Hamas, nel primo venerdì di preghiera dopo l’attacco del 7 ottobre, indice il “giorno della rabbia”, invitando i “popoli arabi e mussulmani e i palestinesi da ogni luogo a marciare verso i confini della Palestina occupata in solidarietà con la Palestina, Gerusalemme e la Moschea di Al-Aqsa”. Sono le parole di Khaled Mesh’al, leader fino al 2017 del gruppo terroristico.
Nello stesso giorno a Manhattan migliaia di manifestanti filopalestinesi si sono riversati in strada e hanno bruciato la bandiera israeliana, mentre in Iran hanno dato fuoco a quella americana. Ad Arras, in Francia, un “ventiquattrenne radicalizzato” ha ucciso a coltellate un docente del liceo urlando “Allah Akbar”. Abbiamo già parlato delle prime manifestazioni, del Blm a Chicago, degli studenti di Harvard, delle urla antisemite davanti alla Sidney Opera House e delle manifestazioni davanti a La Sapienza contro “i colonizzatori”. Ora si replica, e mentre Hamas chiama a raccolta per la Jihad, venerdì 13 ottobre, delle manifestazioni di fronte all’università romana si trasformano in scontri con la polizia.
L’Occidente si scopre puntellato di nemici quiescenti, galvanizzati da attacchi e chiamate alle armi di gruppi terroristici fondamentalisti e antimoderni. Nonostante in questi giorni si sia ripetuto che essere pro-Palestina non equivalga a essere pro-Hamas, poi nei fatti i filopalestinesi stanno scendendo in piazza per gli scontri, le manifestazioni e gli atti di antisemitismo e antioccidentalismo all’indomani degli attacchi di Hamas. Come a dire che è il momento di condannare Israele, che l’occasione è buona. Quello che è marcio è la loro ideologia. Essere nemici dell’Occidente in Occidente sembra essere non solo ottusità politica, ma ingratitudine.
Sapete qual è un altro Paese in cui si può scendere a manifestare? Israele. Chiedetevi se in Afghanistan o in Iran, gli amici di Hamas, sia possibile.
Ma siete liberi di farlo, di essere irriconoscenti, ottusi, questo sì. Liberi di ricordarci perché non essere dalla parte dei vostri striscioni.
E ci lasciate liberi di ricordarvi che non è vero che Hamas non faccia in qualche modo gli interessi del popolo oppresso. Che in fondo qualche idea ce l’hanno anche loro ed è la stessa che esprimete voi. Basterebbero le parole di Ahmadinejad, che nell’ottobre del 2006 chiese all’Europa (così titolava l’articolo Le Monde il 22-23 ottobre 2006) di “abbandonare Israele” e in occasione di una manifestazione canora per bambini – aggiungendo: “Voi [Gran Bretagna e Stati Uniti, ndr] avete portato in Medio Oriente questo popolo israeliano di terroristi e nemici della religione, voi l’avete aiutato a sottomettere i popoli della regione. La cosa migliore ora è che siate voi stessi a portarlo via”.
Vedete, anche l’Iran, come Hamas, è come voi anticolonialista.
Con i Palestinesi e non con Hamas, ma manifestate proprio in questi giorni chiedendoci di non negare le quasi settemila morti civili palestinesi di questi decenni contro le poche centinaia di morti civili israeliane nello stesso periodo.
Ma voi potete negare, con le vostre azioni, i raid su civili liberi che ballano e le riprese rilasciate da Hamas di terroristi, presumibilmente, che abbracciano e coccolano i bambini e neonati israeliani appena rapiti?
Vi state unendo, in strada, sul web e nelle piazze, nei giorni in cui Hamas chiede di unirsi contro lo Stato di Israele, nell’attacco più grande che questo gruppo terroristico sia mai riuscito a organizzare con l’unico obiettivo di cancellare il nemico.