Se davvero sono un milione le persone che sono scese in piazza oggi a Roma allora bisogna osservarlo: il problema non è più solo Gaza. E noi di MOW è da tempo che lo diciamo, e dati gli ultimi sviluppi sembra non essere stato esagerato l'uso del termine "guerra civile": a Roma, mentre scriviamo, sono apparsi i Black Bloc, gli antagonisti, ci sono scontri con la polizia, lanci di bombe carta e si inizia a parlare di vera "guerriglia urbana", e proprio quando le trattative della pace per Gaza stanno accelerando. Perché le cose sono due: o davvero abbiamo un movimento scemo, cavalcato da politici e sindacalisti dalle idee bolse, che non riesce a capire come Donald Trump, con il suo piano di pace, abbia scavalcato (a destra e a sinistra e anche al centro) ogni protesta di piazza, ogni Flotilla barricadera, ogni parlamentare pronto a sfruttare i propri privilegi (“eravamo provati psicologicamente”, si sono giustificati, mentre gli attivisti detenuti venivano arringati da Itamar Ben Gvir con le seguenti parole: “Siete terroristi. Dovete marcire in prigione”), oppure il “Nuovo Movimento”, come in molti iniziano a chiamare questa “Cosa”, intuendo che il termine “Propal” non è più adatto a definire il movimentismo di questi giorni, porta in piazza rivendicazioni altre, delle quali la situazione palestinese è solo l’innesco.

Ci stiamo chiedendo in molti, in questi giorni, cosa c’entrino i sindacati con la causa palestinese, rispondendoci (non vedo altra logica alternativa) che a corto di idee e di funzioni sociali si siano messi inseguire la moda del momento in una sorta di Gaza Fashion Week. Allo stesso modo i partiti della cosiddetta sinistra, rappresentati egregiamente dai quattro moschettieri del mare impavidi come sardine (ve le ricordate, le “sardine”?) si comportavano come Ponchia e i suoi tre compagni in Marrakesh Express andandosene di corsa dalla prigione - “Vamos, vamos, rapidamiente, rapidamiente” - e immaginando di arrivare in Italia e di essere accolti da eroi mentre si trovano, oggi, ad arrampicarsi sugli specchi e a ricordare che “26 italiani stanno rientrando”, grazie a Tajani e a questo governo, però. Insomma, la sinistra, o come volete chiamarlo, il centrosinistra o il turbocentro new democristiano moderatissimo, è totalmente scollegato dalla base, o dalla “piazza” che goffamente vorrebbe rappresentare. Eppure, ad accordo di pace iniziato, grazie a Donald Trump e a Netanyahu, aspettando la risposta di Hamas (sempre tutto sopra la testa dei poveri civili palestinesi e israeliani, anche se i primi colpevoli di sopportarsi Hamas – ma con quantomeno la scusa che viene difficile ribellarsi a questi estremisti – i secondi colpevoli di averlo votato, Netanyahu, anche sapendolo benissimo a capo di un partito, il Likud, nelle cui file militava Ygal Amir, che assassinò Yitzhak Rabin, colpevole, per l’estrema destra israeliana, di avere firmato con Yasser Arafat gli accordi di Olso) dicevamo, a trattative per la pace iniziate, il “nuovo movimento” è in piazza. E’ solo per Gaza? E’ solo per i membri della Flotilla ancora nelle carceri israeliane, quando si sa che chi ha firmato il foglio di via sta per tornare in Italia e restano detenuti solo chi si è rifiutato?

Insomma: la domanda è semplice. Se è vero, come sembra, che i sindacati non c’entrano (si occupassero delle situazioni angosciose in cui versano milioni di nuovi poveri italiani), che i partiti politici della (cosiddetta) opposizione appaiono più confusi che persuasi e che la situazione attuale a Gaza non sembra più giustificare questa – chiamiamola col suo nome – rivolta popolare (pacifica, non pacifica, mezza e mezza, non ha importanza ai fini di questo ragionamento), ma allora, perché ci sono ancora un milione di persone in piazza? E anche fossero quattrocentomila, la domanda resterebbe. Non è che hanno le balle movimentate per ragioni che ci portiamo appresso da molto tempo e che forse le cariche delle forze dell’ordine (compresa quella – davvero disturbante – contro alcune persone che stavano prestando aiuto a un manifestante ferito) non riescono più a tacitare? Noi la domanda l’abbiamo posta. Si attendono risposte. Se le avete. Considerando che forse, questa, è una domanda retorica.
