A chi gli domandava come si sarebbe descritto, risponde: “Uno stronzo che si fa amare”. Sta di fatto che non ne azzecca una giusta. Altro che verità, quella paventata come fondamenta del suo lavoro: “La mia cifra è proprio fare una comunicazione che si basa sulla verità, non c’è la prova e non riuscirete mai a provare che io abbia fatto una comunicazione taroccata”. “Megalomane e vittimista”, secondo Guia Soncini, ma lui rigetta le accuse: “Onestamente, megalomane in che cosa?”. Per poi darsi il merito del Recovery Fund. “Più che l’essere mitomane […] mi piace scherzare”. Ecco, era uno scherzo. È tutto uno scherzo. Non è uno scherzo, però, che Rocco Casalino sia stato il responsabile della comunicazione di uno dei partiti più importanti del momento, per due volte al governo. Anche lui inizia a capire che qualcosa non va: “Ma cose buone ne hai?”. No, Rocco, credo di no. Nel Movimento 5 Stelle ha più amici che nemici, crede. “Quello che mi resta dell’ingegnere è una profonda razionalità”. Però si sente insicuro. Alla fine, Rocco Casalino si sente un dottor House senza bastone, un pioniere, un genio. Difficilmente si guarda alle spalle, anche se è lui a tirar fuori del Grande Fratello, salvo poi parlarne male.
Sull’omosessualità. Non ne ha parlato mai con il padre (violento), che gli faceva qualche trucco per portarlo a fare coming out. Ma quando ha capito di essere omosessuale? “Un po’ tardi. Anche per questa situazione familiare ho fatto molta fatica ad accettarmi”. Fino ai 35 anni è stato fidanzato con una ragazza con cui faceva “regolarmente sesso”. Si era convinto, a forza di darci giù, di essere almeno bisessuale. Avrebbe voluto fare una famiglia, avere dei figli, vivere da eterosessuale. Ma così non è stato, purtroppo. Ha fatto sesso con centinaia di donne, dice, ma ormai ha capito di essere omosessuale. “Anche oggi sento che entrare nel corpo di una donna è più naturale. Il corpo di una donna è più caldo, umido e accogliente”. Sembra strano dirsi omosessuale e poi preferire il sesso con le donne, ma tant’è. Se Casalino fosse un meme sarebbe Robin e il mondo il Batman che lo schiaffeggia.
Tutto sembra ordito contro di lui. A partire dal suo libro, dalle sue stesse parole, dalle sue interviste. “Se sono quello che sono non lo sono per il Grande Fratello. Lo sono perché ho studiato tanto, dall’Illuminismo a Baudelaire, dall’Umanesimo fino alla passione che ho per la letteratura italiana”. Sei uno di noi, perso – come noi – tra le pagine del Candide, ou l'Optimisme di Voltaire e negli scritti politici sull’uso pubblico e privato della ragione di Kant; nei versi di Antonio Beccadelli e dei poeti parnassiani. Un’unica inestricabile rete che dovrebbe suggerire un tipo di formazione enciclopedica, sempre pronta e fruttuosa a ogni evenienza. Non è vero? Allora perché non provarlo? È quello che gli chiede la Fagnani: “Mi dica i suoi classici di riferimento”. E lui: “Dostoevskij sicuramente, Goethe sicuramente – perché “sicuramente”? – Pirandello, Moravia, Baudelaire”. Così la Fagnani: “Ecco, mi dica una poesia di Baudelaire, a parte L’albatro”; “No, a memoria. Nel mio lavoro uno dei grandi problemi che ho, anche nei contesti internazionali, è la memoria. Anche nella mia facoltà, ingegneria, non riuscivo a ricordare le formule, le ricavavo. […] Aspetta, adesso ricordo Baudelaire. Madame Bovary o…”. Madame Bovary. Madame Bovary. Madame Bovary. Madame Bovary. Il famoso poema di trecento pagine in versi liberi. Madame Bovary. Per fortuna non ha parlato di Guerra e pace di Dostoevskij. O dell’Alcyone di Leopardi. “Chiare, fresche et…”, com’è che diceva quella poesia di Boccaccio?
Che un esperto di comunicazione non abbia letto Baudelaire non è così assurdo. La lingua dei poeti non è la lingua dei mercati, dei training autogeni e delle pubblicità. È una lingua pazza, che fa (quasi) sempre ciò che vuole. A uno come Casalino, a cui non serve domare i fulmini per cucinare un petto di pollo, di Baudelaire non dovrebbe fregare nulla. Non perché Baudelaire non tocchi ogni uomo (figurarsi; e che dire di Dante?). Ma perché Casalino ha scelto la via più facile, quella che non porta a nessun sottobosco di frutti, a non domare i venti. Interviste, populismo e ricchezza. Lui, che di zattere non vuole saperne, pensa di viaggiare in prima classe. E invece è ancora sulla spiaggia.
“Ho capito di avere una forma mentis molto razionale e una capacità nel convincere”. Uno dei tanti pregi che tende a non voler nascondere. “Sono consapevole, essendo un esperto di comunicazione, che la mia immagine è sottozero. Ma mi sono detto, sai che c’è? Ora lavoro anche alla mia immagine”. Per farlo chiama in causa la settima arte, il cinema, ma il progetto è lontano. “Il cinema è un mondo a parte, molto complicato”. Come regista le sarebbe piaciuto Sorrentino? Sembra di sì. “Era partito molto bene il film, mi voleva un regista molto importante e io credo dia ver detto quella sciocchezza inconsapevole che il mondo del cinema è un mondo molto complicato. Si sono offesi tutti, non mi hanno più rivolto la parola”. Ma lui scherza, scherza moltissimo. Insomma, li fa incazzare tutti, forse tanto uno scherzo non è.