Come faccio a dirti che non mi piace. Era il 2010 quando su Youtube spuntò una canzone piena zeppa di parole mirate a descrivere, e soprattutto perculare, i ventenni dell'epoca: quelli che arrivavano al Magnolia "già vomitati" e andavano ai concertini nei sottoscala con "gli occhiali grossi da pentapartito" anche se il "cantante col chitarrino" gli faceva cagare "perché ci vuole un giudizio rotondo e completo". Migliaia di hipster che si prendevano molto sul serio, ne rimasero folgorati: Sono così indie fu la prima hit de Lo Stato Sociale, chiunque si celasse dietro quel nome dal suono pure politicamente impegnato qb. Ben lontano dalle radio e dal mainstream, anche perché l'indie al tempo era roba da circoli Arci, quel pezzo serpeggiava in tutte le playslist "giuste" tra un Pornobisogno del Management del Dolore Post Operatorio, qualche aneddoto calabro in musica di Brunori, Le Velleità dei Cani di Niccolò Contessa, il De Pedis degli Amor Fou e i latrati romantico-alcolici dell'Officina della Camomilla. Per i più sentimentali, ecco Dente a sussurrare da Fidenza che "L'amore non è bello". La concorrenza era agguerritissima, nonostante fosse stretta in una bolla infinitesimale. Non c'era spazio per tutti e infatti non ce n'è stato. Tra chi si è autosabotato, chi preferì farsi una famiglia e chi ancora si sta domandando come mai, alla fin fine, sia rimasto ai boxe, Lo Stato Sociale, di singolone in singolone, si consolidò come unica vera realtà della (ri)nascente musica indipendente italiana (per carità dell'Altissimo, non nominateci i The Giornalisti, che erano altro campionato) arrivando alle radio, perfino in seconda posizione al Festival di Sanremo, riempiendo i palazzetti. Ora, dunque, una domanda: come cazzo è possibile che oggi siano i Pinguini Tattici Nucleari, a fare San Siro?
I cinque "regaz" di Bologna, "capitanati" - non c'è un vero frontman, almeno sulla carta, da Lodo Guenzi, dimostrarono di avere se non voci straordinarie, quantomeno un buon numero di cartucce da sparare. Tanto è vero che oggi, ritrovandoci a dover raccontare sostanzialmente chi diavolo siano, sale una vertigine di malinconia che sicuro non è voglia di volare. Tuttora seguitissimi sui social, per carità, hanno appena annunciato il ritorno sulle scene con un nuovo disco che presenteranno in giro per l'Italia, nei club. A Milano, per esempio, ai Magazzini Generali. Questo in dolorosa concomitanza con l'annuncio della data a San Siro dei Pinguini Tattici Nucleari, ossia la sottomarca bergamasca del quintetto di "regaz" bolognesi. Stesso genere, medesimo romanticismo un tanto al chilo, molto meno impegno politico. Per chi c'era nel 2010, dà un fastidio epidermico trovarsi ad ascoltare un brano qualsiasi dei Pinguini: sia perché oramai fuori target rispetto al loro giovane pubblico di riferimento, che per vacuità dei contenuti. Quel che è certo è che non si vedeva una sparaflashata á la Men in Black di queste proporzioni da quando Marco Maccarini, vj di Mtv di lunghissimo corso che arrivò a condurre il Festivalbar con Michelle Hunziker per poi di fatto "sparire" dalla sera alla mattina all'apice della carriera televisiva, fu rimpiazzato dall'emergente Alessandro Cattelan. E tutti si fecero andare bene la cosa, come se gli anni di sovraesposizione quotidiana del vj torinese non fossero mai accaduti realmente. Ok.
Ovvio, si potrebbe anche dire chissenefrega ma i cortocircuiti e gli errori del Matrix sono sempre interessanti da indagare, in qualunque campo si manifestino. Inoltre, ai dischi de Lo Stato Sociale, almeno una generazione intera ha legato pezzi di vita, dalle nottate marce ai grandi amori dei vent'anni. E allora, adesso, alla vigilia dell'uscita di un nuovo progetto discografico che arriva dopo la bruttezza di cinque anni di silenzio, è ora di fare il punto. Della loro carriera. E della nostra delusione.
