La Commissione bicamerale d'inchiesta che indaga sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ha convocato Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma, che dieci anni fa chiese l’archiviazione del caso della quindicenne cittadina vaticana scomparsa nel nulla per “mancanza di prove consistenti”. La sua audizione arriva dopo un lungo periodo di discussioni e incertezze. Noi di MOW abbiamo contattato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, con cui abbiamo commentato l’attesa convocazione di Pignatone: “Abbiamo appreso con soddisfazione della sua convocazione, che Pietro Orlandi chiedeva da tempo. L’augurio è che vengano chiariti alcuni fatti di rilievo che riguardano la vicenda Orlandi mentre il dottor Pignatone era a capo della procura di Roma. In primo luogo perché Carla Di Giovanni, intercettata al telefono mentre parlava con don Vergari, si riferiva a Pignatone come al “procuratore nostro”. In secondo luogo, che venga fatta chiarezza su quanto accaduto tra Pignatone e Capaldo (magistrato che lavorava al caso), anche in riferimento alle interlocuzioni di quest’ultimo con gli emissari vaticani, cioè il dottor Giani e il cavaliere Alessandrini (comandante e vice della Gendarmeria Vaticana). Infine ci aspettiamo che venga chiarito senza lasciare dubbi il motivo per cui la seconda inchiesta venne archiviata, nonostante alcuni fatti rilevanti di indagine avessero trovato riscontro”. E ancora: “Il dottor Pignatone non è certo un personaggio secondario in questa vicenda, anche considerato il fatto che, una volta lasciata la procura di Roma, è stato nominato da Papa Francesco Presidente del Tribunale Vaticano, incarico che ha lasciato solo lo scorso 31 dicembre”. A sollevare dubbi sul suo operato anche il sospetto di legami tra Pignatone e la Banda della Magliana, il gruppo criminale romano che più volte è tornato al centro delle indagini sulla scomparsa di Emanuela. La vicenda ha visto coinvolti anche esponenti della Chiesa, tra cui proprio monsignor Pietro Vergari, che in una conversazione con la vedova di Enrico “Renatino” De Pedis – boss della Banda – che avrebbe usato l’espressione “procuratore nostro” riferendosi a Pignatone, accendendo ancora di più i sospetti. La decisione di Pignatone di archiviare le indagini nel 2014 fu motivata dalla mancanza di prove concrete. Era davvero questa l’unica ragione? La storia di Emanuela Orlandi è legata a un intreccio tra crimine, politica e Vaticano, un mix che ha alimentato teorie e sospetti per ben quarantadue anni.
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Infatti una delle piste più discusse, e che trova diversi appigli tutti comunque ancora da verificare, è quella che lega la scomparsa della ragazza alla Banda della Magliana. Fu Sabrina Minardi, ex compagna di De Pedis, a rivelare per la prima volta nel 2006 che Emanuela sarebbe stata rapita dal criminale su richiesta di figure religiose. Secondo la testimonianza della Minardi, la ragazza fu nascosta in vari appartamenti, per poi essere riconsegnata proprio da lei vicino al Vaticano. Non solo la Banda della Magliana, ma anche la Chiesa ha avuto un ruolo controverso nella vicenda. Durante l’indagine si scoprì che Enrico De Pedis era stato sepolto nella Basilica di Sant'Apollinare, a Roma, come favore ricevuto dalla Chiesa per le sue azioni a favore di membri del clero. Un ruolo centrale nell’accordo di sepoltura lo avrebbe avuto il rettore della basilica, con il benestare del cardinale Ugo Poletti, vicario di Roma. Una sepoltura che ha portato a quella che è stata definita la “trattativa” tra lo Stato italiano, rappresentato dai magistrati Giancarlo Capaldo e Simona Maisto, e la Santa Sede, con il capo della gendarmeria vaticana Domenico Giani e il suo vice, Costanzo Alessandrini. La Commissione bicamerale, che indaga sul caso, ha ascoltato tutti i protagonisti coinvolti, ma ancora restano molti interrogativi. Da quando Pignatone assunse l'incarico a Roma, le indagini furono chiuse, con l'archiviazione degli indagati, tra cui membri della Banda della Magliana e altre figure ecclesiastiche. La decisione di archiviare il caso è stata contestata e, ora, con l’imminente audizione di Pignatone, la speranza di ottenere risposte concrete si fa più forte. Pignatone, una volta tolti i panni di Procuratore, ha assunto il ruolo di Presidente del Tribunale Vaticano. Le sue dimissioni, ufficialmente per raggiunti limiti di età, sono arrivate dopo il suo collegamento con ambienti mafiosi. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: “A quanto pare ci sono diversi tipi di benefattori della Chiesa. C’è chi viene ricompensato con una tumulazione in una Basilica e chi viene nominato presidente del Tribunale Vaticano.” L'indagine che ha coinvolto Pignatone negli ultimi mesi riguarda presunti legami con la Mafia negli anni Novanta, legata all’inchiesta sugli appalti e la Mafia, oltre al suo ruolo nelle indagini su Mafia Capitale. Le ombre sul suo operato continuano ad alimentare il mistero attorno al caso di Emanuela Orlandi...
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