Tano Siffredi arriva in Rai come concorrente di Ballando con le stelle sabato 21 ottobre. E con il padre fanno l'en plein delle maggiori piattaforme, tra Rai e Netflix. Roco Siffredi, infatti, sarà il protagonista di una serie sulla sua vita, Supersex, dove il re del cinema per adulti verrà interpretato da Alessandro Borghi. Raggiungo per un’intervista orale, ahimè solo telefonica, il leggendario, Rocco Siffredi, who else?, mentre si trova impegnato sul set di una sua produzione a Budapest. Lo sto chiamando da Bellano, mio paese di nascita, e subito parte una battuta ironica sulla peculiare toponomastica lariana: Lecco, Bellano, Menaggio... Rocco (ridendo): “Sarei dovuto nascere lì! Comunque appena mi hai detto MOW ho subito detto sì, tante interviste le rifiuto perché vanno fatte quando hai qualcosa da dire. Ma a voi non potevo dire di no. Niccolò – addetto stampa di Rocco – è stato alla mia accademia ed è un por*ologo vero, uno che conosce molto bene il mondo del por*o”. Rocco Tano Siffredi è originario di Ortona, Abruzzo, città che nel 2022 conferì all’attore e regista del por*o il riconoscimento più ambito, il Premio 28 Dicembre, assegnato ogni anno a “un concittadino che ha dato lustro alla città e che ha promosso la conoscenza al di fuori dei confini comunali”. Beh direi che Rocco s’è meritato in pieno e appieno il premio, futili e puritane proteste a parte, alle quali peraltro l’attore rispose con la consueta intelligenza scanzonata: “È un messaggio molto bello, rivolto ai giovani: fate quello che avete sempre desiderato, fatelo con passione e siate tenaci, senza vergognarvi. Le polemiche? Senza, che mondo sarebbe…” La saga del giovane Rocco inizia nel 1983 quando a 18 anni lascia la provincia in sella alla mitologica Yamaha Ténéré 600 per intraprendere un lunghissimo viaggio, 1500km, in un’unica tappa: Ortona-Parigi, mecca dei liberi costumi, dei teatrini osé e dei set por*ografici a cavallo tra anni ’70 e anni ’80. Mentre in Italia ancora imperava il temibile Codice Rocco (ironia del nome) da Alfredo Rocco, Ministro della Giustizia del Governo Mussolini, entrato in vigore nel 1930 e abolito nel 1988, codice che vietava l’aborto, imponeva il matrimonio riparatore, prevedeva il delitto d’onore e in pratica regolava a livello legislativo il comune senso del pudore. Ed è proprio a Parigi che nel 1984 Rocco in un locale a luci rosse incontra Gabriel Pontello, protagonista del fotto-romanzo Supersex, l’idolo di Rocco – “Devo tantissimo a Gabriel” – gli apre le porte del cinema per adulti. Il prossimo febbraio su Netflix uscirà la serie in sette puntate intitolata appunto Supersex dedicata all’epopea della vita e della carriera di Rocco Siffredi con protagonisti Alessandro Borghi, Yasmine Trinca e Adriano Giannini. Lo spunto per l’intervista nasce per chiedergli della sua conoscenza e collaborazione con Moana Pozzi, indimenticabile amazzone, ninfa e dea dell’eros italiano alla cui intensa ma breve vita è stata dedicata una docuserie Essere Moana: Segreti e Misteri uscita su Discovery Plus lo scorso mese e in chiaro sul canale Nove da settembre. In altre interviste, Rocco disse: “Oggi l’intrattenimento per adulti è molto amplificato, estremo. Moana non era una persona estrema. Moana era assolutamente insostituibile”, motivo per il quale l’Italia l’ha divinizzata: “Lei è stata la prima donna, non senza difficoltà, ad aprire il mondo del por*o alle famiglie italiane.” Una qualità unica della por*ostar per Rocco Siffredi era il fatto di non essere mai volgare, tuttavia fatica a paragonarla alle attrici di oggi: “Ad esempio: Malena se la mangia. Ma Moana compensava con bellezza ed eleganza la mancanza di sessualità esplicita e spinta. Ci tengo a dire che Moana era una donna molto arguta, sensuale e affascinante. Anche se, in realtà, era poco interessata al ses*o: era quasi asessuata. Non era partecipe con passione, nel senso più fisico e sessuale del termine. Proprio non le interessava.”
