«Oh, ma quanto ho goduto a vedere sta scena. Non avete idea». Ci siamo abituati a vedere Roberto Parodi che asfalta Salt Bae. Ma che dire di Parodi che asfalta Salt Bae già asfaltato da Leo Messi? Un sadico che passa sopra la carcassa spiaccicata in strada? Forse. «Messi molestano da sto tafan – sembra Johnny Depp comprato su Wish – che gli tira il braccio per farsi un selfie». A stento trattiene le risate, Parodi, che continua: «“Scusa Messi, scusa Messi”. Cazzo, sembra il bangla con le rose davanti alla Risacca 6». Non si può dire ci sia andato leggero. In neanche mezzo minuto Salt Bae è passato, proverbialmente, dalle stelle alle stalle, dando ulteriore prova della mancanza di classe di cui lo accusa Parodi.
«C’è Messi che lo guarda tipo “Oh, ma che cazzo vuole questo qui, qualcuno ha ordinato il Kebab?”». Il maestro di eleganza sembra prenderci gusto. «Credeva di essere il padre eterno, nessuno se lo filava. Oh non si arrende, dopo Messi va a rompere i coglioni a tutti gli altri giocatori dell’Argentina». Quanto meno la perseveranza. Ecco poi che il prof Parodi suggerisce un tema ai suoi studenti: «Comunque da questo siparietto si potrebbe scrivere una tesi di laurea sul burino che non sa stare al suo posto. Primo: puoi anche avere l’aereo privato ma se sei un maleducato troverai sempre qualcuno che ti tratta come uno zanza. Secondo: il tamarro arricchito è preda del fascino dei vincenti. È più forte di lui. Non importa chi sia il vincitore. Se avesse vinto la Francia, sto nano da giardino andava a fare il paggetto dai francesi, poco ma sicuro. E terza cosa: il burino ricco deve mostrare di far parte dell’élite, di far parte di quel giro, di essere disperatamente accettato, di esserci anche lui. Non importa se non c’entra un cazzo, se nessuno lo caga e fa delle figure di merda. Lui no lo coglie. E poi per cosa? Solo per fare un selfie con la sua manina così [e imita il gesto del sale di Salt Bae, ndr]. Ma vai a…» sigla.