Emanuela Orlandi è scomparsa da quarant’anni, un arco di tempo esageratamente lungo, in cui è stato detto tutto e il contrario di tutto. Nelle ultime ore è trapelata una “nuova” ipotesi che vedrebbe direttamente coinvolto un membro della famiglia, Mario Meneguzzi, lo zio della quindicenne cittadina vaticana. L’accusa si baserebbe su delle molestie fatte dall’uomo a Natalina, sorella maggiore di Emanuela. Da qui il collegamento, al momento senza effettivi riscontri, con la sparizione della ragazza. Ipotesi subito rispedita al mittente da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: “Sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, che vergogna. Questa carognata non può passare così”. La famiglia Orlandi, insieme all’avvocatessa Laura Sgrò, ha indetto una conferenza stampa presso l’Associazione della Stampa Estera a Roma, a cui noi di MOW abbiamo partecipato. Queste le parole di Pietro Orlandi: “Mio zio quel giorno era con tutta la famiglia in vacanza, lontanissimo da Roma. Mio padre quando scomparve Emanuela lo chiamò subito per chiedergli aiuto. Di questa cosa già sapevano in Procura. Quindi mi domando come lavorino. Non vanno a vedere se hanno già delle carte agli atti che confermano questa cosa? Dal momento che la Procura al tempo ha chiuso questo lavoro con un nulla di fatto, perché adesso viene ritirata fuori? Questo fatto mi ha veramente mandato in bestia”.
Presente anche Natalina Orlandi: “Per prima cosa non esiste stupro, secondo è una cosa che risale al 1978. Mio zio ha fatto delle semplici avances verbali e un regalo, ma quando ha capito che non c’era nessun tipo di possibilità è finito tutto lì. Indubbiamente in un primo momento sono rimasta scossa e la prima cosa che ho fatto è stato parlarne con il mio fidanzato Andrea, che oggi è mio marito. Di questa cosa non sarei mai andata a parlare con mio padre, l’unica persona con cui mi sono confidata è stata il nostro padre spirituale. Ed è finito lì, questo è stato il grande rapporto che c’è stato con mio zio. Non c’è stato assolutamente altro". E ancora: “Bisogna stare attenti quando si parla anche alle virgole, perché sennò rischiamo l’inquisizione. Ho come l’impressione di dovermi giustificare. Ma scherziamo?". Laura Sgrò, legale della famiglia, non ha mancato di sottolineare che: “Chi vuole asserire che Mario Meneguzzi era lì quando è scomparsa Emanuela deve provarlo. Non si può prendere la vita delle persone, soprattutto se non ci sono più e non si possono difendere, e buttarle in macelleria".