Il prossimo sindaco di Milano? Potrebbe essere davvero Roberto Parodi. Dal Parlamento Europeo, dove è intervenuto a un convegno sul Green Deal automotive organizzato dall’europarlamentare Isabella Tovaglieri, commenta per la prima volta l’ipotesi – circolata negli ambienti del centrodestra milanese – di una sua candidatura a sindaco di Milano. «Fare il sindaco sarebbe molto divertente. Per rimettere a posto Milano non c’è bisogno di un genio, basta soltanto un po’ di buon senso», afferma Parodi quando gli viene chiesto se davvero potrebbe correre per Palazzo Marino. Una risposta che somiglia più a un’apertura che a una smentita.
Ma l’opinionista mette subito dei paletti: «Mi è stato detto, me ne hanno parlato esponenti della destra. È una cosa che mi lusinga. Però io faccio un altro mestiere: opinionista, scrittore, giornalista. Una candidatura così prestigiosa e divisiva non è uno scherzo: se poi non diventi sindaco, il giorno dopo non puoi riaprire la pagina social come se nulla fosse sentendoti dire “volevi fare il sindaco e non ci sei riuscito”». La richiesta è chiara: «Visto che non sono stato io a propormi, ma sono stato proposto, vorrei avere riscontri più precisi». Tradotto: il centrodestra deve essere unito, oppure meglio lasciar perdere.
Milano, viabilità e ciclabili: «Il 6% comanda sul 94%»
Parodi individua tre priorità per Milano: viabilità, sicurezza, verde. Ma è sul traffico che affonda il colpo più duro verso l’amministrazione Sala: «A Bruxelles ho visto ciclabili molto meno invasive delle nostre», racconta. «C’è la strada, poi una zona verniciata per le bici, poi le auto parcheggiate. Se non passa nessuno, una macchina o una moto possono allargarsi». Quindi l’attacco: «Solo una miope come la Censi, che è una povera donna, e Sala possono pensare di demolire la viabilità per avvantaggiare il 6% dei trasporti. A Milano il 6% dei tragitti è in bici e il 94% con altri mezzi. Chi lo dice che deve avere una pista ciclabile? Sono dieci anni che esistono, ma la gente andava in bicicletta anche prima».
“L’elettrico è la cosa più elitaria che esista”
Intervenendo sul futuro dell’automotive, Parodi ribalta una delle accuse più frequenti verso gli appassionati di auto d’epoca: «Le auto storiche vengono definite oggetti elitari. Ragazzi, la macchina più elitaria del mondo è quella elettrica. È davvero la cosa più elitaria che esista». E spiega perché: «Per comprarla con buon senso devi avere un posto auto, un garage, un wall box, la possibilità di ricaricare anche in ufficio. Solo così ha senso. E chi ha un’elettrica spesso ha un’altra macchina: una Porsche, un Cayenne. L’auto d’epoca è molto meno elitaria di una Tesla». Poi l’affondo su Milano:
«Chi può permettersi di usare solo la bicicletta? Una persona privilegiata, che vive vicino all’ufficio. Non certo chi lavora alla Breda o deve portare pacchi o persone. È un’élite totale. Gli altri devono usare i mezzi di trasporto a motore. E la sinistra continua a spingere verso quei quattro, convinta che siano tutti uguali».
Un nuovo asse nel centrodestra? Parodi e il “modello Vannacci”
Sia che Parodi decida di correre davvero o no, il suo intervento mette in luce un cambiamento nel centrodestra milanese. Al fianco dei nomi “di palazzo” emergono figure come Vannacci (presente alla conferenza) e Parodi stesso: comunicazione diretta, umore della “pancia borghese” della città, niente giri di parole. Una possibile candidatura di Parodi renderebbe la prossima campagna elettorale una delle più interessanti degli ultimi anni, non solo per Milano. Il dado non è tratto, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro: se il centrodestra vuole davvero Parodi, dovrà dirlo senza ambiguità.