Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, dopo il caos mediatico che ha accompagnato negli ultimi tempi la scomparsa di sua sorella, ha partecipato a Verissimo, trasmissione condotta da Silvia Toffanin in onda su Canale Cinque. Ha ripercorso con la conduttrice gli ultimi quarant’anni, vissuti totalmente all’insegna della ricerca della verità, che vede coinvolta tutta la sua famiglia: “Mio figlio, quando aveva nove anni, mi ha detto che quando non ci sarò più io continuerà lui a cercare la zia. Questo l’ho detto al Vaticano, per fargli capire che non ci sarà una fine senza di me. Ci sarà sempre qualcuno che cercherà Emanuela”. E nel ricordo della scomparsa di suo padre fa riferimento anche a Wojtyla, le due figure che per anni ha associato alla scomparsa di sua sorella: “Nel giro di un anno sono morte due persone, una positiva e una più negativa. Nel 2004 è morto mio padre e nel 2005 Wojtyla. Sono sempre stato convinto che Giovanni Paolo II sapesse che cosa era successo ad Emanuela. Lui sei mesi dopo la scomparsa venne a casa nostra e ci parlò di terrorismo internazionale, e ci disse che stava facendo tutto ciò che era umanamente possibile per arrivare a una soluzione positiva. Non l’ho mai trovata questa soluzione. In quel momento permise al silenzio e all’omertà di calare su questa vicenda. Ha mantenuto il silenzio fino alla fine, così come Ratzinger. Papa Francesco lo ha fatto per 11 anni”.
Il Vaticano pochi mesi fa ha aperto la prima inchiesta sulla scomparsa di Emanuela, che in poco tempo è riuscita trasformarsi in un teatrino mediatico che ha visto finire Pietro sul tavolo degli imputati: “Spero che da questa inchiesta ci sia la volontà di fare chiarezza. Forse hanno capito che il silenzio non è servito. Quarant’anni io non li dimentico. Questa inchiesta può portarci alla verità. Noi la chiediamo da anni la riapertura del caso, io l’ho presa come una cosa positiva perché qualche passo avanti lo deve fare. Quanto ci vorrà? Per me durerà pochissimo, perché dentro al Vaticano sanno perfettamente come sono andate le cose”. Un passato impossibile da dimenticare: “Anche se è brutto dirlo io la parola perdono l’ho cancellata dal mio vocabolario. Ne sono accadute talmente tante. Sono contento nel sentir dire il cardinal Parolin che bisogna fare chiarezza perché c’è una madre che soffre. Vorrei dirgli che questa madre soffre da quando aveva 53 anni, adesso ne ha 93. Nel corso di questi anni non c’è stato nessuno che si sia stracciato le vesti perché c’era una madre che soffriva. Una madre che mi chiede sempre di Emanuela, se sono riuscito a trovarla. Lei aspetta la bella notizia. Sono ottimista”. Alla fine, ha voluto mandare un messaggio a sua sorella: “La aspetto a casa, quando è scomparsa mi stava insegnando un pezzo di Chopin al pianoforte. Non sono mai riuscito a impararlo, aspetto che finisca di insegnarmelo lei”. Emanuela è stata privata della possibilità di scegliere del proprio futuro, un’ingiustizia che la sua famiglia non potrà mai dimenticare.