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Piroso: “La campagna degli artisti contro Meloni e pro Sgarbi ha funzionato bene…” E punge su Salvini, Di Maio, Conte, 5 Stelle e il Sud, Pd, Boschi e Renzi

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

26 settembre 2022

Piroso: “La campagna degli artisti contro Meloni e pro Sgarbi ha funzionato bene…” E punge su Salvini, Di Maio, Conte, 5 Stelle e il Sud, Pd, Boschi e Renzi
Antonello Piroso sulle elezioni spara contro tutti, anche se, un po’ a sorpresa, “salva” Enrico Letta: “Il Pd è il partito più incolore, più insapore, più insipido. Però ha preso la stessa percentuale del 2018. Letta ha fatto quel che poteva per difendersi. E poi il Partito Democratico un successo lo ha ottenuto: ha fatto vincere Casini a Bologna contro Sgarbi grazie anche ai video pro Sgarbi degli artisti, che non hanno portato bene come quelli contro la Meloni”. Su Salvini e Di Maio: “Gli emblemi del Governo del cambiamento… gli italiani hanno cambiato loro”. Sul (presunto) successo di Conte: “Ha fatto il presidente del Consiglio, ha acquisito visibilità e popolarità, ma sul 2018 siamo al dimezzamento dei voti”. E sulla Meloni: “Non è vero che è stata scelta dagli italiani, visto che il 37% non è andato a votare, ma ha vinto lei e potrebbe riservare delle sorprese in senso positivo anche per chi non l’ha votata”

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Antonello Piroso, giornalista e conduttore, non si risparmia commentando i risultati delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Salva qualcuno? Non necessariamente. O forse, un po’ a sorpresa, Enrico Letta, con un’apertura di credito nei confronti di Giorgia Meloni.

Piroso parte commentando i titoli di giornata: “Tracollo Salvini: ha preso il 17% e rotti nel 2018, alle Europee e nei sondaggi era arrivato al 34, al 36 al 40… Adesso sta al 9 ed è un tracollo. Però – le sue parole durante la maratona Mentana su La7 – per Giuseppe Conte c’è chi parla di trionfo. Trionfa lui perché ha arginato la slavina. Ho capito, bene, è sopravvisuto a uno tsunami, bravo. Ma mi dispiace, io guardo sempre i risultati. Sul 2018 siamo al dimezzamento dei voti. Dice, «ma lui è arrivato dopo». È arrivato dopo dipende. Ha fatto il presidente del Consiglio nel Governo gialloverde, quindi ha acquisito visibilità, popolarità, le critiche, gli applausi. Perfetto. Primo partito al sud, chapeau. Però ogni volta che sento parlare del sud ci si muove con una logica puramente assistenziale. Perché bisogna dire questo: da Achille Lauro, non il cantante, il comandante che tagliava le banconote, dava il chilo di pasta ai banchetti e dava le scarpe spaiate, agli 80 euro di Renzi alla vigilia delle europee dove il Pd prende il 40%, alla rimonta di Conte, siamo sempre al pacco de pasta”.

E ancora: “Salvini e Di Maio, gli emblemi del Governo del cambiamento… gli italiani hanno cambiato loro. Salvini è tracollato a meno della metà e Di Maio non entrerà in Parlamento”. Quanto al leader della Lega, “se Zaia e Fedriga avessero avuto più coraggio lo avrebbero dovuto cambiare prima anziché andare a sbattere”.

Di Maio (a casa) e Salvini (dimezzato)
Di Maio (a casa) e Salvini (dimezzato)

Sui risultati del voto che hanno premiato il centrodestra: “Se ci fosse stata un’altra legge elettorale probabilmente il Parlamento che uscirà da questa tornata elettorale, a parità di voti, sarebbe stato diverso. Con un terzo di uninominale il centrosinistra va in ordine sparso e gli altri sono alleati e hanno fatto cappotto”.

Su Giorgia Meloni: “Ho sentito il discorso fatto a braccio, con un tono non voglio dire sommesso, istituzionale, contenuto. Ha parlato di responsabilità, poi a un certo punto ha fatto quel passaggio secondo cui «gli italiani ci hanno scelto». In una tornata elettorale in cui il 37% non è andato a votare e il primo partito – chapeau – Fratelli d’Italia prende il 25%, tradotto in voti stiamo parlando di 8-9 milioni di voti sui potenziali 32 milioni. Non sono gli italiani, sono una parte degli italiani di centrodestra. È la sfida che attende Giorgia Meloni, che ha preso i voti lei: ha vinto Giorgia Meloni, credo che lei lo sappia, e lei potrebbe riservare delle sorprese in senso positivo anche per chi non l’ha votata.

Su Renzi e Boschi: “È stata rieletta, complimenti, ma ha irriso vagamente Enrico Letta, nei cui confronti invece Maria Elena Boschi e Matteo Renzi dovrebbero avere un sentimento di grande rispetto, nel senso che se Enrico Letta avesse chiuso l’accordo con Carlo Calenda sarebbe scattato il veto nei confronti di Renzi, Calenda lo avrebbe accettato e Renzi sarebbe andato da solo. Avrebbe superato la soglia del 3% Non lo sapremo mai, e quindi dovrebbero ringraziare Letta”.

Sul Pd: “Per quanto mi riguarda, spero di non offendere nessuno, è il partito più incolore, più insapore, più insipido. Però ha preso la stessa percentuale del 2018. Allora, se ha preso la stessa percentuale va benissimo scrivere che Enrico Letta sta già con le valige pronte al treno per andare a Parigi, ma – se la Lega è tracollata del 50%, il Movimento 5 Stelle è tracollato del 50% – se il Pd è rimasto alla stessa percentuale bisognerebbe dire che ha fatto quel che poteva per difendersi. Prima di Draghi con Zingaretti il Pd disse o Conte Ter o le urne…”

Casini vs Sgarbi
Casini vs Sgarbi

E ancora sui dem: “Il Pd un successo lo ha ottenuto, ha fatto vincere Casini a Bologna nei confronti di Vittorio Sgarbi, candidato di Fratelli d’Italia. L’unica coccarda... Corollario, ogni volta che un artista, un cantante, un attore, un regista prende posizione politicamente… Bisognerebbe astenersi. Ci sono stati video contro Giorgia Meloni e abbiamo visto il risultato e l’impatto sull’opinione pubblica di queste prese di posizione. E poi ci sono stati video di artisti che si sono schierati per il «Niente Casini a Bologna, voto Vittorio Sgarbi». Christian De Sica ha fatto un video, Sergio Castellitto ha fatto un video, Morgan ha fatto un video, Massimo Boldi ha fatto un video… Hanno fatto tutti video gli artisti a favore di Sgarbi e – la chiosa di Piroso da Mentana – come da sinistra contro la Meloni non ha portato benissimo…”

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