Sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo commenta l’ultimo Sanremo a partire da una provocazione e cioè paragonando canzoni immortali come Il cielo in una stanza di Gino Paoli, che ha “65 anni ma è fresca come uno zampillo”, a opere rinascimentali come il Battesimo di Gesù di Piero della Francesca, definendole “senza tempo”. Poi, però, ci sono cose che “nascono vecchie”, come Balorda nostalgia di Olly, che sembra uscita dagli anni ’50 prima che Modugno cambiasse tutto. Eppure, dice Cazzullo, va bene così: “Per i loro coetanei è tutto nuovo; quindi va bene così, è giusto che li televotino”.
Ma arriviamo al vero nodo della discussione: Simone Cristicchi e le polemiche scatenate dalla sua Quando sarai piccola. Una canzone che non ha lasciato indifferente nessuno, come sottolinea Cazzullo: “Non conosco però una persona che non si sia commossa”.
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Selvaggia Lucarelli e il “disagio” di chi vive certe situazioni
Selvaggia Lucarelli, come suo solito, va dritta al punto, con una riflessione che merita attenzione: “Chi ascolta e basta una canzone ridondante si sente empatico, chi vive quella situazione si sente inadeguato. O cinico”. E qui entra in gioco la complessità del tema: chi ha vissuto davvero il dramma dell’Alzheimer può trovare il testo di Cristicchi insopportabile, quasi fastidioso nella sua rappresentazione idealizzata. È una critica legittima, come lo è quella di Francesco Merlo, che ha definito la canzone “una lagna”.
Eppure, Cazzullo non arretra: il talento di un artista sta proprio nella capacità di toccare le corde emotive, nel farci piangere o ridere. Con una punta di sarcasmo, riporta il titolo di Dagospia: “Cristicchi, da minchione a santone”. Perché sì, Cristicchi è sempre stato così, capace di oscillare tra ironia dissacrante e profondità commovente. Lo stesso che prendeva in giro Biagio Antonacci e Carla Bruni con “Sarkonò e Sarkozy”, ora ci stringe il cuore con una dedica alla madre malata.
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L’odio strisciante verso Cristicchi (e chi decide cosa è “di destra” o “di sinistra”)
Ma perché Cristicchi si attira tanto disprezzo? Cazzullo lo spiega con due motivi: ha criticato la gestazione per altri e ha parlato delle foibe. “Al di là delle critiche, tutte legittime, colpisce il clima di disprezzo, ai limiti dell’odio, che non da oggi accompagna Cristicchi”. Per qualcuno, queste posizioni bastano a relegarlo nel campo avverso, quello “di destra”.
E qui Cazzullo affonda il colpo: “Di sicuro non è una cosa di destra raccontare la tragedia di giuliani, dalmati, istriani, colpevoli non di essere fascisti, ma di essere italiani”. E aggiunge che lo spettacolo Magazzino 18 di Cristicchi è tutt’altro che un’apologia di destra: si apre con le persecuzioni contro gli slavi da parte del regime fascista, con i crimini delle truppe italiane e tedesche. Lo stesso vale per Li romani in Russia, una condanna netta della guerra voluta dal Duce.
Ma siamo arrivati al punto in cui una certa sinistra, osserva Cazzullo, rischia di autoghettizzarsi: “Se poi la sinistra […] intende relegare nel campo avverso un artista solo perché è contrario alla gestazione per altri o ha parlato delle foibe, è affar suo”.
Il problema, secondo Cazzullo, è che stiamo ancora usando categorie vecchie per giudicare qualcosa che dovrebbe stare al di sopra di tutto: l’arte. “Le categorie novecentesche di destra e sinistra già faticano a definire la politica di oggi. Figurarsi se possono definire l’arte”. Ed è qui che arriva la stoccata finale: se le canzoni di Cristicchi e Brunori Sas riescono a parlare di noi, delle nostre emozioni, paure e fragilità, allora forse abbiamo di fronte qualcosa che va oltre.
Perché, alla fine, come ricorda Cazzullo con un tocco di classicità: “De te fabula narratur”; la storia parla di te.
Quindi, siamo sicuri che il problema sia Cristicchi? Forse no. Forse il problema siamo noi e la nostra incapacità di ascoltare l’arte senza volerla incasellare, giudicare, sezionare. Forse dovremmo semplicemente lasciarci commuovere, come quando ci raccontano una storia che parla di noi.
A corollario, nella puntata di DomenicaIn dedicata al Festival, anche Marino Bartoletti critica fortemente chi ha innescato la polemica contro Cristicchi: “Questo teatro ha dedicato a Cristicchi due standing ovation. Dopodiché qualcuno che pretende di trasferire agli altri la propria sporcizia mentale, ha scritto qualcosa che ti ha profondamente ferito”. Opinione, quest’ultima, commentata proprio da Selvaggia Lucarelli, che si sente chiamata in causa: “Giornalisti così abituati a fare slurp che ormai passano direttamente all’insulto nei confronti di chi coltiva ancora l’esercizio della critica”.
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