La domanda continua a restare questa: ma è tutto un gioco di potere? In Commissione d’inchiesta, che indaga sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, è stato ascoltato l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Un’audizione che arriva dopo, anche, le dichiarazioni dell’ex magistrato Giancarlo Capaldo, che si è occupato a lungo del caso della quindicenne cittadina vaticana, magistrato che ha raccontato più di una volta di quando incontrò il capo e il vicecapo della Gendarmeria Domenico Giani e Costanzo Alessandrini, che gli chiesero collaborazione nell’aprire la tomba di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, sepolto proprio nella chiesa da dove scomparve Emanuela. Il motivo? Togliere la Santa Sede dall’imbarazzo di aver fatto seppellire un criminale all’interno di una Basilica. Ma non andò così. Al centro di tutto l’audio di una telefonata tra la moglie di De Pedis e Monsignor Vergari, al tempo rettore della Basilica di Sant’Apollinare: “Possiamo stare tranquilli, è arrivato il Procuratore nostro, ci penserà lui a far tacere Pietro Orlandi (fratello di Emanuela ndr) che sta facendo un casino, ha già cacciato Capaldo e messo i suoi. Poi ha assicurato ai miei avvocati che archivia tutto”. Un’intercettazione avvenuta proprio a seguito della pubblica scoperta della sepoltura di De Pedis. Assurdo ma vero, considerando che nemmeno le figure ecclesiastiche di maggior rilievo riescono ad ottenere un trattamento simile una volta morti. La telefonata generò l’ipotesi di un legame tra Stato Vaticano, Stato italiano e Mafia. Giuseppe Pignatone aprì la tomba di De Pedis, archiviò l’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e alla fine del suo mandato come Procuratore di Roma fu "promosso" a presidente del tribunale Vaticano.
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Questo, invece, il racconto fatto da Pignatone in Commissione: “Nel mio incarico da Procuratore non fui mai informato degli incontri avuti da Capaldo con Giani e Alessandrini. Avvennero prima che arrivassi a Roma, ma non sono stato informato neanche dopo. Evidentemente Capaldo volle tenermi all'oscuro di questi contatti qualsiasi fossero i contenuti. Capaldo dice di non avermi detto niente degli incontri perché io non glielo avevo mai chiesto". E su Enrico De Pedis: “Sulla tomba a Sant'Apollinare ho avuto risposte soltanto dopo più di un mese, a fronte di una continua insistenza degli organi di informazione. Chiesi informazioni in proposito: se ci fosse un motivo per non fare questa verifica. Capaldo mi disse che secondo lui era inutile, ma non vi erano ostacoli alla riapertura. Così ho invitato i miei colleghi a rivalutare la situazione: a mio avviso era positivo fare chiarezza”. E sull’intercettazione telefonica: “Parlavano di un procuratore nuovo, non nostro. Nelle intercettazioni fra i due io vengo chiamato come Pignatone e in sette occasioni come procuratore nuovo, perché ero arrivato da appena due mesi”. Pietro Orlandi, che da quasi quarantadue anni si batte per arrivare alla verità, ha così commentato l’audizione di Pignatone: “IIllazioni sulle intercettazioni? Quindi lui sta dicendo che l'ex capo della mobile Rizzi, ora capo dei servizi, ha confuso "nuovo" con "nostro"? E poi lui stesso però durante l'audizione dice che nell'intercettazione effettivamente la moglie di De Pedis dice "il procuratore nostro sta archiviando tutto", e questo è normale per lui? È normale per lui che agli avvocati dei De Pedis, prima ancora che venisse aperta la tomba, ha detto che avrebbe archiviato tutto? E lo so per certo fosse prima dell'apertura perché fu l'unica volta che andai da Pignatone e dentro il suo ufficio c'era l'avvocato dei De Pedis. Comunque aspettiamo le trascrizioni intere dell'audizione visto che a quanto mi dicono non ci sono state parti secretate”.
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