e sui vari social è stata considerata la paladina del momento, la rivoluzionaria che difende un'amica, la donna alleata delle donne. Le critiche però devono in teoria poggiare su basi solide e ci dispiace ma in questo caso basi solide non ce ne sono. E sapete perché? Perché Giorgia è un profilo molto appetibile per il mestiere che forse va più di moda nel nostro secolo: il leccaculismo. A tutti fa comodo averla nel proprio salotto per un'intervista, sperare in una sua dichiarazione esclusiva, averla dalla propria parte e sul proprio giornale perché Giorgia fa gola, è brava, fa notizia ed è oggi uno dei volti più apprezzati nel panorama musicale italiano.
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Non ci sembra di aver letto critiche alla cantante e, anche se queste ci fossero state, vige la piena libertà di espressione e diritto d'opinione che la stessa Elodie tanto rivendica. Non è stata forse la cantante romana, piuttosto che la stampa, ad aver strumentalizzato la sesta posizione in classifica della collega per generare un po’ di hype e per far sembrare che “le donne si amano tutte”? Parliamo, peraltro, delle stesse due donne che non hanno mostrato solidarietà al nostro presidente del consiglio Giorgia Meloni, ma hanno giustamente espresso il loro disappunto: in questo caso il femminismo non vale? Secondo il nostro modestissimo punto di vista è giusto scegliere di non amare la Meloni, viviamo in una democrazia. Ma con la stessa libertà con cui si sceglie di non apprezzare la Meloni solo perché è donna, non vediamo per quale motivo dovremmo apprezzare Giorgia ed Elodie solo perché sono in possesso di un utero e di due tube di Falloppio. E qui si sviscera un altro problema dei nostri tempi: il femminismo pour parler perché, ricordatevelo, la vera solidarietà femminile è quanto di più lontano da tutto ciò.
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Giornaletti e giornaloni si lamentano perché nella cinquina finale del Festival non c'è nessuna donna, c'è chi grida allo scandalo dimenticandosi che l'anno scorso ha a vincere Sanremo era stata una persona che si chiama Angelina Mango e c'è chi svilisce in modo indegno uno dei termini più inflazionati di quest'ultimo periodo, il patriarcato. Un patriarcato che non si combatte usurando il termine, non si argina vedendolo in ogni dove, non si distrugge con un palo della lap dance. La classifica di Sanremo con il patriarcato non c'entra assolutamente niente: questa è una strumentalizzazione di un concetto che andrebbe portato veramente in alto che riguarda il gender gap, la differenza di trattamento delle donne in alcuni contesti, una violenza di genere che non può essere banalizzata dalle parole di Achille Lauro in riferimento a Fabrizio Corona. E questo non perché ha ragione Fabrizio Corona, ma perché usare le vittime per fare propaganda, per esprimere del finto buonismo e per far vedere che si è dalla parte giusta della storia è il peggior spot che noi possiamo fare alle reali minoranze e a chi in difficoltà e nella merda ci è per davvero.