Pietro Diomede è uno stronzo. Ma chi è Pietro Diomede? Abbiamo contattato telefonicamente il comico il cui nome è tra le tendenze di Twitter in queste ore. E l'hashtag non è seguito da belle parole nei suoi riguardi. Anzi, tanto forti sono state le reazioni a un suo cinguettio su Charlotte Angie, la pornostar uccisa dall'ex fidanzato, che Zelig ha comunicato ufficialmente di aver cancellato il nome del comedian dalla scaletta della serata prevista nello storico locale di viale Monza il prossimo 12 aprile. "E questa è stata una pagliacciata", commenta Diomede. Che non si scusa, anzi, rilancia: "Se fosse morto fatto a pezzi un attore hard, mettiamo pure Rocco Siffredi, nessuno si sarebbe scomposto davanti a una battuta sul suo cazzo". Possibile dargli torto? A quanto pare, a furor di popolo dell'internet, sì. Il politicamente corretto ha rotto i coglioni? Ecco a voi, in esclusiva, la versione di Diomede.
Quindi da oggi non sei più un “comico di Zelig”...
Beh, non lo sono mai stato. Semplicemente, mi ero proposto per una serata a microfono aperto prevista per il 12 aprile allo Zelig di Milano, il locale di viale Monza. Quando accettarono la mia partecipazione, chiesi: “Ma posso dire tutto?” e mi risposero di sì. Aggiungendo di invitare gli amici e di portare gente. Ora, da come tutti ne stanno parlando, pare che mi abbiano cacciato dagli Arcimboldi (ride, ndr)
Ci è rimasto male?
Ma va. Erano due anni che non mi esibivo su un palco per via della pandemia. Aspetterò ancora, non mi cambia niente. Spero che tutto il casino che è scoppiato possa dare visibilità a questa serata del 12 aprile allo Zelig. Intanto il mio nome è in trending topic su Twitter, cosa che non era riuscita nemmeno al programma quando è andato in onda dagli Arcimboldi con Claudio Bisio e Vanessa Incontrada. Per dire.
Lei ha saputo di essere stato cancellato dalla serata via Twitter?
No, Giancarlo Bozzo mi aveva chiamato per comunicarmi la decisione presa. E ha avuto tutta la mia comprensione: c’era gente che gli scriveva minacciando di distruggergli il locale se fossi salito sul palco. Cos’altro doveva fare? Il modo in cui ha comunicato la notizia sui social, però, mi ha lasciato basito…
Come mai?
Perché mi sono sentito trattato come una sorte di criminale, quando Davide Fontana, l’assassino di Carol - tengo a chiamarla Carol perché tutti quelli che danno notizia della sua morte usano il suo nome d’arte, Charlotte Angie - Davide Fontana me lo immagino ora in carcere a chiedersi: “Oh, ma come mai nessuno parla di me e stanno tutti dando dello stronzo a Pietro Diomede?”. Capisci che è surreale questa cosa?
Entriamo nel merito della battuta?
Le battute non si spiegano. Fanno ridere oppure no. E questo dev’essere. Ho visto che tutti stanno parlando di me da Selvaggia Lucarelli a Lorenzo Tosa, passando per Andrea Scanzi che mi ha definito: “la parte peggiore di Pio e Amedeo”.
E lei cosa pensa di Andrea Scanzi?
Penso che Pau dei Negrita, ai tempi, non gliene abbia date abbastanza.
Di Selvaggia Lucarelli, invece? Non è la prima volta che vi scontrate...
Di Selvaggia dico che l'amore non è bello se non è litigarello.
La Lucarelli sostiene, via Instagram, che "il cerchio si chiude sempre". Sente che il suo cerchio si sia chiuso?
Mah, al massimo sento stringersi il cappio. Intorno all'informazione italiana se si ritrova "costretta" a parlare così tanto di quanto sia stronzo Pietro Diomede.
Come si spiega queste reazioni?
Non me le spiego. Ho scritto di molto “peggio”, se è per questo e tanto ho ancora da dire: ho già pronte una serie di battute per quando tornerò libero di postare su Facebook. Per adesso, ho quattro profili: tutti bloccati. Comunque credo che tutti i particolari morbosi e davvero rivoltanti con cui la stampa italiana sta riportando la notizia della morte di Carol, sia la parte peggiore. Se proprio dobbiamo etichettare una “parte peggiore”. Credo anche che se fosse morto un attore hard, mettiamo caso - facendo le corna - Rocco Siffredi, allo stesso modo ovvero fatto a pezzi, nessuno avrebbe avuto nulla da eccepire se avessi scritto: “Ah, ma come? L’hanno riconosciuto dai tatuaggi e non dal cazzo?”. Tutto il resto, ovvero quello che si sta scatenando su Twitter in queste ore, è pura ipocrisia.
