Uomo, manager, leader: “Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa facciate duri una vita intera o perfino più a lungo”. Sono trascorsi cinque anni dalla prematura scomparsa di Sergio Marchionne, colui che ha salvato la Fiat ponendo poi le basi per la nascita del gruppo colosso Stellantis. Senza nessuna ombra di dubbio l’amministratore delegato più importante che l’Italia abbia mai avuto negli ultimi cinquant’anni. L’uomo che ha rivoluzionato l’industria dell’automotive, trasformando la Fiat in un gruppo automobilistico globale. Marchionne arrivò in Fiat nel 2004, in un momento in cui l’azienda stava attraversando una situazione disperata, letteralmente a un passo dal fallimento. Tuttavia, con la sua formidabile intelligenza, creatività e una dedizione totale al lavoro, è riuscito a ribaltarne le sorti, conducendola nuovamente sulla scena mondiale. Nei quattordici anni della sua gestione ne ha più che duplicato il valore in Borsa. L’esempio di Sergio Marchionne ha portato l’avvocato Luigi Iosa, che abbiamo intervistato, a scegliere di fondare un’università in suo nome, in cui formare la futura classe dirigente pubblica e privata alla gestione delle crisi. È con questo obbiettivo che nasce l’UniMarchionne. Il risultato promette di essere davvero sorprendente. Un’idea che il giornalista e politico Gianni Letta ha accolto con grandissimo entusiasmo: “Consente di ricordare e celebrare un capitano d’industria, un imprenditore che ha affermato il valore dell’industria italiana in tutto il mondo, e perché può dare uno strumento di conoscenza nuovo in un settore di drammatica attualità. Una disciplina che si rivelerà utile per la risoluzione delle crisi aziendali”.
Come nasce questo progetto dell’UniMarchionne?
Tutto è nato in una sera d'estate del 2019 a Francavilla al Mare, in Abruzzo, vicino al luogo in cui nacque Sergio Marchionne. L’Italia stava vivendo un momento difficile, il Pil fermo, il debito pubblico, e non vedevo in giro grandi manager, uomini coraggiosi in grado di dare il via a questa ripresa. Sentivo che c’era da ricostruire la nostra classe dirigente, sia pubblica che privata.
Da qui l’UniMarchionne, con indirizzo di studi in crisi d’impresa.
Sì, un corso di alta formazione, Master di secondo livello. Tutto dedicato al più grande global manager degli ultimi cinquant’anni, che ha completamente cambiato e rivoluzionato il mondo del lavoro.
Come mai proprio crisi d’impresa?
Non è una scelta che deve essere intesa in senso solo negativo. Per crisi d’impresa s’intende anche il buon funzionamento dell’impresa. Parlai di questa idea con Gianni Letta, uomo intelligente, che mi chiese come avrei fatto ad ottenere le autorizzazioni necessarie ad aprire l’università. Purtroppo, nel nostro paese, ci sono molti cavilli burocratici, e anche una forte competizione.
Ostacoli che è comunque riuscito a superare.
Cercando di fare qualcosa che ormai va tanto: un’università metafisica. Un campus digitale, in cui insegnare questa disciplina che ormai è pane quotidiano.
L’UniMarchionne come è stata accolta?
Con grande apprezzamento. Soprattutto da Gianni Letta, il primo a esaltare le qualità dell’argomento, ha riconosciuto che la crisi d’impresa è un tema molto importante. Per far fronte alla crisi ci sono tante ricette, e finora non ne abbiamo azzeccata una. Però c’è questa possibilità di lavorare sui giovani e formarli in modo che sappiano affrontare al meglio situazioni di crisi. E che conoscano gli strumenti per prevenirle. Al pescatore non va dato il pesce, ma gli va insegnato a pescare.
È pur vero che nelle scuole italiane c’è un grande digiuno di economia.
L’educazione finanziaria nelle scuole ci vuole, sia pure in minima parte. Anche per saper affrontare le questioni pratiche della vita. Bisogna essere concreti, e Marchionne lo è stato, riuscendo a salvare un’azienda ormai fallita.
C’è oggi nel panorama italiano un manager come Marchionne?
Non credo. È stata una persona innovativa e creativa, che ha migliorato il suo paese. Ci manca.
Cosa si sente di proporre al governo di Giorgia Meloni per uscire dalla crisi?
Oltre al “Piano Mattei”, che mira a trasformare l’Italia in un hub energetico tra il Nord Africa e l’Europa, per affrontare ed evitare la crisi delle imprese potrebbe predisporre il “Piano Marchionne”, che dovrebbe mirare essenzialmente ad arginare la povertà educativa.
Puntare sui giovani insomma.
Sì, creando una nuova classe dirigente che sappia prevenire, gestire e superate le troppo frequenti crisi aziendali. Il risultato potrebbe essere davvero sorprendente.