È un mercoledì pomeriggio quando incontriamo Rino Barillari in Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, in pieno centro storico, dove ci siamo dati appuntamento per un caffè. The King ci viene incontro con la sua andatura familiare, visto che non è difficile incontrarlo mentre lavora per le vie della città, sempre a caccia di scoop eclatanti. Barillari è una star ormai, al pari dei vip che becca in flagrante fin da quando era ragazzo ed inventava la Dolce Vita insieme a Fellini e ai suoi protagonisti, tra i tavolini mondani della mitica Via Veneto. Stare faccia a faccia con lui ha il sapore dell’approccio a qualcosa di valore, come ad un archivio di una memoria storica solo parzialmente esplorata, come se avessimo tra le mani il volume proibito della biblioteca de ‘Il nome della rosa’, quello della conoscenza, ed il permesso di dargli una sbirciata. Barillari ha grandi occhi di carbone accorati e cinematografici, di chi conosce la gente intimamente al primo attimo, la cortesia galante di un uomo di tempi che furono e la padronanza del mestiere che permea ogni sua movenza. "Devi avere l’immediatezza che altri non hanno", è la prima cosa che ci dice, sedendosi al bar. "Solo così riesci in questo lavoro", intercalando le parole con termini anglosassoni alla Sordi in ‘Un americano a Roma’. "La foto di nascosto è la reality, quella di lei che non è truccata, quando ci scappa un bacio; quella è la foto perfetta, che rimane nella storia. Non quella richiesta. Certo se hai un'anima questo lavoro non lo fai". Mentre parliamo Barillari si guarda intorno, gira la testa in tutte le direzioni e scruta i passanti inquadrando i volti uno a uno. Chiediamo di Fabrizio Corona, se sono colleghi in questo mestiere nel quale vince chi coglie l’attimo più recondito, più difficile da immortalare e quindi più vero, più reale. "Corona non è un collega. Lui è un venditore di notizie. Non è un fotografo, che lavora perché i venditori di giornali chiedono scoop. Sai se non vendono è un fallimento’’.
Barillari ha un‘etica, se c’è l’amicizia allora sì, ma se non c’è è lecito fare il proprio mestiere. "Sai, se sei amico dei personaggi, cambi mestiere. Comunque sbagliando, giorno per giorno, riesci a capire il bene e il male". Rino scherza, è alla mano, passa al setaccio con lo sguardo la Piazza, sapendo già che prima o poi catturerà un pesce, piccolo o grosso che sia. Mezzo mondo si ferma a salutare, tutti lo riconoscono. Ci racconta di Damiano dei Maneskin, al quale il Maestro ha scritto una lettera tramite i rotocalchi. Dice che Damiano ha sbagliato, che lui è un personaggio pubblico e se reagisce con rabbia alle foto dei paparazzi ha bisogno di pubblicità oppure è uno stronz*, riferendosi alle lamentele del frontman della band italiana più famosa al mondo a proposito delle foto rubate in discoteca, mentre baciava una nuova ragazza. "Se è la tua ragazza di cosa ti vergogni? Che problema c’è? Deve ricordarsi di quando suonava in Via del Corso. Io me lo ricordo bene, Le prime foto belle di lui gliele ho fatte io, in Piazza Sforza Cesarini, lui non se n’è accorto". Rino ordina un secondo giro. "Il caffè è agitasciòn, così stai sul pezzo", alludendo al bollore della grinta del cacciatore di scoop. Noi gli chiediamo qualche nome, qualche preziosa rivelazione per calarci nella suspence dell’inesperto che approccia alla sottile arte del King. "Belen l’ho beccata tante volte", ci dice con malcelata controvoglia, suscitandoci ancor più curiosità. La sensazione è che non voglia parlare di personaggi dello star system odierno. "La cosa clamorosa è quando non vogliono le foto, quando bisogna rubarle – insiste – cosi è provocasciòn". Noi non ci diamo per vinti e incalziamo con richieste di nomi, domande sui vip. "Eh ma se ti dico tutto poi è falliment", risponde mentre avido gira la testa di qua e di la. "Sai che mi sono salvato dalla sveglia (lo sganassone, nda) beccai l’attore del Il paziente Inglese con la donna (Ralph Fiennes). I vip capiscono che quel servizio vale denaro, pensano di non avere bisogno di pubblicità, it’s not my problem!". Sappiamo che tanta attesa vale la pena e anche noi ci mettiamo a scrutare attorno monitorando il passaggio di centinaia di persone a spasso per le zone adiacenti al Parlamento.
