Dopo la pessima figura rimediata con la vicenda Core (Community Organized Relief Effort ), la sua organizzazione filantropica fondata nel 2010 per sostenere la popolazione di Haiti e accusata, all’inizio di quest’anno da un’inchiesta di Bloomberg, di malagestione, poca trasparenza e di aver ignorato vari casi di molestie sessuali, Sean Penn, 63 anni, due volte premio Oscar, prova a redimersi dedicandosi anima e corpo alla causa Ucraina. L’attore hollywoodiano ha appena lanciato il su ultimo, crudo, documentario Superpower (in streaming ora su Paramount+), che racconta i suoi viaggi a Kiev prima e dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022. Penn afferma che la sua intenzione era quella di intervistare il leader ucraino Volodymyr Zelensky per “conoscere e scoprire la persona, dato che sembrava un film nel film”.
Bello il nuovo documentario, ma…
Il destino, come racconta Usa Today, ha voluto che il leader ucraino e Sean Penn si incontrassero il 23 febbraio 2022, un giorno prima che la Russia lanciasse la sua invasione lungo il confine orientale dell’Ucraina. I due si sono incontrati di nuovo il giorno successivo, nonostante si vociferasse che le truppe russe stessero cercando di uccidere Zelensky e rovesciare la sua leadership. “La terza guerra mondiale è iniziata e l’Ucraina è in prima linea”, racconta il presidente ucraino a Penn durante un incontro in un parco, ipotizzando una possibile escalation. “Non vogliamo che gli americani combattano qui. Ma se non vinciamo, gli americani combatteranno (qui)”. Nulla da dire sul Penn regista che coglie un momento drammatico della storia recente, immortalando il clima che si viveva in Ucraina durante le ore, tragiche, dell’invasione russa del Paese. Un’invasione ingiusta e illegale. Anche se forse un giretto nelle regioni del Donbas, di Donetsk e Luhansk, negli 8 anni precedenti, gli avrebbe consentito di cogliere anche gli umori di una fetta di popolazione russofona che la vede diversamente dalla leadership ucraina. Così, giusto per avere uno sguardo a 360 gradi. Ma tant’è.
L’attivismo dell’attore
Il problema è che Penn ha assunto posizioni belliciste e guerrafondaie da sembrare una specie di di supereroe macho alla Rambo (chissà cosa cosa direbbe il suo amico Hugo Chavez in merito). Basti pensare che l’anno scorso l’attore ha dichiarato che avrebbe fuso le sue statuette a sostegno dell’Ucraina se Zelensky non fosse stato invitato agli Oscar. "Ho pensato: “Vabbè, fanculo, sai cosa? Le darò all’Ucraina””, ha spiegato Penn a Variety. “Così potranno fonderle per farne proiettili da sparare ai russi”. La sua ricetta è: armi, armi e ancora armi. Tutte quelle che Kiev chiede per affrontare i russi. Per l’attore, non esiste l’imprudenza con una potenza nucleare. Anzi, l’essere prudenti, oggi, è stato, a suo avviso, “un tragico errore”. La Terza Guerra Mondiale? Una guerra atomica dalle conseguenze apocalittiche? Diplomazia? Nemmeno parlarne. Evidentemente Penn ignora completamente ciò che significa provocare un’escalation con Mosca, rischio concreto che persino l’amministrazione Biden vuole scongiurare. L’attore ha così esortato la Casa Bianca ad adottare un approccio più aggressivo, spiegando alla folla presente alla proiezione del suo film Superpower che coloro che stanno influenzando la politica statunitense "devono uscire dal business della pura prudenza". "La cautela è stata molto importante, umanamente e politicamente. Ma molte volte nelle emergenze la moderazione è nemica dell'azione", ha aggiunto Penn. "Penso che ci siano persone influenti, forse influenti con il nostro presidente, che devono essere incoraggiate a uscire dalla pura cautela, perché inizia a tradursi in codardia”. Essere “prudenti” e provare ad evitare una guerra ancora più drammatica significa essere codardi, caro Penn?
Greenwald: “È un fanatico”
L’attore-attivista dovrebbe sapere che, dall’inizio della guerra, l'amministrazione Biden e il Congresso degli Stati Uniti hanno stanziato più di 75 miliardi di dollari in assistenza all'Ucraina, senza contare tutto quello che hanno messo sul piatto i Paesi europei. Risultato? La controffensiva è stata - fino a questo momento - un fallimento. Le perdite per Kiev - così come per Mosca - sono state sconcertanti: nella provincia di Poltava, un funzionario regionale stima che per ogni 100 soldati ucraini mobilitati lo scorso autunno, ne rimangono solo 10-20. Le reclute non riempiranno il vuoto, poiché è stato raggiunto solo il 13% dell’obiettivo di mobilitazione locale, nota il giornalista investigativo Aaron Maté. C’è da considerare anche il fattore tempo. Entro la fine di ottobre, stima un funzionario della difesa occidentale che ha parlato al Wall Street Journal, Kiev dovrà “passare dall’attaccare al mantenere la posizione”, oltre a proteggere le infrastrutture civili dagli attacchi russi. E nonostante la tesi secondo cui la Russia sarebbe a corto di armi, gli stati della Nato ora ammettono che la produzione missilistica russa ha superato i livelli prebellici, “lasciando l’Ucraina particolarmente vulnerabile agli attacchi nei prossimi mesi”, secondo quanto riferito dal New York Times. È lo stesso Maté, con un filo di sarcasmo, a commentare le roboanti dichiarazioni belliciste dell’attore hollywoodiano su X (ex Twitter): "Solo i codardi temono la Terza Guerra Mondiale. Firmato: Il coraggioso genio militare Sean Penn”. “Detesto doverlo menzionare - attacca su X il giornalista Glenn Greenwald - ma nulla del sostegno fanatico di Sean Penn alle politiche di guerra di Biden dovrebbe sorprendere. Nel 2013, in un piccolo salone a Los Angeles per la ‘sinistra di Hollywood’, Penn urlava contro di noi per aver criticato Obama, sostenendo di sapere quello che noi non sapevamo”. Spiace dunque vedere un eccellente attore vestire i panni del milionario borioso che crede di essere un mix tra John Rambo e Che Guevara, ma non è né l’uno né l’altro.