"All'uomo! All'uomo!". Oramai si può benissimo sostituire questa esclamazione d'allarme a quella, più generica e vetusta, che indicava invece il lupo come minaccia all'incolumità personale. Tocca tornare nuovamente sui cortocircuiti del doppio standard e tocca farlo con urgenza, perché la nostra ridente società proseguita a non imbroccarne una. E a schierarsi in massa via social per fare danni, potenzialmente, ancora maggiori. A meno che nel pomeriggio del 9 agosto non foste su una SpaceX in compagnia di Elon Musk verso Marte, di sicuro avrete visto il video, pubblicato da Dagospia, in cui due più che benestanti torinesi si mollano. Alla loro stessa festa di fidanzamento lui, Massimo Segre, prende il microfono e, con aplomb invidiabile, elenca i motivi per cui, a sopresa, non sposerà più la compagna Cristina Seymandi. "Ti regalo la libertà - le dice - la libertà di andare a Mykonos con l'uomo che ami davvero" (un falcoltoso avvocato locale, pare). Sia come sia, dopo le assai copiose risa generate dalla feral clip, ecco oggi le migliori (?) menti della nostra creme intellettuale stracciarsi le vesti, puntare il dito contro quel bruto, Segre, che ha osato perpetrare il folle gesto di lasciare una donna che, forse, non lo amava neanche troppo. Invece di sposarla comunque e stare zitto, si suppone. Da più parti, gli si dà del "violento" (addirittura?), mentre c'è chi con una laurea in Psicologia conseguita nottetempo, diagnostica allo sciagurato perfino un disturbo narcisistico di personalità. E tutto questo per un semplice motivo, ovviamente sottinteso: Segre è un uomo, se fosse stato una donna, oggi sarebbe la nuova Barbie paladina dell'empowerment femminile. E questa non è una supposizione. Basti pensare a come sia stata elevata a idola delle masse Shakira per quella revenge song (e tutte le altre infamie) contro l'ex fedifrago Gerard Piquè.
All'inizio, pensavamo si trattasse di semplici troll estivi. Sotto all'ombrellone ci si annoia un bel po', è noto. E allora perché non andare a pungolare la storiella del giorno, quella sulla bocca di tutti, per stravolgerla e farci un po' di big like? Ma sì. Così, l'intervento via Twitter (pardon, X!) di Christian Raimo poteva sembrare (e ancora speriamo sia) nato da semplice bramosia di boutade. Si parte da una presunta "violenza" che Segre avrebbe perpetrato ai danni della compagna, arrivando alla conclusione che, essendo questo video su tutti i giornali online, "è inutile fare corsi di cyberbullismo nelle scuole". Sarà uno scherzo, impossibile prendere una sparata del genere seriamente. Eppure, la conferma che il "sentiment" nei confronti della scenetta à-la Temptation Island tra ricconi sia stato stravolto arriva presto...
E arriva presto dalla Colombia, dove Selvaggia Lucarelli sta svernando in vacanza. La nostra arriva a interrompere la propria siesta per un intervento a gamba tesa, contro Segre. Descrive il video come "desolante" e da lì in poi, asfalta il poro banchiere: "un boomer passivo aggressivo [...] con la freddezza del serial killer". In chiusura, sottolinea: "A voi che applaudite quell'uomo, ricordo che questa roba è violenza. Segre è tutto meno che ferito: è un narciso pieno di sé che ha pianificato la sua vendetta con lucidità e umilia lei per riparare non un dolore ma una ferita narcisistica. E infatti la riparazione avviene in pubblico perché di quello ha bisogno: non di raccontare la sua sofferenza, ma di vincere. Uccidendo lei".
Anche soltanto la scelta semantica dei termini, fa rabbrividire: "serial killer" che alla fine "uccide", pure in modo "violento", la vittima. Ci dispiace, potrebbe essere tratta da un'enciclica di Papa Francesco, ma tale spatafiata, come quella precedente, è una boiata dall'inizio alla fine. E non certo per personalismi, ma per amor di buonsenso (ammesso che ancora esista e che non sia considerato un termine "patriarcarle", chissà mai, magari pure "fascista").