Barillari sostiene che la Gina Lollobrigida era una che aiutava il paparazzo a fare un servizio. Bastavano due o tre foto ben fatte, a favor di camera e il servizio era completo. Ora invece basterebbe una foto di Andrea Giambruno, personaggio del momento, con qualche gentil Signora, ci informa. Noi allora aspettiamo Giambruno come il cacio sui maccheroni; in effetti chi l’avrebbe mai detto, la vita è strana. Veniamo a sapere che Claudia Schiffer a pranzo dal Bolognese in Piazza del Popolo gli buttò il secchiello del ghiaccio in faccia. Rino le disse che aveva la cellulite. "Così mi riferì una commessa di un negozio che la vide spogliarsi", confida. "Una ragazzina mi ringraziò per aver detto che la Schiffer aveva la cellulite - ride- la foto alla supermodella però venne davvero bellissima". Tra un saluto di un politico e un altro si siede con noi Saverio Vallone, figlio del grande Raf e Barillari prende l’attrezzo del mestiere e scatta una raffica di foto. "Il padre mi fece fare un vero colpaccio. Mi chiamò dicendomi ‘Rino ti faccio fare un vero scoop’. C’era Arthur Miller, marito di Marilyn Monroe". La giornata tipo del re dei paparazzi inizia con la visione di tutti i giornali. "La mattina mi alzo e guardo tutti i rotocalchi. Vedo se c’è qualche bella storia e scelgo quella migliore. Così è different. Poi vado in giro". E lì accade qualcosa. The King scatta in piedi come indemoniato, si dirige tra la folla e scorge tra un codazzo di personaggi in nero l'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il momento è topico, parte la raffica di foto, "Giuseppy" si volta e grida a Barillari: "Ma non ne hai già molte, di mie foto?", Ridacchia. Noi siamo visibilmente sconvolti, lì al tavolino del bar, fissi dinanzi alla Storia della Fotografia all’opera. "Sai le stronzate sono fondamentali", ci infonde oro colato. "Quelle costituiscono lo scoop. Guarda che bella foto che ho fatto a Sting che mangia la carbonara con la moglie a Piazza dei Ricci!" e gli brillano gli occhi. "A Chiara Ferragni invece ho fatto il cul* a strisce, mangiava scomposta da Rosati in Piazza del Popolo, fece le bizze ma io la immortalai. E poi Emma Marrone a Ponza con De Martino, Ringo Starr a Parco dei Principi, uno dei più grandi miliardari del mondo fece storie e litigai con le guardie del corpo. Oggi la tecnologia aiuta, non si sente nemmeno il clic e fotografi pure Cristo che cammina di notte. Entri nella vita degli altri che loro non se ne accorgono", dice compiaciuto.
