Raga, mettete via i fazzoletti: non è la scena madre di un film strappalacrime, ma pare che Striscia la Notizia stia per tirare le cuoia. A Mediaset girano voci grosse: dopo 35 anni di veline, tapiri d’oro e mazzate ai furbetti, il tg satirico di Antonio Ricci rischia di finire nella fossa comune della tv che non fa più share. Cioè, pensiamoci: Striscia ha sputtanato maghi da televendita, politici impresentabili, truffatori con la faccia pulita e venditori di fumo. Ha fatto più servizio pubblico lei in prime time che cento talk show messi insieme. Altro che varietà: era il tg popolare, la satira che arrivava in cucina mentre ceni coi nonni. E adesso? Adesso l’azienda dice che non tira più. Non porta numeri, non supporta la pubblicità, e allora via: meglio la Ruota della Fortuna che fa girare soldi e sponsor. La logica è questa: se non vendi, muori. Il dramma vero, però, non è solo dire addio a un pezzo di televisione italiana, ma a 150 persone che da anni fanno andare avanti la baracca. Famiglie intere che rischiano di rimanere col cerino in mano. E come se non bastasse, la mossa è di quelle vigliacche: nessun annuncio ufficiale, niente comunicati, zero funerali catodici. Si spegne la luce e ciao core. Ironico, no? Il programma che ha denunciato i giochi sporchi di mezzo Paese rischia di morire vittima del giochettino più sporco di tutti: il silenzio. Magari sono solo chiacchiere da corridoio, ma intanto a Cologno Monzese il necrologio sembra scritto. E senza fiori.