Rocco è un uomo intelligente, esuberante, spiritoso e molto disponibile (a conversare per MOW), parla a lingua sciolta di tanto altro – attrici negate, l’avvento funesto dei canali por*o gratuiti, revenge po*n, educazione sessuale e sentimentale – insomma ne esce una chiacchiera goduriosa e gaudente. Rocco racconta con candore, senza alcun pudore, la sua ascesa nel mondo del cinema per adulti, il primo incontro con Moana quando entrambi erano poco più che ventenni sul set del primo film di Moana, Fantastica Moana (1987), il secondo per Rocco. Mi ha confidato che girava la voce che Moana, in realtà, avesse girato un altro film por*ografico quando era ancora minorenne dove aveva i connotati diversi perché poi si sottopose a interventi di chirurgia plastica, sicuramente naso e seno, che le addolcirono i lineamenti. Dopo quel primo approccio al por*o, l’aveva abbandonato per farvi ritorno da Moana, molto più bella e sicura di sé. Da quel momento in poi hanno girato insieme tutti i film con protagonista Moana, compresi i due film girati negli Stati Uniti, quasi fossero una coppia fissa, che condivideva bellezza, giovinezza e “bionditudine”. Tuttavia Rocco ammette che a quei tempi Moana aveva qualcosa in più di lui, oltre a essere più grande di un paio di anni. Entrambi comunque condividevano un dirompente anelito di libertà, di voglia di fare la propria strada e di seguire i propri sogni ma l’istinto passionale di Rocco travalicava quello di Moana, come conferma lui stesso: “Con il bene che le ho voluto e con la consapevolezza che un’altra Moana non ci sarà mai più, perché tutte hanno qualcosa ma nessuna è come lei, Moana aveva tutto, tutto, tutto, l’intelligenza in primis, la sensibilità e la capacità di essersi adattata a un mondo che non le apparteneva. L’intelligenza di andare in TV e di essere sempre graziosa ed elegante, senza mai essere una che si difendeva con gli artigli ma sempre con un gran sorriso. Però dal punto di vista sessuale e quando parlo di sessualità parlo di Rocco che la scopre a 12 anni e ne rimane sconvolto, se*andosi tutti i giorni, Moana invece non era così: lei probabilmente la sessualità l’ha scoperta con il por*o”. Mi racconta che in oltre 40 anni di esperienza sui set por*ografici ha visto moltissime donne entrare in quel mondo senza sapere esattamente cosa fosse e di come alcune si siano scoperte attraverso l’hardcore mentre altre abbiano finito per rovinarsi. Moana si è scoperta nel por*o anche se era timida nel girare le scene, era molto meccanica, per niente coinvolta ma era molto brava a lasciarsi guidare e a prendere indicazioni: “La sessualità vera ce l’hai dentro, non hai bisogno di indicazioni, è libera, vibra, si sente, non reciti. Io dico che l’unica forma d’arte che non si può simulare è il ses*o”.
Mi parla di Riccardo Schicchi, negli edonistici anni ’80 pigmalione di tantissime attrici, artefice di una vera e positiva rivoluzione nel campo del cinema a luci rosse perché fu in grado di creare autentici personaggi – “Schicchi vendeva il bronzo per oro” – per questo le sue guerriere del ses*o guadagnavano cifre esorbitanti per l’epoca rispetto alle altre attrici porno: “Non erano vere por*ostar ma personaggi. La por*ostar valeva 500 mila lire mentre Moana era venduta a 100 milioni di lire”. Schicchi pretendeva che fossero sempre le più belle, sempre truccate e agghindate con abiti provocanti e sgargianti, insomma che incarnassero in pubblico il ruolo di sogno erotico per il pubblico maschile: “Dovevano concedersi ma non troppo. Tanto desiderio ma poco arrosto…” Quando Moana torna dall’America ed entra a far parte della scuderia di Diva Futura, la metamorfosi è totale: “Tornata dall’America in Italia Moana cambia dalla A alla Z. Prima dell’incontro con Schicchi Moana sul set non si toccava se non allo scoccare della parola ‘ciak’. La sua metamorfosi giunge quindi dopo e lì Moana iniziava a eccitarsi ed entrare nella parte ancora prima che si accendessero le macchine e partisse la produzione… Purtroppo Moana è cresciuta nell’ultimo periodo della sua vita quando finalmente aveva capito che il cinema per adulti era vivere di ses*o. Il por*o non è solo la bella statuina ma è quella roba lì che lei di suo non aveva”. Rocco racconta di come Baby Pozzi, la sorella minore di Moana, fu subito presa dai produttori per monetizzare sul fenomeno della maggiore. Rocco la conosce a Roma con John Holmes impegnato a girare un film con Cicciolina, insieme a Baby Pozzi e Hula Hop, una ragazza di Roma che lavorava sul set come fluffer, letteralmente stimolatrice del pene, una figura che esisteva negli anni ’80 in America sui set dei film porno: “A Roma erano sul set per aiutare John Holmes 33 centimetri (ridiamo ricordando la canzone John Holmes – Una Vita per il Cinema di Elio e le Storie Tese). Ti racconto una roba surreale: Holmes con Baby Pozzi e Hula era durissimo, alla massima erezione, ma appena si avvicinava Cicciolina gli si ammosciava. È lì che conobbi Baby poi la ritrovo protagonista al posto di Moana nel film Uccello della Felicità – aveva un contratto per 10 film in un anno – girato in un castello dove io facevo il ruolo del principe. Lei mi vede, sorride, solo che era talmente negata nelle scene di ses*o – era l’antitesi di quello che è l’erotismo – che i produttori mi presero da parte e mi dissero ‘Rocco, qui abbiamo buttato i soldi. Siamo nella mer*a. Cambia marcia, vai sul pesante.’ Risposi che non potevo prenderla e iniziare a sco*arla forte. I produttori mi dissero di farlo e di non preoccuparmi. Ricordo che quando ripresi la scena, iniziai come facevo in America con un atto molto più strong – con le americane si poteva fare – e Baby Pozzi incominciò a parlare nel mentre: ‘Rocco più piano, mi fai male, quando finiamo ti prendo a sberle, vai piano, caz*o sei proprio uno stron*o!’ mentre io le dicevo ‘Relax’. Hanno dovuto doppiarla con frasi come ‘sco*ami forte, dammelo tutto dentro’. Insomma avevano a che fare con una ragazza che era completamente negata. Al giorno d’oggi non si potrebbe più fare perché uno finirebbe in galera però allora bisognava salvare il salvabile. Sia chiaro che non l’ho violentata. I produttori volevano più energia, volevano che lei ci mettesse più passione. Unico film perché poi interruppero il contratto e Baby Pozzi sparì. Avevano capito che di Moana ce n’era solo una”.
Gli dico che secondo me il personaggio di Moana andava oltre il cinema per adulti, che lei dominò nell’epoca dorata, anche pioggia dorata, del por*o a cavallo tra anni ‘80 e ‘90. Il documentario – che già nel titolo Segreti e Misteri ambisce con curiosità pruriginosa a scavare nel torbido quasi a suggerire chissà quale morte misteriosa o fuga o addirittura omicidio di Moana – presenta diverse testimonianze e tesi sulla sua scomparsa. Gli dico che l’ipotesi di complotto o altro che non sia la morte per malattia a me sembrano assai inverosimili. Rocco concorda: “Sì sono tutte stron*ate… Non ci sono misteri, né leggende. Ho vissuto con lei l’ultima parte della sua vita. Era diventata magrissima, aveva perso più di 20 chili e aveva deciso di starsene in disparte. Era arrivata a vergognarsi di stare in mezzo alla gente. Moana non è scappata, è morta a Lione sotto i ferri. Questo è sicuro”. Rocco svolge non solo il ruolo di amante nel film ma diventa amico e confidente della riservatissima Moana, che lo “sceglie” perché aveva il volto pulito, ben diverso dai divi di quegli anni. Il ricordo di Rocco è affettuoso: “Moana mi voleva sempre, il nostro era un rapporto particolare: ero il suo amante, il suo ragazzo, il suo amico. Sul set era distaccata dalla troupe ma mai snob. Si confidava con me, ero l’unico che aveva accesso al suo camerino dove parlavamo e discutevamo, mi faceva domande, Moana era molto curiosa, su com’era sul set, su come girava le scene, sulle altre attrici... Non criticava mai nessuno”. Gli domando se ha qualche aneddoto privato che riguarda Moana, al di là del personaggio che tutti noi ‘conosciamo’: “Io non avevo un rapporto con Moana che esulasse dal set. Ero l’attore che faceva avvicinare nel suo camerino, mi ricordo che mi diceva ‘Rocco questi sono tutti matti!’ – all’inizio parlava dei francesi perché i professionisti allora erano per la maggior parte stranieri - erano tutti mattacchioni. Io e lei sembravamo, rispettivamente in versione maschile e femminile, due gocce fuori dall’acqua in quel periodo lì perché sembravamo non appartenere a un mondo che invece era molto più sporco.” Moana ha usato il cinema per adulti come un’arma per prevalere in un campo in cui le donne erano considerate oggetti. Lei voleva brillare di luce propria e non di quella che poteva giungerle dal potere maschile. C’era un netto contrasto tra l’immagine esibizionistica lavorativa e la sua anima borghese: questo divenne l’elemento più potente del suo successo. Rocco: “Devi sapere che negli anni ’80, insomma non c’era Internet, Moana è stata la vera trasgressiva insieme a Cicciolina. Loro si sono veramente prese gli schiaffi in faccia dalla gente dal punto di vista psicologico perché veniva trattate da put*ane. Oggi le put*ane sono ovunque e non parlo di quelle povere donne che battono sui viali e sui marciapiedi, ossia quelle schiave obbligate a starci, ma quelle vere onnipresenti ovunque dalla tv ai social media, influencer che fanno finta di essere tutte delle suore e poi invece... Oggi ne siamo pieni ma all’epoca Moana e Cicciolina venivano circondate da gruppi di persone per strada che gridavano loro ‘tro*e’. Moana ha sofferto tantissimo per questo. Ne ha proprio sofferto molto perché è stata la prima vera a uscir fuori, a cercare di togliere la demonizzazione che subiva il campo del porno, cercando di far capire che era accessibile, normale, che non facevamo nulla di male. Ecco Moana è stata la prima in Italia”.
