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Ehi, politicamente corretti, Dave Chappelle ha un nuovo monologo per voi. Altro che Pio e Amedeo

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

16 ottobre 2021

Ehi, politicamente corretti, Dave Chappelle ha un nuovo monologo per voi. Altro che Pio e Amedeo
Nel suo ultimo special su Netflix, “The Closer”, Dave Chappelle, uno dei comici più quotati al mondo, dice cose che farebbero cancellare quasi chiunque altro. Altro che Pio e Amedeo. Le reazioni, prevedibili e previste, ci sono state, in particolare dalla comunità trans. Lui se ne frega, perché “Twitter non è un posto reale”, anche se dopo essere stata massacrata sul web per aver difeso Chappelle dalle accuse di transfobia una comica transgender si è buttata da un palazzo (“chi è il vero bullo?”, è la domanda che resta). Dave è buono e figo quando in “8:46” parla della morte di George Floyd, mentre è cattivo e va eliminato quando si dice dalla parte di Jk Rowling (non precisamente Adolf Hitler), convinta che il sesso biologico sia una cosa reale e non “un costrutto”. Gran parte del monologo è incentrato sugli Lgbtq: partendo dal caso del rapper DaBaby, sopravvissuto mediaticamente al coinvolgimento in una sparatoria mortale ma finito in grossi guai per aver fatto commenti omofobici, Chappelle sottolinea che “puoi sparare e uccidere un ne*ro, ma è meglio non ferire i sentimenti di una persona gay. Ed è proprio questa la disparità di cui desidero discutere”

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Pochi possono permettersi di dire quello che pensano (nonostante di solito sia quello che pensano quasi tutti) senza aver paura delle conseguenze: principalmente i piuttosto ricorrenti pazzi che vivono sotto ai ponti e gli assai più rari comici di successo mondiale come Dave Chappelle. Nel suo ultimo special su Netflix (ultimo sia in ordine di tempo che ultimo di un ciclo di sei, chiamato non a caso The Closer), Chappelle dice cose che farebbero “cancellare” quasi chiunque altro e che in uno Paese in cui fosse in vigore il (naufragato?) Ddl Zan gli costerebbero probabilmente l’ergastolo. Altro che Pio e Amedeo che dalle nostre parti “osano” con il “negro” e con il “frocio”. Per Dave quelli sono intercalari.

Le reazioni, prevedibili e previste, ci sono state, in particolare dalla platea trans, con la quale il comico sta tenendo un’indiretta corrispondenza mediatica di non amorosissimi sensi ormai da qualche anno. Le reazioni sono arrivate e lui? Lui se ne frega. Perché “Twitter non è un posto reale”. Certo, essere diventati famosi prima dell’epoca del politicamente corretto e avere un contratto multimilionario con Netflix (che in virtù delle visualizzazioni che genera sta dalla sua parte) aiuta a fregarsene. È un po’ difficile farlo quando si è pesci più piccoli o persone ordinarie come la comica principiante trans Daphne Dwarman, buttatasi giù da un palazzo dopo essere stata massacrata sul web per aver difeso Chappelle dalle accuse di transfobia, come racconta Dave nella parte finale dello spettacolo.

Chappelle, che già dopo i precedenti monologhi era stato preso di mira dai benpensanti organizzati (anche in quel caso fregandosene, anzi, ricavandoci di volta in volta un nuovo monologo), ne ha per tutti (preti pedofili, ebrei colonizzatori di terre altrui, asiatici importatori del coronavirus, femministe, bianchi, neri) ma, come fa notare, c’è chi ha o crede di avere diritto di avere più tutele di altri. Il comico non fa mistero di riferirsi alla comunità LBGTQ, la “gente dell’alfabeto”, come l’aveva definita nel 2019 in Stick & Stones.

Chappelle è buono e figo quando in 8:46 parla della morte di George Floyd, mentre è cattivo e va eliminato quando si dice dalla parte di Jk Rowling (avessi detto Adolf Hitler), ahilei convinta che il sesso biologico sia una cosa reale e non “un costrutto”.

La comunità trans si è “arrabbiata di brutto”, dice: “Hanno iniziato a chiamarla Terf. Non sapevo nemmeno che cazzo fosse. Ma so che le persone trans inventano parole per vincere le discussioni”. Chappelle ha cercato Terf, ha scoperto per cosa sta (femminista radicale trans-escludente) e quindi ha deciso di essere nel “Team Terf”. Per Dave le Terf sono un gruppo di donne che “guardano le donne trans nel modo in cui noi neri potremmo guardare la blackface. Le offende, della serie «uh, questa stronza sta facendo la mia imitazione»”.

Il comico si trova a dover rivendicare come il sesso biologico sia una cosa oggettiva: “Il genere è un dato di fatto, questo è un dato di fatto. Ogni essere umano in questa stanza, ogni essere umano sulla Terra, ha dovuto passare attraverso le gambe di una donna per essere sulla Terra. Questo. È. Un fatto”. Il pubblico applaude. Applaude alla parola “donna” (incredibilmente, ormai, controversa e “offensiva” pure quella, tanto che dalla psicopatia woke angloamericana si sta diffondendo l’uso di “persona che mestrua” e di “corpo con vagina”). Applaude a una realtà sempre più minacciata, quella sì, da costrutti ideologici. Ha detto la verità, quando dire (e ormai anche solo pensare) la verità è sempre più un’eresia.

Chappelle scherza sul fatto che la trans Caitlyn Jenner (“persona meravigliosa”) abbia ricevuto il premio di “Donna dell’anno”: “È stata eletta nel suo primo anno da donna... Vi ha battute tutte. E senza mai avere avuto il ciclo. Vi pare poco? Se fossi una donna sarei incazzatissimo. Se fossi ai Bet Awards, seduto lì e loro dicessero «E il vincitore per il negro dell’anno è... Eminem»”. 

