C’è un mistero che splende più delle luci dell’Ariston al Festival di Sanremo: l’abbronzatura di Carlo Conti. Non un semplice colorito dorato da weekend al mare, ma qualcosa di più vicino a una nuance “carbonizzata”, tanto che Dagospia ha deciso di indagare. E lo ha fatto interpellando Fernanda Lucia Perez, truccatrice di cinema che ha lavorato con Tilda Swinton, Daniel Craig e Julia Roberts. La diagnosi? “Si chiama tanoressico. Questo disagio psicologico – simile a quello degli anoressici che vogliono sentirsi sempre più magri – colpisce coloro che non trovano che la loro abbronzatura sia mai al punto giusto, e ne vogliono sempre di più, di più.”
Perez, intervistata da Carlo Antonelli, prosegue: “Conti non può andare oltre. È proprio carbonizzato. Sostanzialmente, in questa direzione, ci sono lui e Donald Trump. Solo che Trump è tendente all’arancione e sta anche tornando un po’ indietro rispetto al passato. Conti no.”
E le conseguenze sulla pelle? “Gli occhi sono estremamente pieni di rughe, se vedi la base del collo sembra un tacchino tutto. E poi sai cosa ho notato adesso? Guardando una sua foto che lui, tra l'altro, attorno agli occhi ha la palpebra inferiore molto bianca. Fa frequenti lettini abbronzanti. Non che l’abbia negato. Ma questo è un errore grossolano che cercheranno di correggere con terra a palate.”
![Carlo Conti](https://crm-img.stcrm.it/images/42406739/2000x/20250211-151229916-8946.jpg)
C’è un modo per tornare indietro da questa “sbornia” cromatica? “Ci vorrebbe un anno a decrescere, da questa botta che dura da decenni.” Un anno sabbatico… dal sole. E il trucco? Non è un’opzione: “Non si può fare nulla. Diventerebbe grigio. Abbronzare fino all’impossibile si può col make-up, ma non il contrario.”
Ma grigio come? “Non c'è storia: grigio topo.”
Infine, un confronto internazionale: “Tutti sanno che fa male abbronzarsi, ma in Sud America se ci sono persone abbronzate sono tutte dai 70 in su, e fuori dalla tv.”
In un’epoca in cui la tv cerca di avvicinarsi al pubblico giovane, l’abbronzatura di Conti sembra quasi un omaggio agli anni ’80. O, per dirla con le parole di Perez: “Nulla di più lontano dall’avvicinamento al pubblico giovanile che sta cercando.”
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