Ecco la "nuova" ipotesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi di cui non avevamo affatto bisogno: molestie maturate all’interno del contesto familiare. La Procura vaticana ha consegnato alla Procura di Roma documenti nella quale si teorizza il coinvolgimento dello zio della ragazza, Mario Meneguzzi, che all’inizio degli anni 80 avrebbe proposto ad una delle sorelle maggiori di Emanuela, Natalina, d’iniziare una relazione con lui. Di questa proposta c’è traccia in un verbale della stessa Natalina di fine agosto 1983, due mesi dopo la scomparsa di Emanuela. Ma da questo ad accusare l’uomo di molestie, fino addirittura ad incolparlo della sparizione della nipote ce ne passa. Per tentare di fare chiarezza in una vicenda sempre più intricata, noi di MOW abbiamo contattato Tommaso Nelli, autore di “Atto di dolore”, libro che percorre passo passo tutti gli aspetti connessi al caso della quindicenne cittadina vaticana, e che smentisce questo ennesimo castello di carte costruito, molto probabilmente, con l’unica volontà di depistare ancora una volta le indagini. Puntando sulla via più comoda, quella della famiglia stessa: “Lo zio, a Natalina, secondo quanto riporta il verbale, le fece delle avances, chiedendole se fosse stata disponibile a intraprendere una relazione, avances che lei rifiutò. Per quanto stigmatizzabile e inaccettabile, visto che siamo in un contesto parentale, una proposta non è una molestia. L’episodio poi risale ad alcuni anni prima del giorno della scomparsa di Emanuela, giorno in cui lo zio non era a Roma ma a Torano”. Circostanza confermata anche da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: “Mio zio quando Emanuela scomparve si trovava a 200 kilometri da Roma, in vacanza con la famiglia, quando mio padre lo chiamò”.
Di questa “proposta” si ha traccia da quarant’anni, ma arriva a scuotere l’opinione pubblica soltanto adesso. Una casualità? Per di più cade a ridosso dell’ennesimo episodio spiacevole che ha visto protagonista proprio Pietro Orlandi. Tutte e quattro le gomme della sua auto sono state squarciate da mano al momento ignota. Un avvertimento? Come se dopo aver attraversato il dolore per anni, e in tutte le sue sfaccettature, delle gomme bucate possano in qualche modo intimidirlo: “Inoltre, se fosse stato lo zio, morto da circa vent'anni, perché non dirlo in tutto questo tempo? Perché il Vaticano ha alzato un costante muro di silenzio sulla vicenda invece di collaborare con i nostri inquirenti? Perché questi non sarebbero riusciti a risolvere un caso così semplice visto il rapporto di prossimità tra la vittima e il presunto responsabile? E poi: dove sarebbe maturato l'accaduto? Il corpo dove sarebbe stato occultato? Penso che prima di parlare, occorrano sempre i riscontri. Sennò si fanno solo congetture buone per confezionare l'immancabile 'giallo' dell'estate”. E per la famiglia Orlandi sembrerebbe proprio che si stia prospettando una lunga estate crudele…