Mercoledì 26 giugno 2024. Nuovo sciopero dei mezzi a Milano. Enorme indignazione social. Le fasce garantite, sempre ridicole, sono prima dell'alba e dopo le 18. In pratica, il cittadino, al solito, si attacca al tram. A prescindere dalle ragioni che hanno portato i lavoratori di ATM a incrociare le braccia, per una volta non di venerdì - diamogliene atto, la più grossa sorpresa è vedere queste orde di Unni meneghini stracciarsi le vesti per lamentare il disservizio. Buongiorno, bimbi! Milano è, oramai da anni, una città costruita a uso e consumo dei turisti ricchi. O di ricchi che si muovono in bici perché gli fa tanto bohemienne (e per l'ambiente, ovvio, per l'ambiente). Milano è una città che prende a calci nel culo chi accetta la sfida di provare a viverci ogni giorno, dedicando però meravigliosi boschi veriticali e zone verdissime per qualunque opulento milionario arrivi dall'estero intenzionato a trascorrere una "week" nel "place to be". Loro si muovono strapagando Über, le linee della metropolitana sono soltanto spostapoveri di cui non interessa a nessuno. Ben svegliati nella realtà dei fatti che, come sempre, fa schifo.
A Milano non importa una cippa se tu, brianzolo o nato entro i regali confini del capoluogo, devi andare a lavorare. A Milano interessa, da fin troppo tempo, coccolare i turisti ricchi perché loro hanno gli sghei, tanti sghei. Basta andare a fare la spesa per rendersene conto: puoi pagare le ciliegie una cifra simile solo per tornare a casa, in patria, a raccontare di quella follia che ti è successa all'estero. Lo stesso, manca poco, per detersivi, dentifrici, qualunque cosa. Milano è sempre stata cara rispetto ad altre città nostrane, ma da qualche anno ha messo la quinta, si è maggiorata e lo sbatte in faccia al mondo intero, in primis ai suoi sciagurati cittadini.
Possiamo pure indignarci se un giorno non passa la metro, se per una settimana al mese non passa il tram. Il punto è che non serve a niente perché non siamo nel target del Comune. Lo testimoniano, tanto per fare un esempio sempre caro come il fuoco, i prezzi folli degli affitti. Canoni mensili da mille e passa euro più spese per loculi da 20 mq che forse potrebbero aspirare a essere, al massimo, piccole stanze d'albergo. Nessuno ci vivrebbe davvero perché non sono abitabili, adatte alla sussistenza dell'essere umano medio. Un weekend, però, te lo puoi fare. E per questo esiste la sciagurata infestazione di affitti brevi, anzi, brevissimi. Abitare a Milano non fa guadagnare Milano come passare due giorni a Milano. Quindi a chi ha da fatturare, da enfatizzare la grandeur di Milano non frega proprio nulla di come tu possa riuscire ad avere un tetto sopra la testa. Figuriamoci del modo che ti devi inventare per andare al lavoro. Il lavoro da povero che tieni perché chiunque, al di sotto forse di Khaby Lame, è troppo povero per Milano. Semplicemente, non se la merita.
Mentre il sindaco Beppe Sala, bontà sua, si preoccupa su Instagram per il tasso di inquinamento dell'aria milanese, finge. Finge di non sapere che qui, va bene respirare, ma non sappiamo come arrivare a fine mese con un tetto sopra la testa. L'aria se la godono, al massimo, i turisti. A cui il primo cittadino deve pur raccontare questa città come il posto più salubre, magico e attento all'ambiente del mondo conosciuto e conoscibile. Le imprecazioni di chi ci vive, invece, non salgono al cielo. Come i proverbiali ragli d'asino. D'asino povero, s'intende.
Se ancora vi indignate per lo sciopero dei mezzi, avete ragione. Ma anche torto. Milano prende tutti a calci nel sedere da anni oramai ed è stata strutturata, plasmata per essere proprio così: a servizio dei turisti ricchi che potranno, ingolositi dall'onomastica, godersi il privilegio di una night out in quel di "NoLo" (che rimane pur sempre via Padova, un posto di merda, intendiamoci). Potersi mantenere un tetto sopra la testa non è un problema. Non è un problema per il sindaco che, nonostante le moine social, si riferisce chiaramente a un altro target, quello coi danè. Noi poveri stronzi, al solito, ci attacchiamo al tram. Se passa.