Ipocrisia o no, lei ha perso una serata - sia pure di poco conto - e in genere molti comici hanno preso l’abitudine di scusarsi per battute postate sui social che ricevono un’accoglienza negativa. Le cito Michela Giraud, per esempio, che cancellò, chiedendo poi perdono, il tweet in cui paragonava Demi Lovato al Mago Otelma per via del pronome “loro”...
Eh, grazie al cazzo. Quando cancellò quel tweet, scusandosi, aveva in promozione un film a tematiche LGBTQ+ in uscita su Prime Video, ha dovuto scusarsi per forza! A parer mio non certo perché si dolesse profondamente di quella battuta…
Lei si duole della sua?
No. Né di quella su Carol né di tutte le altre che trovate e troverete sempre sui miei profili (finché non li bannano, ma tanto poi torno). E a maggior ragione, l’idea di scusarmi non mi è passata neanche per l’anticamera del cervello. Non lo farò mai.
Trova sbagliato che i comici lo facciano?
Questo è affar loro. Trovo sbagliato, sicuramente, che molti comici che consideravo amici oggi mi attacchino e prendano le distanze da me via social…
Qualche nome?
Non posso farlo. Anche perché, da gran coraggiosi, non mi citano espressamente nei loro tweet e post. Ma il riferimento è chiaro. Dopotutto, li capisco: ognuno di noi deve arrivare alla fine del mese come può.
E lei come ci arriva? Con le battute che mette sui social?
Ma va! Io nella vita sono un impiegato fantozziano, quello è il mio lavoro. Per il resto, sono solo un cazzaro che si diverte a fare battute.
Ma se il pubblico le dimostra di non divertirsi, per usare un eufemismo, non pensa che dovrebbe cambiare strada?
Io posto quello che fa ridere a me: il mio metro di giudizio, prima di pubblicare una cazzata che mi viene in mente, è: “Questa cosa è perseguibile penalmente?”, se la risposta è “no”, la posto. Il resto non mi interessa.
Punta a prendersi un cartone in faccia da Will Smith?
Ma magari! (ride, ndr)
Cosa pensa di quell’episodio?
Guardi, ci ho pure twittato sopra come hanno fatto tutti. Ma, battute a parte, penso che entrambi, sia Will Smith che Chris Rock, si siano comportati da tamarri di periferia. Dando, tra l’altro, un bell’assist ai razzisti americani. Quei due, così facendo, hanno alimentato lo stereotipo che già purtroppo esiste e che negli Stati Uniti è duro a morire.
Lei non crede di essere un tamarro di periferia, considerato quello che posta sui social?
Io sono un tamarro di periferia. Però me lo posso permettere: mica sono Will Smith.
Per lei Will Smith, dunque, non è l’eroe romantico che ha difeso l’onore della propria donna - sì è letto anche questo negli ultimi giorni?
Ma le pare? La cosa che mi fa più sorridere di questo episodio è che chiunque abbia riportato la notizia, abbia parlato di Jada Pinkett chiamandola “la moglie di Will Smith”. Poi dicono che sia un problema scherzarci su perché è una donna e ha una malattia. Ok, ma intanto almeno cominciate a chiamarla per nome.
Per lei è lecito scherzare sulle malattie?
Per me è lecito scherzare su qualunque cosa. Basta che faccia ridere. Poi ci terrei a dire che Jada Pinkett ha l’alopecia, mica un cancro. Sono stati in molti a fraintendere la cosa. Comunque, avrei scherzato anche sul cancro. Mi piacciono le battute sulla morte.
Che le piacciono l’abbiamo notato. Sa dirmi come mai?
La morte fa parte della vita di ognuno di noi, non vedo perché debba necessariamente essere un argomento tabù. Poi, soprattutto, fa parte della mia vita.
In che senso?
Nel senso che ho visto morire tutta la mia famiglia, madre, padre e sorella nel giro di pochissimi anni. Per cancro. Sì, come la moglie di Giallini che ho citato in un post preso d’assalto dal Tribunale di Twitter. Io quella battuta la farei davvero sul palco dei David dei Donatello. Perché a me fa ridere. E pensare che, prima che la mia famiglia andasse all’altro mondo, ero un musone, non scherzavo mai. Dopo, ho cominciato a fare battute. Credo sia stato il mio modo per esorcizzare quanto successo.
Me lo sta dicendo per giustificarsi?
Assolutamente no. Non penso di avere il patentino sulle battute riguardo alla morte solo perché mi è morta la famiglia, non sono mica uno di Twitter! L’unica cosa che mi infastidisce è che la morte dell’ultimo famigliare che mi era rimasto, mia sorella, risale al 2006, quando i social ancora non avevano il peso che hanno ora: pensi quanti like mi sono perso!
Però almeno non ha dovuto “ereditare” profili social da gestire. Tre sarebbero stati un bel po’ di lavoro…
Cazzo, sì. Alla fine, ho avuto culo.