Noi possiamo vantarci al limite di aver stalkerato Francesco Totti al mattino alle 6 sotto casa per farci firmare un pallone sgonfio. Rino pare seriamente stupito da questa impresa, o per un attimo ci è sembrato e abbiamo avvertito l’orgoglio tracimare parecchio. "Una notte andai al Jackye’O e beccai Laura Antonelli con Jean Paul Belmondo. La guardarobiera mi disse che la Antonelli non avendo soldi spicci per lasciare la pelliccia indicò Belmondo esclamando ‘Li ha mio marito’. Trasecolai. Feci la foto del mese. Anche quando Pier Paolo Pasolini fu travolto a morte io ero lì. Ricordo che aveva con sé un pettinino, la tessera del giornalista pubblicista, un preservativo e un anello con una sorta di cameo. Mesi dopo incontrai Pino Pelosi, colui il quale lo ammazzò". Barillari avvista il ministro Federico Mollicone in monopattino che sfreccia contromano in Piazza e lo paparazza all’istante. "Questo è il bottino odierno, più degli altri. Fanno le leggi per regolamentare i monopattini e loro vanno contromano per primi". Poi parla delle foto in Calabria a Totò Riina e ai vari esponenti mafiosi, ad Ali Agca, ai vari Papi. "Woitjla non mi filava, la notte usciva col segretario, in borghese senza guardie del corpo, andava a giocare a bocce. Li ho un grande rammarico perché non lo riconobbi immediatamente e non scattai. Avrei fatto un vero scoop". Rino lamenta il fatto che i giornali cartacei non ci sono, le edicole vendono souvenirs mentre la gente ha bisogno di leggere i giornali. "Internet non conta, ciò che conta è il cartaceo", insiste. "Io lavoro a Il Messaggero, da sempre".
Ci parla del suo rammarico per la foto fatta a Anthony Bourdain la sera prima della morte, presso il ristorante Camponeschi in Piazza Farnese. "Asia Argento si arrabbiò, non voleva. Mi sono pentito, perché sai il giorno dopo è morto". La foto più bella dell’estate la fece quando immortalò la ministra Maria Elena Boschi al Bar Rosati in Piazza del Popolo, mentre baciava l’attore Giulio Berruti. Effettivamente, ammettiamo, è proprio una bella foto. Ci chiediamo come mai in Italia sussista dopo decenni il mito della Dolce Vita e di Anna Magnani e lo chiediamo anche al mito Barillari. "Anna Magnani mi gridava che ‘gli rompevo li cojoni". Sai negli anni Cinquanta il Paese cambiava, nel Dopoguerra, con i soldi del Piano Marshall. Ancora i poveri andavano in Piazza di Spagna a guardare i ricchi. Cinecittà faceva i film, ma a farli non erano gli americani, ma gli inglesi. Erano loro che facevano i film. La Dolce Vita è iniziata davvero con il film di Fellini e 'Marcello come here'. C’erano un po’ di soldi e ce li dovevamo dividere. Poi arrivò il Sessantotto, la Contestazione, i Settanta con i sequestri di persona. Il Novecento sta sparendo, sono rimaste solo la Cardinale e la Loren a fare la storia. Comunque certe vicende che ho vissuto personalmente dopo anni sono totalmente diverse, i fatti di cronaca cambiano, come la verità su Emanuela Orlandi o su Rino Gaetano. Su Totti… Io mi fidanzavo ovunque per avere le notizie. Mica esisteva il telefono eh. Mi fidanzavo negli ospedali, all’obitorio, al cimitero, con donne brutte anche, per avere soffiate. Poi mi facevo lasciare. Ricordo quando dovetti farmi lasciare da una che aveva la nonna che preparava le puntarelle. Che buone le puntarelle, me le sono rimpiante". Lo possiamo comprendere bene, il tuo rammarico, caro Rino, le puntarelle so tanto bone. Cosa avresti fatto se non fossi stato fotografo? "Sarei stato ricco e avrei dato ai poveri. Sai la vita finisce e non resta niente. Vale la pena dare qualcosa agli altri". Gli facciamo presente che lui però resterà alla storia e non è da tutti, ma su questo pare dubbioso. Ma ne è valsa la pena farsi rompere le ossa così tante volte, Rino, tu che sei il Re? "Beh le foto le ho fatte. E comunque io lavoro onestamente, ma mica ho inventato la penicillina. Non esageriamo…Lo scoop più grande? Non l’ho ancora fatto".