Mentre la specie umana è ancora alle prese con il coronavirus, Louis Ck, quello che fino al 2017 era il comico più osannato al mondo, sta ancora tentando di uscire dall’isolamento impostogli dal virus degli eccessi del MeToo. Ci prova con “Sorry”, spettacolo messo in vendita sul suo sito (non avendo alternative, anche se lo faceva anche quando di alternative ne aveva) e registrato ad agosto in una location finalmente di nuovo alla sua altezza, il Madison Square Garden, anche se nel “secondario” Hulu Theater.
Dopo che il New York Times ha “svelato” che anni prima si era toccato davanti a (o al telefono con) donne a quanto risulta allora consenzienti ma poi pentitesi, Louis Ck ha perso milioni di dollari, la sua serie tv, il suo film, il suo rapporto con Netflix, le date negli stadi, il saluto di sua figlia, la nomea di genio pluripremiato nel suo campo. Cancellato negli Usa (dov’era idolo assoluto), è ripartito dall'Europa (anche dall’Italia, il che indica quanto male fosse messo) e poi in tono minore ha ricominciato anche negli Stati Uniti.
Nel 2020 è tornato con “Sincerely”, lanciato in sordina e tra le polemiche (ripetute anche con “Sorry”) di chi lo voleva cancellato per sempre: il fatto è che è stato cancellato, ma si possono far sparire gli show, i contratti e la reputazione, non si possono cancellare il talento e il pubblico, che Louis Ck riesce autonomamente a calamitare nonostante sia stato tagliato fuori da tutto e tutti. E in “Sincerely” come al solito ha parlato senza filtri, come sempre anche delle sue debolezze (ovviamente anche sessuali). In tutti i precedenti show aveva portato palesemente in scena il suo essere un masturbatore seriale. Per tutti era il migliore. Poi è venuto fuori che masturbatore seriale lo era davvero. E per molti è diventato un mostro. “Ora – le sue parole sul palco durante il suo precedente special – tutti conoscono la mia «cosa». Anche Obama. Ma tutti hanno una debolezza. Siete fortunati che non conoscano la vostra”. Con un avvertimento: “Prima di toccarti davanti a una donna, chiedile se puoi farlo. Se ti dice di sì, chiedile se è sicura. Se ti dice che è sicura, non farlo comunque”. Perché è questo che pare essere diventato, il mondo, dopo gli eccessi del MeToo.
E pensare che in un’accorata lettera dopo quelle accuse Louis aveva riconosciuto le proprie responsabilità nell’aver tratto vantaggio dal suo essere più influente delle proprie consenzienti “vittime”. Si era detto pieno di rimorso, aveva detto che non si sarebbe perdonato di aver fatto del male a qualcuno, aveva detto che aveva imparato. Come al solito, non era bastato, perché alle orde benpensanti non basta mai nulla e anzi più sentono l’odore del pentimento più attaccano: gli hanno rimproverato di non aver scritto esplicitamente la parola “scusa” e dunque gli hanno negato il ritorno in società (perché ovviamente secondo costoro spetta a loro decidere, e purtroppo le maggiori piattaforme e case di produzione per paura di ripercussioni assecondano questa brama di annientamento). Ora “Sorry” Louis Ck l’ha scritto a caratteri cubitali sul palco dell’Hulu Theater. Ma beffardamente, durante lo spettacolo sorry non lo dice mai, se non quando chiede ironicamente scusa indicando la scritta dopo aver detto che l’11 settembre è stato una bufala. E, tanto per gradire, comincia lo special con dieci minuti sulla pedofilia (“Ci sarà sempre e non si fa niente per contrastarla. Perché nessuno lavora su sex doll realistiche di bambini? Ah, sono di cattivo gusto? Allora lasciate che continuino a scoparsi i vostri figli”).
Louis poi dice che la pandemia ha dato a tutti un assaggio di ciò che è stata la sua vita da reietto negli ultimi anni: non poter lavorare, non poter uscire, non poter far vedere la sua faccia, dover lavare la verdura (per farci sesso, ma non nel modo che pensate voi). E la pandemia ha dimostrato che tutto sommato non siamo così diversi da quegli animali che attraversano la strada incuranti della possibilità di essere investiti: “In tutto il mondo hanno detto «se uscite di casa senza motivo, moriranno a milioni», e moltissimi di noi hanno detto «ok, io esco. Esco adesso ed esco molto». E sono morti a milioni”. Ma per Louis tutto sommato non è grave: “A morire sono state principalmente delle vecchie signori morenti, che stavano morendo e con il Covid hanno finito di morire. Ma di vecchie signore ne produciamo di continuo e presto ne arriveranno di nuove”. Louis prende di mira chi conta ossessivamente i morti e i contagi quotidiani e che poi dice “non è male” quando anziché tremila persone (l’unità di misura di “un 11 settembre”) ne muoiono millecinquecento (“è come se l’11 settembre dopo la caduta della prima torre avessimo detto «non è andata poi così male»”).