Se già in centinaia di migliaia di oche al pascolo e pur blasonati paperi ripostano quanto scritto da Lucarelli, come da tanti altri sulla falsariga del "trend", esprimendo grande biasimo nei confronti di Segre, noi ci diaciamo francamente terrificati. Terrificati da una società che delega il proprio senso critico (una prece!) agli hashtag del momento, a quanto gridano i social, a chi accumula più cuoricini di venerazione. Segre avrebbe potuto gestire la delicata situazione all'interno delle mura domestiche? Ovviamente sì. Ma perché farlo? Siamo reduci dalla seguitissima quattordecesima edizione di Temptation Island, ogni giorno in tv, pure d'estate, a qualsiasi ora, gente racconta i fatti propri alla mercé di milioni di telespettori. Per scandalizzarsi, in modo anche parecchio borghese, del dato fattuale che i media siano diventati lo sfogatoio di chiunque tenga un tiramento, è forse un filo tardi. Anzi, è proprio ridicolmente anacronistico. Intanto Segre è la persona peggiore del mondo, nonostante parli "con il cuore a pezzi".
Solo pochi mesi fa, è stata eletta regina dell'empowerment femminile, nonché idola delle masse, la cantante Shakira per aver inciso una "revenge song" (canzone di vendetta, ndr) contro l'ex compagno Gerard Piqué. Stiamo parlando di una hit planetaria tesa a "infamare", quella volta sì, davvero, il calciatore, "reo" di averla tradita. Solo che lui, porello, non si chiamava "Cristina". E allora daje al fedifrago! E daje al fedifrago davanti a un pubblico, ovviamente, ma non quello di una festa privata, davanti al pubblico del mondo intero. Pubblico del mondo intero che ha reagito festante, nonostante il brano non fosse poi un granché, al grido di: "Le donne non piangono, le donne fatturano". E gli uomini, invece? Gli uomini invece devono subire. Pure le corna. Parlarne in casa magari, ma senza fare troppe scene. Chissà, accollarsi tradimenti e maldicenze perché, in quanto maschi, meritano le cose più turpi. Nessuno si è permesso di dare della "narcisista" o della "violenta", men che meno della "serial killer" a Shakira perfino quando ha postato su Instagram un video in cui canticchiava soavemente "Potrei uccidere il mio ex" mentre ramazzava casa.
Nascere maschi è, oggi come oggi, un peccato originale impossibile da estirpare nonostante pensieri, parole, opere e opinioni (che è in ogni caso meglio non esternare mai, per quieto vivere). Qualunque uomo deve alzarsi la mattina e professare almeno uno scaramantico Mea Culpa, nella speranza di non twittare qualcosa che possa essere considerato anche solo vagamente offensivo verso le Erinni con cui, oramai, si trova ad avere a che fare. Sui social come nella vita reale perché la comunicazione dei media, e questo accade da sempre, crea un'opinione, un'opinione di massa: la gente, per la maggior parte, ripete ciò che sente dire più spesso et voilà, eccoci arrivati alla guerra aprioristica tra i sessi, dove il maschio è sempre il bruto, la femmina eternamente santa immacolata, vittima, martire.
Una distinzione squilibrata che in fin dei conti non fa bene a nessuno dei due "fronti": l'uomo ne esce limitatissimo, come fosse letteralmente il personaggio di Ken in Barbie. Costretto a camminare sulle uova per non essere aggredito dalla violenza, questa sì che tale si può definire, verbale delle Erinni di cui sopra. Le donne, invece, saranno pure arrabbiatissime ma ben si accomodano nella posizione di vittime, anche perché è una prospettiva ottima per avere sempre ragione, non importa cosa e come. Comoda sì, ma pure svilente. Sognare una società di pari in cui ognuno, a prescindere dal proprio sesso, possa essere considerato in base alle sue azione da soggetto, da individuo, da essere umano è mai come di questi tempi lontanissima utopia. Diamoci una svegliata, per cortesia. Anche se non farà engagement.