Nuova puntata della rubrica curata da Roberto Alessi, giornalista e direttore del settimanale Novella 2000, che analizza per MOW le notizie e le indiscrezioni UP and DOWN che più stanno facendo discutere o che, con ogni probabilità, affolleranno siti e giornali di gossip nei prossimi giorni. Oltre a quanto è rock la mamma di Vasco Rossi, come si può vedere nella serie Netflix a lui dedicata, bisognerebbe smetterla con le critiche su tutto: come al fidanzato di Chanel Totti, che si è fatto truccare ma per una buona causa. E se bisogna essere contenti per Emma Bonino che ha fatto sapere di aver vinto la sua battaglia con la malattia, è necessario anche puntualizzare che su Roberta Bruzzone si sta davvero esagerando. Questo e tanto altro nella nuova puntata di questa settimana.
UP
Vasco Rossi, ero un suo fan sfegatato, ma ora è stato battuto da sua madre Novella
Mentre Vasco Rossi annuncia altre date per il suo tour del 2024 per un totale di una decina, è uscita la docuserie che gli ha dedicato Netflix e leggendo di lui ho scoperto una lettera che sua mamma Novella (che oggi ha 90 anni e passa) ha scritto in risposta a Nantas Salvalaggio, che su Oggi aveva scritto il peggio di Vasco dopo aver visto una sua esibizione in Tv. Nantas allora era una superstar del giornalismo, io ero alle prime armi, ma collaboravo proprio con Oggi diretto da Paolo Occhipinti e da Willy Molco dove scriveva Salvalaggio. «Meglio rischiare, che diventare/Come quel tale, quel tale/Che scrive sul giornale», cantava Vasco in Vado al massimo, presentata al Festival di Sanremo del 1982, e quel tale era proprio Salvalaggio che aveva scritto di lui: “Chi canta il suicidio, la 'pera', la morte a forma di siringa, è un assassino. E se non possiamo metterlo 'dentro', abbiamo almeno il diritto di non invitarlo a tavola, né di farlo sedere in salotto, fra le persone per bene”. Nella docuserie Vasco mostra la lettera che la mamma Novella aveva scritto al Nantas in risposta all’articolo. Vale la pena di rileggerla per intero. «Egregio signor Nantas Salvalaggio, sono la madre di Vasco Rossi, quindi penso di conoscerlo molto meglio di lei. Non ho parole, anche perché non ho studiato molto e non saprei farmi capire, ma non le auguro mai di dover leggere simili atroci, bestiali e gratuite offese sul conto di uno dei suoi figli. Deve essere già tanto triste guadagnarsi la vita come fa lei. Mio marito è morto poco tempo fa di fatica, ha fatto il camionista per tutta la vita, ma onestamente non ha dovuto far del male a nessuno per guadagnarsi il pane e far studiare suo figlio. Vasco non è né un drogato né un santo, ma è onesto come suo padre e a me basta. Le auguro che anche sua moglie e i suoi figli possano pensare lo stesso di lei, distinti saluti». Che dire? Grande Novella, da oggi a gran voce come la più amata da noi tutti.
DOWN
La volontà di Albertone è stata rispettata, la serenità di chi lo amava davvero forse meno
Sarà aperta fino al 26 novembre la mostra “Alberto Sordi e il suo tempo” nella casa museo vicino al Circo Massimo e fino ad oggi ci sono stati circa 10mila visitatori, un successo pazzesco. Sordi rimane amatissimo. Non solo si vede uno spaccato dell’Italia attraverso i suoi film dagli anni Venti fino a vent’anni fa, ma è anche il pretesto per vedere dove viveva e riceveva (amici, pochi, e amanti, tantissime quanto segretissime). Mi piace perché questo è quello che voleva Albertone: dare la sua casa a Roma e all’Italia, aprirla ai giovani, e in questo senso al Fondazione e museo Alberto Sordi incarna la sua volontà e quanto da lui espresso nel suo testamento alla sorella, unica beneficiaria, e quando voleva la sua erede, la sorella appunto, la signorina Aurelia Sordi, morta da tempo. In passato qualcuno ha accusato i domestici, a partire da Arturo Artadi (che era a casa Sordi fin da ragazzino) di circonvenzione di incapace nei confronti della sorella. La prima sentenza assolve tutti: il fatto non sussiste. Intanto quel poco che avevano avuto da lei (alcune e meritatissime donazioni) l’hanno speso tutto in avvocati. Speriamo sia finita lì, ma dubito.