E poi: “Non lo dico per dire che le donne trans non sono donne. […] Non sto dicendo che non sia figa, ma […] Ha il sapore di figa ma non è proprio così, vero? Non è sangue, è succo di barbabietola. Oh, sono nei guai adesso”.

Dave parla quindi del rapper DaBaby, sopravvissuto mediaticamente al coinvolgimento in una sparatoria con esito mortale in un Walmart nel 2018 ma “cancellato” per aver fatto commenti omofobici nel 2021 (“ha colpito la comunità Lgbtq proprio nell’Aids”, dice Chappelle richiamando il punto dell’uscita incriminata): “DaBaby una volta ha sparato a un negro e l’ha ucciso, al Walmart. È vero, cercate su Google. DaBaby ha sparato e ucciso un amico da Walmart, nella Carolina del Nord. Non è successo niente di male alla sua carriera. Nel nostro Paese puoi sparare e uccidere un negro ma è meglio non ferire i sentimenti di una persona gay. Ed è proprio questa la disparità di cui desidero discutere”.

Uno spezzone rilanciato da 50 Cent.

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Chappelle dice di non odiare i gay, ma di esserne geloso: “Non sono l’unico nero a sentirsi così. Noi neri guardiamo alla comunità gay e diciamo «Dannazione! Guarda come sta andando bene quel movimento». Noi siamo rimasti intrappolati in questa situazione per centinaia di anni. E loro come cazzo stanno facendo questo tipo di progressi? Non posso fare a meno di pensare che se gli schiavi avessero avuto l’olio per bambini e gli hot pants… […] Non odio per niente i gay, li rispetto da morire. Beh, non tutti. Non sono così affezionato a questi nuovi gay. Troppo sensibili, troppo fragili. Quelli non sono i gay con cui sono cresciuto, mi mancano i gay della vecchia scuola. […] Quelli del glory hole. Questi nuovi gay non sanno nemmeno cosa sia il glory hole. Io rispetto quella roba. C’è molto coraggio da entrambi i lati di quel buco”. E via con Martin Luther King che dopo aver esaltato la lozione idratante arringa la folla sull’ecumenicità del buco in cui si infila il pene sperando per il meglio: “Non mi interessa se laggiù ci sono labbra nere o labbra bianche: una bocca è una bocca. Una bocca calda e bagnata”.

Sulle lesbiche: “Circa sei anni fa, c'è stata una donna lesbica che ha cercato di vendere una storia su di me a Tmz. Questa donna ha affermato che l'ho picchiata in un night club perché era lesbica. È pazzesco. Stronza, non sapevo nemmeno che fossi una donna”

Sulle femministe: “Webster’s definisce una femminista come un essere umano, non una donna, un essere umano, che crede nella parità di diritti per le donne. Sono rimasto scioccato, perché con quella definizione vuol dire che anch’io sono un femminista. E io che per tutti questi anni ho pensato che femminista significasse lesbica sciatta”.

Sul MeToo: “Penso che per avere successo il movimento femminista debba avere... un leader maschio. Lo farò. Lo farò. Donne, vi condurrò alla terra promessa. Farò in modo che riceviate la stessa paga per lo stesso lavoro. Mi assicurerò che nessuno vi molesti o vi scopi sul lavoro. Proteggerò tutti i vostri interessi. E tutto ciò che chiedo in cambio... è che mi succhiate il cazzo”.

Sul confronto con una trans: “L’ho chiamata stronza per non farle perdere la copertura. […] Continuava a dire «La mia gente, la mia gente». Le ho detto «Cosa intendi per la mia gente? Siete stati portati via in massa dalla Transilvania e portati qui come schiavi?»”

Chappelle, dalla posizione oggettivamente privilegiata di gigante della comicità virtualmente incancellabile, ci mostra come affrontare le sparute ma rumorose e moleste orde dei benpensanti e degli attivisti che pensano bene di chiedere la tua testa se dici qualcosa che a loro non piace: mai assecondare, mai chiedere scusa, perché i nuovi censori non aspettano altro per rilanciare. Quindi? Fregarsene. Andare avanti. E a ben guardare le reazioni a The Closer stanno confermando la tesi di Dave: i primi e veri intolleranti sono quelli che accusano di intolleranza, coloro che sulla base della loro soggettiva suscettibilità pretendono oggettivamente che i tuoi capi ti licenzino e che tu sia fatto sparire dalla sfera pubblica. Chi è il vero bullo? Il “comico transfobico Dave Chappelle” o gli attivisti che hanno massacrato la comica trans che si era dichiarata dalla parte di Dave e che poi si è suicidata?

Chappelle è stato accusato tra l’altro di “punching down”, ossia di prendersela con i più deboli. Del resto è uno ricco e famoso che se la prende con una minoranza, o no? No, o non solo, perché Dave è anche e soprattutto un comico coraggioso che se la prende con la potentissima elite del politicamente corretto, rifiutandosi di scendere a compromessi che gli farebbero avere una vita più tranquilla e non meno agiata pur di dire quello che sente di dover dire.

E fa l’esempio di Kevin Hart, altro comico famosissimo e ricchissimo, fatto fuori dalla conduzione degli Oscar per dei vecchi tweet ritenuti omofobi. Chappelle parla dunque a nome della comunità dei comici: “È finita. LBGTQ, LMNOPQYZ, è finita. Non farò più una battuta su di te finché non saremo sicuri che stiamo ridendo assieme. Non ne parlerò più. Tutto quello che chiedo alla tua comunità, con tutta l'umiltà, è: puoi per favore smetterla di prendertela (punching down) con la mia gente?” 

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