“Moana frequentava moltissimo il Mar Rosso, amava le immersioni, faceva apnea, erano le sue boccate d’aria, lontana da tutti. Onestamente io credo che in fondo lei si sia pentita della sua scelta, come si pentono nove donne su dieci. Vedi Selen… forse l’unica a non rinnegare il suo passato è Jessica Rizzo. Sembra che tutte ci siano cascate per sbaglio… Lo capisco perché all’epoca lo stigma da parte della società era feroce, quindi hanno cercato di salvarsi”. Oggi tutto è radicalmente ed esponenzialmente cambiato, grazie anche alle pioniere come Cicciolina e Moana e all’avvento nel terzo millennio dell cinema per adulti di massa offerto gratuitamente online: “Oggi in America stanno parlando di fare una legge per portare l’età del consenso por*ografico a 21 e in qualche stato addirittura a 23 anni. Non hanno capito niente. Ci vorrebbe invece una visita medica come quando devi prendere la patente, ci vorrebbe uno psicologo, non so in quale veste in grado di visitarti e valutare se sei pronta o se rischi di farti male. Non è una questione d’età, ovviamente partendo dai 18 anni in poi. Bisogna essere pronti. Come ti dicevo prima ho visto tante ragazze che grazie al por*o si sono riscoperte, che magari prima si sentivano addosso mille problemi e difetti ma tantissime altre che sono finite male. Perché la pornografia ti dà tutta una serie di possibilità di vivere situazioni e fantasie nell’immediato, oggi lo fai e lo vivi con un entusiasmo incredibile e tangibile, ma quando finisce l’entusiasmo e può succedere dopo una settimana, un mese, o dopo un anno, inizia il down”. Rocco ha vissuto e raccontato in diverse interviste, queste fasi oscure nel corso della sua carriera, che decise di abbandonare più volte, finendo poi con il ritornarci anche per una dichiarata, e risolta, dipendenza. Del resto, come per tantissime sostanze, anche il ses*o è una droga, forse la più potente, io la chiamo “erotina”, eros + eroina. Rocco concorda: “Il ses*o è una cosa che mi ha sempre interessato e che mi ha portato avanti – l’energia, la benzina che ho sempre avuto – ma quello che ci vuole è la consapevolezza perché quando fai una scelta del genere devi essere consapevole che poi non puoi girarti verso la società e pensare che sia la stessa roba di prima. È normale che se sei donna poi un uomo non ti vorrà o dovrai trovare quello giusto. Questo sia in Italia che all’estero. Anche in Ungheria è pieno di bigotti”. Ma pagò un duro scotto per la sua libertà e il suo esibizionismo. L’assedio della notorietà tanto agognata la condusse a frequenti viaggi all’estero per rigenerarsi e a rifugiarsi nello sport, anche per mantenere il fisico statuario:
Immagino quindi cosa possa pensarne Rocco del politically correct ormai divenuto imperante e predominante in ogni campo e piattaforma. Qual è la principale conseguenza di tutto questo ‘correttivismo’ nel campo del porno? Rocco: “Siamo alla totale distruzione della creatività perché tutto quello che doveva essere, intendo il politically correct, un occhio di riguardo verso le categorie più denigrate – neri, gay, donne – è stato ribaltato in ‘adesso ve la facciamo pagare’”. Ma soprattutto, a leggere le atroci cronache di stupri di gruppo ai danni di ragazzine, quanto responsabile è tutto questo por*o a portata di click da parte addirittura di bambini? “Se vuoi una notizia vera devi sapere che chi ha rovinato il por*o negli ultimi venti anni è stato l’avvento di Internet quando sono arrivati i siti che all’inizio piratavano tutto. Io mi reputo un por*ografo mentre questa gente, tutti ragazzi sulla trentina, molto bravi con Internet, i più scaltri, non hanno fatto altro che rubarci il materiale. All’inizio ho pensato ma dai, va bene, pensa io sono di Ortona come mai avrei