UP
Emma Bonino: «Vi voglio dare una bella notizia: sono guarita dal tumore»
La notizia l’ha data lei a Belve, a Francesca Fagnani, ma vale la pena di riperterlo: Emma Bonino è guarita dal cancro. «Vi voglio dare una bella notizia: sono guarita dal tumore», ha detto, «devo fare ancora una tac di conferma, ma dopo 8 anni questo microcitoma indesiderato se ne è andato». Con la Bonino non sono andato sempre d’accordo, ma ogni volta ripeto: per fortuna l’Italia ha avuto una donna come lei. Mi spiace solo che ci sia stata una rottura definitiva negli ultimi anni con Marco Pannello: insieme avrebbero potuto fare di più.
UP
Roberta Bruzzone, attaccarla gratuitamente è un azzardo, insultarla, poi, è un harakiri
Se Gwyneth Parltrow ammette l’uso del botox, Roberta Bruzzome, mia amica e una delle donne più intelligenti che conosco, non solo non lo usa, ma querela chi lo dice. «A cinquant’anni sto molto meglio. Tengo le rughe. Ma non ho mai fatto botox o altro. Solo un po’ di collagene, confesso. Chirurgia estetica niente». “Definì “botulinata” la criminologa Roberta Bruzzone: neurologo condannato a 9 mesi per diffamazione”, leggo sul Fatto Quotidiano, un quotidiano che tiene in alta considerazione i gossip ed è per quello che lo leggo. Certo, letto così, mi son detto: che esagerati, non è che sia un insulto tremendo. Poi leggo il testo e capisco che il titolo è limitativo. “Roberta Bruzzone ha vinto una causa dove era stata diffamata. Il tribunale di Verona ha sentenziato che un noto neurologo… dovrà scontare nove mesi di reclusione per diffamazione”. Ma veniamo al post: “Che poi cosa ha fatto la criminologa per uscire dalla mediocrità oltre a farsi botulinare il viso da p… che ha? … Cosa c… fa di così rilevante?”. E ancora: “Sbagli tu a perdere tempo con una del genere, io la feccia la ignoro… al massimo questa qui potrebbe servire per un… e basta”. Sono senza parole, e capisco perché abbia fatto causa. Durante il processo è stata la stessa Bruzzone, che non ha bisogno di portavoce, a esporre i fatti davanti alla giudice Isabella Pizzati. “I fatti risalgono al 2017 quando la criminologa aveva affiancato il giornalista Sandro Mayer come opinionista a Ballando con le stelle. «Sono post gravemente diffamatori, beceri e sessisti ai miei danni», ha spiegato al Bruzzone. Non ce ne era bisogno. È allucinante parlare così di una persona (per bene poi). Ho citato Sandro Mayer, purtroppo non c’è più, e ci manca (a me e anche alla Bruzzone). Ciao, Sandro.
DOWN
Per far divertire la più piccolina di casa Totti s’è fatto truccare il fidanzato. Perché insultarlo?
Cristian Babalus, il fidanzatino di Chanel Totti, figlia di Francesco e di Ilary Blasi, s’è fatto truccare tutta una sera da Chanel e da Isabel, la figlia più piccola di Francesco, che si sono divertite come matte. Erano nella villona di Totti (rimasta all’ex moglie) all'Eur, una casa gigantesca che viene chiamata a Roma “La casa bianca”. La scena del make up è stata postata su Instragram con un divertitissimo Cristian, che per altro è già padre di una figlia, nata quest’anno, avuta dalla ex fidanzata Martina De Vivo con cui conviveva fino a quando lei ha scoperto la presunta tresca con Chanel Totti (ha beccato, pare, una chiamata sul cellulare). Non so perché ma questo post è stato criticato con ogni genere di insulti su Instragram dove a Cristian non fanno passare nemmeno il fumo della minestra. Io l’ho trovato molto carino: pur di far divertire la sorellina di Chanel, che ha 7 anni, s’è prestato a fare il pupazzo, Isabel s’è divertita, Chanel idem, lui forse più di tutti perché portare gioia è al più bella delle soddisfazioni.
DOWN
Giorgia Meloni, dopo gli insulti sessisti capisco perché i sindacalisti non hanno più il seguito di una volta
Quando ho visto il video in cui su un bus credo un gruppo di iscritti alla Cgil cantavano “La Meloni è una puttan*” ci ho messo anche un po’ a capire che erano militanti del più importante sindacato italiano. Ovviamente nel giro non di molto (ma nemmeno da subito) sono arrivate le prese di distanza da parte del sindacato. Certo, c’è da dire che è impressionante che tra gli iscritti ci siano buzzurri del genere. Conoscevo Luciano Lama, lo storico segretario della Cgil, che venne a parlare alla Rizzoli Editore quando ero praticante. Fui impressionato dal suo carisma, di un fascino naturale, a partire dalla sua pipa perennemente in bocca, decisamente antipatico, ma estremamente corretto. Penso si sia rivoltato nella tomba. I sindacati, Cgil in testa soffrono una crisi di seguito ormai da decenni. Forse ora capisco uno dei perché.
