Passata la prima serata delle kermesse sanremese tra Blanco che tira calci e la Ferragni che come sempre divide il pubblico tra monologhi (letti) e abiti "scandalosi", la quota rosa del Bel Paese stasera potrà esultare come la curva della Roma: accanto ad Ama&Co apparirà Francesco Arca. Sì. Avete letto benissimo. L'ex tronista non canterà, non terrà discorsi alla nazione per auto celebrarsi e sottolineare che persona sensibile ed empatica sia e non farà siparietti vari ed eventuali; no. Franci è lì solo perché deve presentare una nuova fiction della Rai di cui è protagonista, Resta con me, un prodotto dalle tinte noir ambientato a Napoli, che devo essere onesta, guarderò sicuramente. Non tanto perché abbia un qualche tipo di aspettativa nei confronti della serie in questione, anzi, la Rai non perde mai l'occasione di deludermi, manco fosse il mio ultimo ex, ma perché Arca sarà protagonista della cosa. E non lo seguirò solo perché anche l'occhio vuole la sua parte in questa vita di miserie e sacrifici, ma anche perché alla fin della fiera il suo percorso, la sua carriera, i suoi step per arrivare fin qui, non mi dispiacciono per niente.
Classe 1979, il nostro eroe inizia a lavorare in tv nel 2004 con Volere volare, nel 2005 si evolve in tronista, posa nudo per un calendario (e qui sento l'affinità aumentare) e da lì va avanti: Don Matteo, Le tre Rose di Eva, Che Dio ci aiuti, Rex; la partecipazione a programmi con Pechino Express e Pequeno gigantes. Francesco oltre a farmi sangue mi fa simpatia e mi suscita un moto di sincero rispetto. Il suo monologo a Le iene, sull'aver imparato ad accettare le proprie emozioni, dovrebbero guardarselo un sacco di maschi con un'idea di virilità vecchia e fuori moda. Davvero. Quando l'ho sentito mi sono ricordata del buon J.R Moehringer, autore oltre che di Open (la biografia di Agassi) di un altro bellissimo libro, Il bar delle grandi speranze, un testo magnifico sull'essere "uomini" e non "omuncoli" senza personalità, senza dubbi e senza lacrime. Su questo bonazzo senese nessuno avrebbe scommesso un euro bucato: l'ex divo del trash. Uno dei primi ad aver involontariamente fatto passare il messaggio di essere disposto a tutto, anche a innamorarsi in (e della) tv pur di apparire.
Sono assolutamente sicura che decine di addetti ai lavori abbiano pensato: "Non durerà mai, è destinato al dimenticatoio". Va sempre così. Anche per i Måneskin, una volta usciti da Xfactor, i giudizi impietosi erano stato questi: "Non dureranno mai". Qualche mese fa Damiano in una storia Instagram si chiedeva (visibilmente ancora incazzato nero) che fine avessero fatto le decine di detrattori che li davano per morti ancora prima di iniziare. Chissà se i criticoni di Francesco lo hanno stimolato a fare meglio o se sono stati vissuti come un problema da Arca; e chissà cosa penseranno adesso a vederlo svettare sul palco del festival della musica più importante d'Italia, dopo aver costruito un curriculum tra clamorose foto seminudo, tagli di capelli discutibilissimi, ospitate in salotti televisivi vari, gossippate, serie tv e cinema. Ora che ci penso, peccato che non faccia un monologo sul pregiudizio: lui che alla fine è del colore giusto e del genere giusto, sono sicura abbia passato una vita a essere guardato con sospetto e disistima per le scelte che ha fatto in un decennio in cui la libertà di essere quello che si voleva non era così scontata e strumentalizzata. Nel frattempo gli ho messo il follow su Instagram. Non a lui, ma agli addominali presenti più o meno una volta ogni 5 post.