Siamo nel settembre del 2005 quando Federico Aldrovandi, diciotto anni, veniva ucciso massacrato di botte. A quasi vent’anni di distanza da quel terribile episodio, la mamma Patrizia Moretti, è stata ospite della puntata di Muschio Selvaggio podcast condotto da Fedez. La madre di Federico inizia il suo racconto tornando a quella sera in cui suo figlio uscì con gli amici per andare a un concerto a Bologna senza fare più ritorno a casa. Come mai? Lasciato dagli amici nel parchetto vicino casa, incontrò quattro poliziotti che lo picchiarono fino a ucciderlo, senza nessun motivo: “I testicoli sono stati schiacciati a calci perché ovviamente i poliziotti hanno gli anfibi, calci nella testa, dappertutto e soprattutto l’hanno schiacciato in quattro fino a togliergli il respiro. Non puoi definirla bestialità perché gli animali non fanno questo. L’hanno schiacciato anche mentre lui chiedeva aiuto, non riesco a respirare”. Fin da subito si cercò in tutti i modi di nascondere la verità, di nascondere la gravità di quanto era accaduto. Nei fatti le indagini iniziarono davvero solamente durante il processo: “Io so bene chi è che ha insabbiato, so chi non ha fatto il suo dovere, so chi ha mentito però non li considero “le istituzioni” quelle persone li, nemmeno quelli che hanno ucciso Federico sono le istituzioni. Sono persone colpevoli di aver fatto omicidi in un caso e negli altri hanno mancato sicuramente al loro dovere, ma anche semplicemente alla loro umanità. Ci sono persone di merda nei posti chiave. Spero che questa battaglia sia utile, che qualcun altro si salvi o comunque riesca a ottenere un processo o, comunque, vadano avanti meglio le cose. In realtà quello che ho visto, purtroppo, è che in molti altri casi non sono quasi per nulla arrivati alla ribalta della cronaca, in realtà hanno oliato meglio la macchina. Adesso lo fanno uguale, ma si coprono prima. Il sistema scatta subito, quello di copertura. Casi come questi chissà quanti ce ne sono e non lo sapremo mai”.
Fedez fa riferimento al caso Cucchi, e mette in luce una grande differenza, ovvero che qualcuno alla fine scelse di confessare. Ma non qui: “Nessuno ha aperto la bocca, nessuno si è pentito di ciò che ha fatto, nessuno si è pentito di esser parte di una cosa abominevole”. E sul processo: “La linea difensiva era quasi tragicomica. Si evince ed emerge quanta omertà ci sia stata sia da parte di chi ha visto e sentito, sia da parte di chi era vicino e doveva controllare. C’è una cosa che io mi ricordo di quel processo e che ho trovato scandalosa, il momento in cui fanno vedere come è stato picchiato Federico. Federico aveva i testicoli schiacciati, i manganelli che la polizia ha utilizzato per picchiarlo, uno si è rotto. Tu sai cosa vuol dire rompere un manganello? Loro per difendersi hanno fatto vedere che forse quel manganello arrivava da una partita di manganelli difettosi e che si è rotto da solo”. Al termine del processo la condanna, come ricorda la mamma di Federico: “Omicidio colposo, ma in eccesso colposo. La condanna era tre anni e mezzo, di cui tre scontati perché c’era l’indulto, sono rimasti sei mesi che hanno fatto prevalentemente ai domiciliari e sono tornati in servizio”. Assurdo ma vero, i poliziotti che si sono macchiati dell’omicidio di Federico sono tornati ad indossare la divisa. È proprio il sistema a far paura: “Una colpa che mi faccio è di non averlo messo in guardia. Noi non gli abbiamo mai insegnato ad avere paura della polizia”. A quanto pare dovremmo iniziare ad averne…