UP
Roberto Cenci: auguri amico mio, per i tuoi 60, sei strepitoso, anche se un difetto grave ce l’hai
Il regista di una marea di successi (compresa l’Isola dei famosi e Ciao Darwin) ha compiuto sessant’anni. Alla sua festa (nella cantina di Arlati, ristorante buonissimo della vecchia Milano) sono andati una marea di personaggi da Ilary Blasy, a Michelle Hunziker, da Renato Zero a Luxuria, da Paolo Bonolis a Gerry Scotti. Zero ha addirittura cantato “I migliori anni della nostra vita” per lui. Ornella Vanoni gli ha anche autografato una chitarra. Cenci è stato amato da bellissime come Edelfa Chiara Masciotta (che gli ha dato un figlio) e Rossella Brescia, che ha sposato e dalla aule è divorziata, ed è un uomo strepitoso, buono, gentile, simpatico, ma un difetto gravissimo doveva pur averlo: non mi ha invitato.
UP
Al Bano spiega come Sophia Loren e Silvio Berlusconi lo aiutarono quando sparì sua figlia
Questa è la cronaca di un paio di giorni fa. È mattina, appuntamento alle 8 di mattina con Al Bano (ma questo è già così carico così presto?, mi domando prima di arrivare al suo albergo di Milano). Gentilmente (Al Bano è sempre gentile), dopo aver tenuto un concerto di beneficienza al Teatro Dal Verme di Milano per raccogliere fondi per un ospice del Vidas, destinato per i bambini oncologici, e prima di andare alle prove di Io Canto a Canale 5, gli ho chiesto di venire con me a Radio LatteMiele, dove sono tutti suoi fans, per salutare gli ascoltatori. Ma prima, vista l’ora, ha fatto colazione con me e con un emozionatissimo Gianmarco Ceconi, uomo speciale e voce storica della radio, in più da sempre fan di Al Bano. E proprio tra un caffè e un cappuccino ho citato Sophia Loren e di quella volta che mi fece il caffè nella moka a casa sua a Ginevra e me lo servì portando lei il vassoietto dalla cucina: «I grandi sono grandi anche in queste piccole cose», gli dico. «Sophia? Siamo molto amici», mi dice Al Bano, «Pensa che sono amico anche di sua sorella Maria, una volta l’ho anche aiutata ad incidere un disco, ed è pure portata al canto». Ma, parlando di Sophia Loren, la voce di al Bano si fa più seria, e perde il sorriso. «Sai, quando ho perso mia figlia a New Orleans, sono partito subito, con Romina», mi dice, «E Sophia mi chiamava ogni giorno: “Ricorda che lì io conosco tutti, mi conoscono tutti, chiedimi qualsiasi cosa, e chiamo io per farti aiutare a ritrovare tua figlia Ylenia. Sono qui, chiama quando vuoi, di giorno e di notte». Meravigliosa, ma Ylenia non fu ritrovata, inghiottita come crede Al Bano dal Mississipi, dicendo quella frase: «Io appartengo alle acque», come raccontato da un guardiano del parco sul fiume che non riuscì a fermarla. «Pensa, Roberto, che in quelle settimane Silvio Berlusconi mi mandava un telegramma al giorno», continua, «“Al Bano”, mi diceva, “Dimmi quello che ti serve, qualsiasi cosa, io sono a tua completa disposizione. Se ti serve il mio aereo privato, è tuo già da ora, me lo devi sono chiedere”. Erano le parole di un padre che capiva la disperazione di un altro padre che non poteva permettersi di essere disperato e metteva a disposizione quello che poteva dare per un aiuto concreto». «È andata come è andata, va …», la voce di Al Bano, la sua splendida voce, si rompe, ferma le parole, gli occhi, di un colore bellissimo, di un verde raro che ricorda le foglie argentate dei suoi ulivi del Salento, diventano ancora più lucidi, ma resiste, ricaccia indietro una lacrima. Che dire, Al Bano? Ti voglio bene, ti vogliamo bene, quella tua lacrima rimandata indietro è condivisa da tutti noi, nella nostra anima.