Quindi parla delle discriminazioni sulle discriminazioni. “Ci sono quelli che combattono le discriminazioni. Ma non tutte, solo alcune, il che è una peculiare forma di discriminazione”. Per Louis i veri discriminati sono i brutti e i grassi e a nessuno importa di loro: “Ci sono miliardi di grassi e 38 trans in questo Paese. Se sei trans e hai bisogno di un bagno tuo perché sei a disagio modifichiamo tutti i bagni, ma sei una donna grassa e hai bisogno di una risonanza magnetica te ne vai allo zoo, stronza cicciona. Vai allo zoo”.
Poi passa alle adozioni di bambini cinesi da parte di coppie di Hollywood che poi lasciano il bambino cinese alla tata giamaicana mentre vanno ai cocktail party. Dopodiché demolisce la scrittura dell’acclamato film Good Will Hunting.
C’è solo un passaggio che lo fa titubare: quando racconta di un’esperienza al supermercato con una nera con una banana, argomento scivolosissimo di questi tempi. Promette che tutto andrà bene (imita un ebreo, ma dice che non imiterà la donna nera, “perché non ho paura degli ebrei, non credo facciano paura, a meno di non essere in Palestina, dove dicono «gli ebrei ci uccidono!» e noi «davvero? Gli ebrei? Gli sbattacchiamo ovunque da anni»”), ma poi non resiste e la imita (“ma solo per correttezza nei confronti degli ebrei. Dio abbia pietà di me. Ma non preoccupatevi, sono vecchio. Me ne andrò molto presto”). Sulla vecchiaia dice che lo preoccupa solo perché ha paura di perdere la memoria: “Be’, alcune cose vorrei dimenticarmele, ma non funziona così…” Ma la buona notizia è che anche i coglioni di oggi un giorno moriranno, mentre i vecchi dovrebbero sbrigarsi a togliere il disturbo: “«Oggi tutto nel mondo è pazzesco». No, le cose funzionano bene, levati dalle palle. Pensi che sistemeranno le cose a uso e consumo tuo che starai al mondo solo per altri dieci minuti?”
Poi si avventura nel campo del gender fluid e dei gay: bello, riconosce Louis, non avere più quella rigidità che ti imponeva di dichiarare a 8 anni il tuo amore incondizionato per la vagina (senza averne mai vista né annusata una) e contemporaneamente il tuo odio assoluto per l’uccello. Cambiate anche le caratterizzazioni dei ruoli: “Negli anni Settanta tutti i gay sembravano stanchi. Adesso devi stare attento a come ti muovi con un gay. Sono tutti atleti. Sono cazzutissimi. Sono miliardari. Possiedono Apple. Sono nella Marina. Ci sono cowboy, indiani e operai (il pubblico ride perché il riferimento è ai Village People, ndr). I gay sono veri uomini, sono dei duri. Sono padri, sono mariti, sono uomini. Gli uomini eterosessuali, invece, sono froci. Non so come sia potuto succedere, ma sono froci del cazzo. Sono intelligenti ed evoluti, ma sono dei finocchi, con le braghe corte del pigiama, pallidi, quasi blu. «Mia moglie ha ottenuto una promozione». Buon per te, frocio, sono contento per te. Quando vedo coppie progressiste mi viene da fermare la donna e dire «Ma questo qui ti arrapa? È sexy per te? Mentre svapa fragranze alla fragola?». Lei dice «È molto intelligente e coscienzioso». Ma te la fa bagnare? «Oh no, cazzo, è un finocchio. Ma lo amo»”.
Louis dà comunque il benvenuto anche agli eterosessuali finocchieschi e a tutti gli altri, seppur con una postilla: “Dovremmo avere tutto lo spettro delle identità. Tutto l’alfabeto. Ma qualcuno deve pensare anche a scopare. Finché non scoprono qualcos’altro, è così che si viene al mondo: qualcuno deve avere un cazzo duro e scopare una fica. Tutti i trans e tutti i gay sono nati da due noiosi eterosessuali che scopavano. Con un cazzo vero, originale, non una fica rivoltata all’esterno in un involtino di carne, che comunque va benissimo, è una cosa bellissima. Bisogna rispettarlo. C’è chi vuole così tanto essere sé stesso che si strappa via le palle. Ci vogliono i coglioni per farlo. Massimo rispetto. Ma qualcuno deve avere un cazzo originale con i numeri di serie che combaciano e scopare una fica bagnata di allevamento”.
Poi Ck se ne va, sulle note di Bob Dylan, chiedendo al pubblico, con uno studiatissimo e un po’ goffo lip-sync, “How does it feel?” Sorry, MeToo: not sorry. Che sia tornato Louis non ci dispiace manco per il cactus.