Tronfi del sold out, lo ricordiamo: ai Magazzini Generali di Milano, i "regaz" sono pronti a tornare ma questo comeback non può che dare alla vecchia guardia di fan più di un motivo di preoccupazione (nella speranza, ovvio, di essere smentiti). Dopo Amore, Lavoro e Altri Miti da Sfatare (2017) - non certo il miglior disco della band, la consacrazione: arrivarono secondi a Sanremo con Una vita in vacanza, scandalosamente battuti dal radioattivo duo Meta-Moro, mostro bicefalo dell'edizione con una canzone sulla pace nel mondo. Eh, vabbè. Un risultato comunque incredibile che, invece di aprire definitivamente le porte del mainstream al gruppo, portò quello stesso anno... a Lodo Guenzi giudice di X Factor in sostituzione di Asia Argento.
Un'esperienza terribile, per lui come per il pubblico a casa. Sbattuto in diretta subito alla fase dei live, ogni volta che veniva inquadrato il poro Lodo sgranava gli occhioni come un coniglio in autostrada davanti a un tir, pronto al frontale. Non era il suo. E, in effetti, nemmeno avrebbe dovuto esserlo. Criminale sin dall'inizio la scelta di proporsi per il ruolo, ma ancora peggiore quella di lasciarglielo fare. Ok, ma poi c'è stato il tour, i palazzetti, le ragazzine che si tatuavano sul cuore il testo di Niente di Speciale. Che problema c'è? Nessuno. A parte che, musicalmente, dopo il trionfo sanremese e la disavventura "talentuosa", Lo Stato Sociale sia andato sostanzialmente in letargo, così tanto in letargo da dare il tempo ai famelici Pinguini Tattici Nucleari di fargli le scarpe e pure l'intero guardaroba: se solo i "regaz" non si fossero addormentati, per così dire, la naturale prosecuzione della loro sfavillante parabola ascendente oggi troverebbe Lo Stato Sociale in cartellone a San Siro, non quegli altri. E cantare a squarciagola "Sono così indie", inno del Magnolia di Segrate, dalle tribune o dal parterre di uno Stadio sarebbe stato un orgasmo di massa per chi c'era dalla prima ora. Potrà ancora esserlo, c'è tempo. Però...
Però non butta bene. Visto che non siamo il suo commercialista, fa male vedere Lodo protagonista del cinepattone di Prime Video. Una roba tipo "Natale all'improvviso". Ah no, "Improvvisamente Natale, pardon. Altrettanto doloroso, assistere alla proliferazione dei suoi post Instagram alla rincorsa di Francesco Sole con frasi mielose, banali, da Baci Perugina andati a male. La svolta sentimentalistica c'è stata eccome, anche a livello discografico, ma "Ti ho sognata all'ufficio FS, cantavi in francese allo sportello reclami" è la punchline che apre il ritornello più strambo possibile per una canzone che, chissà come, è diventata una hit radiofonica (Niente di speciale, ndr). Vedere tutto questo potenziale di bizzarria creativa ridotto a "Ti va di innamorarti prima di Natale?" è quasi una bestemmia. O, quantomeno, fa bestemmiare. Forte.
Ci meritavamo di più? Sì. Regaz, vi si aspetta comunque come si aspettano i grandi amori dei vent'anni, quelli che non tornano mai. Il profondo imbarazzo da cui siamo pervasi da cinque lunghissimi anni, però, è un altro mito da sfatare. "Non siete Lester Bangs, non siete Carlo Emilio Gadda, si fa fatica a capire cosa scrivete e bontà di dio avete dei gusti di merda", cantavate in tempi non sospetti contro la critica musicale. Quando ancora, se non altro, davate qualcosa da criticare. Gusti di merda per gusti di merda, comunque, non abbiamo alcuna intenzione di accollarci l'era dei Pinguini. Anche se ve la meritate: lo spreco di talento genera mostri. Che, oggi, si prendono San Siro. Non siamo boomer, vogliamo solo ciò che è giusto: la restaurazione dei Turisti della Democrazia.