Una femme fatale dai capelli azzurri non si vede tutti i giorni. Rose Villain che canta la sua versione femdom di “Silent Night” in lingerie Yamamay, infatti, non è affatto innocente, non che ci sia qualcosa di male. Il Natale con la sua sacralità, il presepe, la neve, le decorazioni sono solo una cornice, uno sfondo magico per quello in cui ormai si è trasformato, o forse ai livelli di jet-set e alta borghesia è sempre stato. Un teatro peccaminoso fatto di saune, piste da sci e baite a Cortina d’Ampezzo che la trovata pubblicitaria di Yamamay è riuscita a rappresentare perfettamente nell’erotica collaborazione con la diva Rose Villain. Tutto questo è il contraltare a quei momenti istituzionali di alta sobrietà morale e stilistica in teatri di tutt’altra levatura, come La Scala di Milano, dove l’intero star system italiano è andato in scena foderato Armani e ha proferito parole di rispettabilissima sensibilità verso la condizione della donna. Primo fra tutti il gattaro Achille Lauro che ha parlato de “la fragilità della donna, che ora è giusto mettere al centro” (più o meno ha detto). Effettivamente Lady Macbeth è la storia di una donna che tradisce, uccide, tenta di emanciparsi, ma poi a sua volta tradita dall’universo non riesce ad impedire che il senso di colpa prevalga e alla fine si suicida. Una Madame Bovary un po’ più estrema, via. Rose Villain per Yamamay ne è l’esatto opposto. Non necessariamente la donna che tradisce con il corpo, ma con la mente, lascia intendere la sua nudità strozzando l’uomo con calze a rete, tacchi a spillo con cui infilzare il cuore dei malati di cuore, inducendo al suicidio i maniaci sessuali ormai dilaganti, gli “incel” porno-dipendenti.
Quando Renato Zero cantava “Ti bevo liscia” (ricordate? Ora sistemo le luci e ti riempio di baci / ma non ti posso raggiungere / sei solo un poster sul muro, /un poster bello davvero, /pubblicità di una bibita […] Sono malato di pubblicità) descriveva perfettamente il potere morboso che esercita la bellezza del corpo di una donna sulla mente perversa di un uomo, anzi, dell’italiano medio, che con la moglie sottomessa si mostra tiranno e di fronte all’irraggiungibile bellezza di una diva mezza nuda su di un poster pubblicitario è uno schiavo. Un dualismo totalmente italiano tra santità e peccato. Fossimo stati in Francia una pubblicità come quella di Rose Villain non avrebbe fatto così tanto presa, d’altronde Parigi è la città dei lumi, ma soprattutto la patria del libertinaggio. I francesi si tradiscono gli uni con gli altri, fanno la parte degli amanti, non dei cornuti. “E’ solo un fatto di corna” no? In Italia invece, patria del Cattolicesimo universale, dove c’è il Vaticano, il Papa, le corna feriscono il sottomesso mortalmente, tant’è che poi in molti, dalle guardie giurate agli ingegneri meccanici, quella donna che non riescono a possedere, a contenere, la amano alla follia, poi l’ammazzano. Oppure la sera prima si ubriacano, vanno a puttane e la mattina dopo, con la famiglia al fianco, la moglie profumata e casta, i bambini con la camicia bianca inamidata, vanno a messa e si mettono in mostra per fare invidia al vicino di casa che si è comprato il tagliaerba nuovo. Un po’ come i cantanti che vanno alla Scala di Milano, tutti moraleggianti a parole, ma poi vivono il vizio, la passione, totalmente al di là del bene e del male. Rose Villain è il simbolo del peccato che gli italiani non confesseranno mai, i cantanti a La Scala di Milano la santità dell’orgoglio patrio, così sensibile verso la fragilità della donna. Ci proviamo ad essere francesi, ad accettare la realtà dei fatti, ma ci viene male, perché non vogliamo accettare che Rose Villain è la donna indistruttibile, colei che per la sua bellezza soprattutto esteriore soggiace agli ostacoli e ai pericoli del mondo intero, Lady Macbeth invece non può sopportarli, nonostante i suoi sforzi e muore sotto il loro peso, che poi è il peso della morale sposata da chi ha scritto l’opera. Sono i simboli di due epoche distinte. Oggi la donna non si suicida, oggi la femme fatale si tinge i capelli di azzurro e domina, è potente, in tutti i sensi. Dal punto di vista sessuale, ormai è libera di esercitare la sua influenza scevra di ogni impedimento dovuto al cattolicesimo, ormai inesistente. Dal punto di vista politico, l’Italia ormai è una società matriarcale, Giorgia Meloni è la vera femdom dello stivale con il tacco a spillo che è il nostro paese. Intendiamoci, non c’è niente di male a dire che il patriarcato è un pianeta lontano ormai, perché Rose Villain potrebbe ordinarci di comprare qualsiasi cosa, addirittura un termosifone, un tostapane, un ferro da stiro, saremmo contenti di esaudire ogni suo desiderio in cambio di una frustata.