potuto farmi una se*a decente perché magari non avevo i soldi per comprarmi un giornaletto, insomma cercavo di trovarci un lato positivo. Almeno i ragazzi chiusi in giro per il mondo, magari in India o in Cina, possono arrivarci gratis. Insomma mi piace trovare sempre qualcosa di positivo. Poi invece mi sono reso conto che mentre noi eravamo sottoposti a tutta una serie di leggi – età minima 18 anni, liberatorie, controlli sanitari… – questi invece hanno iniziato a postare qualsiasi cosa: ragazzini, amatoriali, revenge po*n, minorenni, ragazze riprese a loro insaputa dai fidanzati… così hanno creato il panico a tal punto che noi, che facciamo il cinema per adulti serio e professionale, siamo finiti nella mer*a perché si fa di tutta l’erba un fascio. Mi domando come sia possibile che nessun governo abbia deciso di chiudere questi siti che danno la possibilità a chiunque di postare qualsiasi schifezza”. Adesso mi ha incuriosito e gli chiedo di spararmela, ma di spararla grossa! E Rocco certo non delude: “In Europa, in soli cinque paesi, Francia Italia Germania Spagna Olanda Svezia, ho guadagnato quasi un miliardo per 10 film l’anno, era una passeggiata poi siamo passati a ridurre sempre più fino a vendere degli abbonamenti. Pensa che oggi io sono diventato dipendente di questi qua, non i siti gratis, io sono distribuito da una società canadese dove non vedi nulla di gratis, bisogna entrare con la carta di credito, devi avere 18 anni, sono siti con mille regole”. Gli racconto un aneddoto ‘divertente’ che ho letto in un articolo dedicato proprio al business del cinema per adulti: il big boss di MindGeek, la holding da cui dipendono i più noti siti, è un imprenditore italo-canadese, definito il re della cannabis legale, che di nome fa Rocco meliambro! Rocco, che ben conosce MindGeek, scoppia a ridere, almeno per un attimo perché poi, serio, prosegue: “Quindi a causa di questi canali che hanno messo in rete materiale illegale, con bambini, facendo (dis)educazione sessuale a ragazzini di 10 anni, per colpa loro noi adesso non possiamo più fare nulla. Oggi mi trovo sul set a perdere un’ora con ogni ragazza a fare mille domande, a richiedere documenti, telecamere dentro e fuori dal set, per evitare qualsiasi accusa di molestia, perché oggi le ragazze sanno di essere super protette e possono denunciarti quando vogliono. Noi produttori siamo lì e se poi una ragazza mi dice che le piace il sesso rough, come in pratica a tutte, con una yes/no list, cosa ti piace e cosa no, no schiaffi in faccia, no sputi, e anche se alla ragazza piace, noi non possiamo farlo.”
Dopo oltre 40 minuti di libera e liberatoria intervista, il discorso volge al termine ma esce il nome di Barbara Costa che scrive, e lo fa molto bene, di por*o su Dagospia. Rocco mi dice: “Ma chi è lei? Perché è un enigma. Ma chi diavolo è? Lei comunque difende molto la sessualità femminile, la libertà. In un periodo di politically correct come stiamo vivendo adesso, dove bisogna sempre stare attenti a quello che si dice, Barbara si espone molto verso la sessualità estrema”. Concordo, la penna di Barbara dimostra grande coraggio e acuta intelligenza, rigenerante la sua scrittura, una boccata, anzi una bocchinata, d’aria fresca, in un’epoca in cui si è persa completamente l’ironia. Il ses*o è gioia, un gioco e tutto questo è andato perso. Io preferisco il por*o anni Ottanta, i film con una, seppur vaga e ridicola, storia, quelli con Roberto Malone, Selen, Jessica Rizzo. Rocco concorda e mi fa i complimenti. Oggi è diventato tutto finto molto meglio prima: “Brava, brava! Gente seria e vecchio stile”. A me non frega della performance. Io amo il ses*o casereccio. Rocco: “Chiamami quando vuoi!” Allora ci risentiremo per la recensione di Supersex!