È morto Silvio Berlusconi: ma questo non è un coccodrillo, è un caimano. Da dove iniziamo? Dalla politica, dai, che lo ha divertito più delle televisioni e dei condomìni. In fin dei conti (letteralmente, ossia facendosi i conti oggi) è stato l’uomo che ha creato il centrosinistra italiano.
La politica - Il vero fondatore del centrosinistra
Perché a non avere avuto influenze berlusconiane sono stati soltanto quelli della destra-destra, che Berlusconi non lo hanno mai amato, troppo “ammerigano” con questa storia della televisione commerciale, della grande distribuzione (La Rinascente), del liberalismo (anche se poi, infine, Berlusconi glielo ha ribaltato il tavolo, diventando putiniano proprio nel momento in cui la destra al governo non poteva: magnifico dispetto) e neanche quelli della Lega, che non lo hanno mai amato, poiché milanese super Doc ma romanocentrico (prima con Craxi, poi con sé stesso – Forza Italia, altro che Forza Padania). E dato che Forza Italia, senza di lui, non esiste, e destra e Lega di “berlusconiano” non hanno avuto mai nulla, cosa ha creato Silvio Berlusconi in politica? Il centrosinistra.
Ha compattato una forza politica che altrove si chiama “liberal” (mentre da noi l’unico vero “liberal” è stato Berlusconi), o “Labour” (mentre da noi il centrosinistra, dei lavoratori, se ne stracatafotte) e che qui ha preso il nome di Pd, che poi è stato il tentativo di vecchi apparati o di giovani vecchi apparati, di appropriarsi del suo elettorato di centro (divertiva molto quando il Cavaliere diceva “il centrodestra e la sinistra”, sfilando ogni volta – solo a parole purtroppo – la sedia del “centro” a politici come Veltroni, Renzi, Letta!).
La svolta culturale - La televendita, Drive In, Yuppies e taaaac: l’Italia cambiò
La svolta culturale liberale, ovviamente, Berlusconi non l’ha data solo al centrosinistra (del quale, come detto, è stato capo incontrastato dal 1994, ossia dalla sconfitta di Achille Occhetto), ma all’Italia: è con lui che iniziano gli anni ’80, e Canale 5 esordisce come network nazionale con questo nome proprio nel settembre del 1980. Per dire: persino l’avvocato Gianni Agnelli fu “ottantizzato” e “berlusconizzato”, prima era visto come il “padrone”, ma dall’84, anno di uscita del film “Yuppies” (e fu Berlusconi a portare e yuppies e preppies e paninari con “Drive In” di Antonio Ricci), noi tutti iniziamo a guardare l’Avvocato con gli occhi del lettore medio di Class e Capital, altro che lotte sindacali e picchetti, l’elicottero per andare a sciare era il sogno; periodo meraviglioso in cui tutti, persino il macellaio sottocasa, diventò “imprenditore di sé stesso”, “self made man”, con il doppiopetto blu alla Berlusconi. Mike Bongiorno e la televendita, Drive In, Yuppies, è l’Italia “taaaaac” (come avrebbe detto il “Dogui”, versione caricaturale del Berlusca,) cambiò (altro che programmazione culturale ed editoriale e pedagogica).
Ma è inutile girarci intorno: fu Roberto D’Agostino a coniare il vero termine della rivoluzione culturale di Berlusconi: l’Edonismo Reaganiano.
Il calcio e le “troie”
Nel 1986 prende un Milan sull’orlo del fallimento che da qualche anno fa avanti e indietro dalla serie B, fa una prima campagna acquisti da brivido (Donadoni, Massaro, Galli, Galderisi) e dopo un anno cala una tripletta che resterà nella storia: Arrigo Sacchi, Marco Van Basten e Ruud Gullit.
E dopo avere venduto il suo Milan, prende il Monza, squadra appena promossa in serie C1, e al posto di farla combattere per la salvezza che fa? La porta in A: dove batte la Juventus e dove arriva (forse, mistero) il famigerato “autobus pieno di troie” come bonus.
Di queste ultime Berlusconi era un grande estimatore, a modo suo voleva salvarle, nel triplo salto carpiato del ragionamento gli assegni erano elargiti non in cambio di favori sessuali ma – al contrario! - per evitare che le sue “amiche” si prostituissero: come logica è finemente berlusconiana, e infatti di lui stiamo scrivendo, che è riuscito a essere, al contempo, “l’utilizzatore finale” sia nel senso di ultimo anello della catena, ma anche come “ultimo utilizzatore” prima della redenzione, e quindi “salvatore iniziale”.
Il futuro
Ora si faranno riflessioni pensose sul futuro di Forza Italia, sui “moderati”, sul “Berlusconi in noi”. Ma alla fine sempre a Roberto D’Agostino dobbiamo riconoscere l’avere scritto, nel 1986, parlando del cambiamento “debordiano” dell’Italia, la Bibbia del Berlusconismo: “Come vivere e bene senza il comunismo”.
In due parole, l’Italia, con Berlusconi, è diventata una immensa “cena elegante”. Il resto è solo chiacchiericcio a margine della tavola.