“Sono Lisa Martignetti, funeral planner, e mi occupo di death education”. È bastata questa presentazione schietta, diretta, a scatenare una nuova shitstorm social. Di quale enorme reato si è quindi macchiata Lisa? Di guadagnare soldi occupandosi di morte. E di raccontarcelo con accento lombardo, con la disinvoltura della trasparenza, ma soprattutto con il “coraggio” (per alcuni inaccettabile) di trasferire la dimensione della morte, e quindi del funerale, su un terreno (troppo?) concreto. Martignetti parla di “planning” (i più erano rimasti a quello dei matrimoni), di collaborazione con le imprese funebri, di aiutare i parenti del defunto ad affrontare nel modo migliore ciò che comporta l’infausto evento. Questo, è chiaro, non va bene e non deve andare bene. Perché il commentatore da social medio non va sfidato, non deve mai vedere troppo minacciata la propria “ignoranza de panza”. Secondo lui, infatti, nessuno dovrebbe nutrire alcun dubbio in merito: la morte è solo un fatto spirituale e intimo. Certo, come no? Come se, a decesso appena avvenuto, non si aprisse per (quasi) tutti la pagina più fastidiosa e irritante: quella legata all’organizzazione delle celebrazioni funebri. Onere – dalla scelta della foto al contratto con le onoranze – che quasi sempre grava sul cuore afflitto delle persone più frastornate, più toccate dall’evento. Già ingobbite dal dolore, devono anche fare una corsa ad ostacoli per organizzare, non sempre al meglio, ciò che mai avrebbero desiderato organizzare. In questo contesto, che però, sempre secondo il commentatore medio da social, non deve emergere, quale fastidio può dare Lisa Martignetti?
Qualche giorno fa VD News pubblica su Instagram una nuova intervista a Martignetti (il canale l’aveva già incontrata, una prima volta, tempo addietro): la reazione, nell’area commenti, è talmente fragorosa che la professionista (“Mi occupo di funeral planning dal 2019, dopo aver perso mio padre”) si trova costretta a chiedere al canale di limitare i commenti. “Sei una persona terribile”, “questo è il risultato della chiusura dei manicomi”, “dimmi che è uno scherzo”, “son cose che fanno le pompe funebri, quindi sti sciacalli sono inutili, spero in una legge per mandarli in carcere, ma a pane e acqua”. “La devono bruciare, questa!”. Addirittura? Ehm, sì, ma già che ci siamo perché non chiudere il cerchio con il più inevitabile dei deliri? A Martignetti, che lavora con la morte, auguriamo la morte, no? In privato le arrivano altri messaggi delicatissimi (del tipo: “E se muori prima tu, te ne vai al Creatore con i nostri soldi?”) e lei comincia a vacillare. “So essere ironica e autoironica, ma in questi giorni, contro di me, si è scatenata una campagna d’odio che rischia di danneggiarmi non poco”, osserva. Nel frattempo accade che la pagina NoLoMilano rilancia, nelle storie di Instagram, uno spezzone di un servizio in cui Martignetti si aggira per il quartiere Isola di Milano per illustrare agli spettatori la realtà innovativa di un'azienda di onoranze funebri. A quel punto entra in gioco Fran Altomare, noto per la sua ironia spesso arguta e tagliente, che con un tweet (“Io pensavo di averle viste tutte, ma la funeral planner mi ha decisamente fatto ricredere”) condivide il video. Di nuovo, nella sezione commenti, una parata (quando va bene) di battutine: “Minc*ia, mi è proprio venuta voglia di morire”, “la becchina”, “funeral planner, sempre più in basso”, “io ne ho vista una, dettava i tempi... e chiamava gli applausi a fine funzione. Giuro”. Qualcuno inquadra la faccenda in modo un po’ più equilibrato (“Non vorrei dire, ma è un business enorme, nei paesi anglosassoni questo tipo di figura si occupa di tutto il percorso e delle procedure”), ma il tono diffuso è quello del dileggio.
“Io sono esterrefatta – osserva Martignetti –, non riesco a capire le ragioni di tanto livore, tanta mer*a. Faccio il mio lavoro onestamente: sono a partita IVA (e non “a dipartita IVA”, scherza, nda) e ai malati oncologici, ad esempio, non chiedo un soldo. Ho studiato a lungo per crearmi questo profilo. Conosco tutte le leggi, qualsiasi norma. Collaboro con le onoranze funebri, a cui non rubo il lavoro. Provo a togliere dagli impicci i parenti del defunto, che quando si sentono domandare, con le lacrime ancora agli occhi, che tipo di cassa desiderano, sentono il terreno franare ancora di più sotto i lori piedi già malfermi. Perché tutta questa rabbia?”. Sì, appunto. Perché tutta questa rabbia?