Sono stati tempi di grande denuncia social. Era maggio scorso e, per una volta, l'Italia intera si interessava a qualcosa che esulasse da schwa e asterischi di sorta, per concentrarsi su una questione decisamente più pratica e impellente: gli affitti folli, horror e vampireschi che attanagliavano Milano. Simbolo della "protesta" la studentessa del Politecnico Ilaria Lamera che, ricorderete, si era appostata sotto a una tenda per giorni allo scopo di attirare l'attenzione sul problema. Un problema non solo suo, pendolare dalla provincia di Bergamo costretta a pagare 600 euro al mese per una stanza in città, ma di tutti. I media andarono a nozze con questa storia: Myrta Merlino, dalla prossima stagione tv alla conduzione di Pomeriggio Cinque al posto di Barbara d'Urso, arrivò ad aprire una puntata de L'Aria Che Tira (La7) dentro una tenda da campeggio, regalando un siparietto che i più giovani definerebbero almeno almeno "cringe". La questione caro affitti milanesi esplose come un bubbone ma, dopo qualche giorno, divenne, come sempre accade, notizia di ieri. Come stanno le cose oggi? Una foto, lanciata dalla content creator MangiaPregaSbatty, riapre le danze della querelle mostrando l'annuncio di una stanza, zona Porta Romana, proposta a 900 euro mensili. Con water e doccia privati, sì, ma nell'armadio.
Lo screen dell'annuncio è divenuto presto virale. Per il momento, non si sa quanto sia attendibile, potrebbe benissimo trattarsi di una nuova "Giuseppina la pendolare". Ma il punto non è questo. Il punto è che la situazione affitti a Milano continua a essere allarmante e nessuno sembra interessato a intervenire. Se anche tale annuncio fosse vero, non si tratterebbe di un caso isolato. Novecento euro possono essere benissimo richiesti, in media, per una stanza, pure in condivisione, e con l'abitabilità come Horcrux. Tramite privati, ma neanche con le agenzie di mezzo, non viene rispettato spesso e volentieri quel minimo sindacale che la legge impone come standard igienico-sanitario per far sì che una "casa", o una sua porzione, possa essere definita tale. E quindi venir piazzata sul mercato.
Si affittano sottotetti da nove metri quadri senza bidet (il bidet è talmente un bene di lusso nel capoluogo meneghino che, ove presente, viene scritto in maiuscolo all'interno dell'annuncio). I canoni mensili, per i monolocali come anche per le stanze, sono mannari e fuori da ogni logica. Con meno di 1200 euro, stipendio base di un qualunque impiegato, a Milano non si abita. Nemmeno nell'equivalente di una cella carceraria. Non è questione di zona, di centro, di élite. È questione che chi amministra questa città ha implicitamente deciso di cacciare via chi vi vuole risiedere per farla diventare un polo d'attrazione per turisti settimanali o al massimo mensili. Cinesi, russi, inglesi, arabi, americani e/o spagnoli potranno così viversi le varie week nel place to be. Mentre, chi a Milano o dintorni ci è nato o vuole studiare, si godrà le gioie di Vittuone. Bella roba.
Ora che gli studenti sono in vacanza, la follia degli affitti milanesi non viene più presa in considerazione dai media. Media che, trattando l'argomento in modo massivo nel maggio scorso, hanno per l'ennesima volta dimostrato di non essere in grado di riconoscere una notizia nemmeno se questa gli dovesse tirare un calcio rotante sulle gengive. Il problema degli affitti horror milanesi, infatti, non ha mai riguardato solo gli universitari e i loro poveri genitori. Il problema degli affitti horror milanesi riguarda tutti. A meno che non vogliamo considerare una generazione, quella dei 30-40enni totalmente cancellata perché, oramai, per loro, è andata così e non c'è più niente da fare.
Da fare ce ne sarebbe eccome. In primis, a rigor di legge, andare a tartassare tutte quelle agenzie immobiliari che si fanno da tramite per l'affitto di scantinati senza finestre o "loft" cosiddetti "C3", dunque non abitabili, senza avvisare il futuribile inquilino che, se ci casca, oltre a sborsare cifre da capogiro, potrebbe vedersi costretto all'evacuazione coatta dalla sera alla mattina in caso di controlli. Può un monolocale di 20 mq essere definito "grazioso loft su due livelli" (ma senza armadio)? No. Eppure, a Milano succede come regola, non a livello di bizzarra eccezione.
Nulla di tutto ciò è legale, nulla di tutto ciò è tollerabile, nulla di tutto ciò può e deve andare in vacanza. Davanti a tale sfacelo, c'è bisogno di una reazione più forte e incisiva rispetto a quella che si ottiene ora, ossia una pioggia di meme con scene dal film Il Ragazzo di Campagna. Se "Renato Pozzetto lo aveva previsto", ce ne frega molto poco. Perché noi lo stiamo vivendo. E non ci viene da ridere nemmeno un po'. Se il chiarissimo Beppe Sala, invece di concentrarsi sul proprio meraviglioso podcast quotidiano con cui dà il buongiorno ogni mattina, volesse mai dare ascolto alla città per davvero, magari farebbe meno aree verdi molto Instagram aesthetic e inizierebbe a preoccuparsi delle richieste reali, delle esigenze concrete dei "suoi" cittadini. "Abitare male, abitare in pochi" sarebbe davvero uno slogan di merda per il nostro "place to be", non trova, Signor Sindaco?