Forse questo articolo mi farà dei nemici, ma pazienza. Forse non piacerà al mio amico Moreno Pisto, direttore di MOW, che ha scritto a proposito del milione di euro che Chiara Ferragni ha versato (spero subito) all’ospedale dei bambini di Torino: «Il suo modo di riparare al danno fatto si riduce sempre e solo ai soldi», ma ricordo che i soldi sono tanto, in certi casi tutto, soprattutto se ci sono delle vite in ballo. Solo chi cade può risorgere è un vecchio detto delle nonne. Ma mal volentieri il detto va ripetuto per Chiara Ferragni, finita nel tritacarne dei media per la storia dei pandori venduti con l’abbaglio della beneficienza per un ospedale che poi s’è capito che non era tutto così chiaro, un tritacarne che ha coinvolto i social e i polemisti che non vedevano l’ora di sputare addosso alla ragazza di Cremona diventata una diva che nel giro di 10 anni ha raccolto fama (internazionale, l’unica italiana che siede in prima fila nelle sfilate di Parigi), 30 milioni di followers (pare che ora ne abbia persi 80 mila e che ne siano stati racimolati altri all’ultimo minuto) e utili netti per 51 milioni di euro su un fatturato di 145 milioni di euro solo nel 2022.
L’odio sociale non riesce a digerire il successo altrui, per cui lo scivolone di Chiara (che indirettamente ha coinvolto mediaticamente anche Fedez, che però non c’entra nulla) ha infiammato polemisti, giornalisti, opinionisti e altri “…isti” a corto di notizie sotto Natale. La Ferragni, che non mi è mai stata simpatica a pelle, ma le persone non si giudicano a pelle, s’è scusata in ginocchio, ma anche questo non è andato giù: le hanno anche rinfacciato il fatto che per far pena fosse struccata (ma era più che truccata con un make up naturale e sfumato), la maglietta grigia da povera (ma si trattava di una tuta da 600 euro, tra l’altro esaurita subito dopo il suo video dalle solite fashion victim), le lacrime trattenute (quelle autentiche). Io invece ho apprezzato le sue parole, le scuse (che apprezzo sempre) e mi è piaciuto ancora di più il milione di euro che verserà all’ospedale cui doveva andare una parte consistente dei proventi, cui si aggiungono anche quelli del pandoro, e, se le va bene il ricorso, aggiungerà all’obolo il milione di euro che le hanno dato per la multa. Tradotto come si è risolta la cosa? L’ospedale prenderà una paccata di soldi in più (credo che alla fine, spero, arriveranno un paio di milioni di euro) e ha già ringraziato pubblicamente. In campo è scesa anche Donatella Versace che dà tutta la colpa alla ditta del pandoro e scagiona Chiara, attaccando a testa bassa (e qui sbaglia di brutto) chi se l’è presa con l’amica. Il fatto è che io non dimentico quello fatto da Chiara e Fedez per l’assistenza ai malati di Covid («Con la loro raccolta abbiamo curato 100 persone», ha detto il professor Zangrillo). Non dimentico la spesa solidale portata a casa di chi aveva problemi durante la pandemia (per promuovere l’importanza del volontariato). Non dimentico l’appello per donare il sangue di Fedez («Esulta il direttore generale dell’Avis di Milano dopo aver ricevuto centinaia di richieste di informazioni dopo le parole di Fedez fuori dall’ospedale»).
Il 9 marzo 2021 La Repubblica ha scritto sui Ferragnez: «L'iniziativa su Gofundme per potenziare le terapie intensive del San Raffaele lanciata dalla coppia con quasi 4,5 milioni è stato il crowdfunding più grande d'Europa e tra le 10 più grandi campagne del mondo. Ha permesso tra marzo e fine maggio di raccogliere circa 17 milioni di euro per ospedali, associazioni e organizzazioni».Come giornalista ho avuto al fortuna di lavorare accanto ad Alberto Veronesi all’Istituto dei tumori di Milano, e lui mi spiegava che i soldi sono fondamentali per la ricerca sia clinica sia di base, grazie ai soldi raccolti con l’Airc, l’associazione per la ricerca sul cancro, ha salvato milioni di persone. I soldi riparano davvero al danno. Volgare? Forse, ma reale. Troppo pagmatico? In me prevale l’interesse pratico su quello teoretico? Durane il Covid ho perso Fulvio Pelucchi, uno dei miei più cari amici, giovane, bello, simpatico, buono, sportivo, che stava bene, lui mi ha presentato mia moglie Betta Guerreri, se fosse arrivato prima al centro di terapia intensiva creato da Zangrillo grazie anche (e non solo) a Fedez e alla Ferragni forse oggi sarebbe ancora qui a prendermi in giro come faceva sempre. Ripeto, mai dimenticare, mai guardare solo un contenuto del pacchetto, sia un pandoro o un uovo di Pasqua, il pacchetto va visto tutto completo. Un ultimo consiglio alla Ferragni: caccia un altro milione all’ospedale, ne hai tanti, male non ti farà.