Di Pino Insegno si conoscono molte cose: faceva parte del quartetto comico de La premiata ditta, è uno dei doppiatori italiani più bravi e richiesti, ha condotto tanti programmi televisivi per famiglie, era sposato con la conduttrice Roberta Lanfranchi, ha un fratello attore ex insegnate della scuola di Amici di Maria de Filippi ed ha quattro figli. Tutto perfetto e nella norma, mai un gossip becero o una sbavatura nel percorso artistico, si è sempre presentato al pubblico con sorriso, simpatia, verve e professionalità, ma è di centrodestra e questo per alcuni (stupidi) è imperdonabile, soprattutto in Rai. Alberto Matano non era vicino a Vincenzo Spadafora? Flavio Insinna non salta mai sul carro del vincitore politico? Milo Infante non è vicino alla Lega? Anna Falchi non era allineata a Forza Italia? I conduttori di Rai3 non sono tutti in quota Pd o Movimento 5 Stelle? Eppure sono dei serissimi professionisti, checché in quote politiche diverse, su cui nessuno ha proferito parola; o comunque molto poche, sia su giornali, blog o nei corridoi di Viale Mazzini, Saxa Rubra o Via Asiago.
Pino Insegno non è un personaggio che ha bisogno di risorgere, come tanti altri; lo sentiamo come doppiatore al cinema o nelle pubblicità ogni giorno, è un conduttore che è entrato nel cuore degli italiani grazie alla semplicità e ad un appeal sempre positivo, un padre di cui i figli non si sono mai lamentati, un ex marito che ha speso sempre parole meravigliose per la donna che ha amato e lo fa ora con la metà che ha al fianco. Quello di Pino Insegno è un curriculum fatto di gavetta, serietà e su cui nessuno può sentenziare sotto il profilo professionale, finanche morale. Se chi guiderà la Rai nei prossimi anni deciderà di averlo in scuderia, farà una scelta sensata per tutti i motivi di cui sopra. Insegno ha condotto programmi per bambini, per famiglie, si è messo in gioco con i quiz, ha fatto ospitate sempre mirate all’allegria, alla spensieratezza e al puro intrattenimento; appartiene a quella televisione non urlata o esagitata, che ha il solo scopo di rendere felici, tranquillizzare e dare positività a chi al di là del piccolo schermo. In questi tempi, di artisti così, ce n’è tanto bisogno. La sinistra, negli ultimi dieci anni, nella tv di Stato si è presa tutto il prendibile, sotto l’aspetto manageriale e artistico, facendo a volte bene, altre male; come per i governi, anche in Rai l’alternanza è giusta e sacrosanta per cambiare volti e situazioni incancrenite.
In questo contesto, Pino Insegno, come altri volti di centrodestra che negli ultimi anni sono stati messi da parte, meritano di lavorare su progetti validi, con continuità e senza il rischio che qualcuno li epuri. Giorgia Meloni, brava o cattiva, criticata o apprezzata, avrà una mission in Rai: riportare equilibrio politico e morale; non è giusto che quando c’è il centrosinistra lavorino solo artisti e manager in quota loro mentre quando c’è il centrodestra la sinistra pretenda d’inserire comunque i suoi come se non fosse cambiato nulla. Oltre che essere un’ingiustizia, li rende troppo sicuri della loro posizione, visto che in Rai i "sinistroidi" sono ben radicati da sempre. Un po’ di colpa ce l’ha anche il centrodestra che, per quanto concerne il “fare squadra”, è sempre stato secondo all’avversario. I detrattori aspettano Pino Insegno al varco, la stessa cosa vale per i fans. Ma mentre i secondi avranno tanto di cui parlare, i primi rimarranno con un pugno di mosche.