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Siamo stati nei pub di Londra, davvero qui spopola Farage (Ukip)? Non sembra. E neanche Sunak o Starmer. Ecco perché alle elezioni in Inghilterra cresce il “non voto” o fuori dal “two-party system”

  • di Silvia Pellegrino Silvia Pellegrino

4 luglio 2024

Siamo stati nei pub di Londra, davvero qui spopola Farage (Ukip)? Non sembra. E neanche Sunak o Starmer. Ecco perché alle elezioni in Inghilterra cresce il “non voto” o fuori dal “two-party system”
Oggi, giovedì 4 luglio, in Gran Bretagna si vota dalle 7 alle 22 (dalle 8 alle 23 italiane) per eleggere i 650 nuovi membri della Camera dei Comuni. Sono elezioni anticipate, che si tengono sei mesi prima rispetto alla scadenza naturale della legislatura. Ma chi avrà la maggioranza? Per cercare di capirlo abbiamo fatto un “sondaggio” nei pub di Londra, termometro del sentiment dei britannici, almeno della cosiddetta “pancia del Paese”. E non sembra crescere Farage, come sembrava, ma neanche il primo ministro dimissionario Sunak o il leader laburista Starmer. Cresce invece il “non voto” e quello per partiti alternativi perché, ci hanno spiegato tra una birra e l’altra al bancone, “i politici sono tutti corrotti…”

di Silvia Pellegrino Silvia Pellegrino

Mangio dei cereali versandoci del latte di avena versione "barista" così come arriva dal frigo: freddo e senza schiuma. Il mio cane Sancho mi guarda incazzato mentre tento di smacchiare la camicia di jeans colpita da un proiettile di uva sultanina. Ha capito che sto per uscire. Quello che però Sancho non sa è che mi accingo ad affrontare un lungo e pernicioso pub crawl a sfondo "politico". Salgo sul bus numero 55 e mi lascio i marshes di Lea Bridge alle spalle. Dopo una decina di fermate, il finestrino aperto mi spara in faccia l’odore d’olio frusto dei vari fried chicken shops che popolano le strade di Hackney. Sarebbe da sviluppare un’app che a seconda dell’odore ti sa individuare in che zona di Londra ti trovi. Per l’appunto, Hackney sa di pollo fritto, piscio e gelsomini. Apro le porte del Cock Tavern, è martedì sera e di gente ce n’è poca. Tra i regulars intrappolati in un fitto chiacchiericcio punto Patrizia, lollipop woman di giorno, e mente brillante del suo locale decostruito “Ms. Paolini’s Phantasmagoria Cabaret” di notte. Mi racconta che il 4 luglio, giorno in cui i cittadini britannici si presenteranno alle urne per rinnovare la House of Commons, voterà Green Party. ‘’Il problema – racconta Patrizia – è che pure i politici di sinistra sono conservatori. Non sono in grado di portare avanti una vera politica socialista. They cannot handle it. Normalmente avrei votato Labour ma stavolta no. Che gli sia da lezione’’. Starei a parlare con Patrizia per ore ma il mio pub crawl investigativo, dopo qualche pacco e “no, sorry I’m about to finish my drink”, must go on.

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Uno dei pub all'aperto di Hackney, a Londra
Uno dei pub all'aperto di Hackney, a Londra

Scavando nella personale riserva di coraggio, muovo i passi verso il tempio dell’alcol a basso costo, slot machines e working class: il Wetherspoon locale. Per chi ne fosse all’oscuro, Sir Timothy Randall Martin, re della catena di pub Wheterspoon nel 2016 ha attivamente promosso l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea donando ben 200mila sterline alla campagna “Vote Leave”. Una precisazione che dovevo fare. Ordino quindi una pinta di Stella Artois (sono già alla seconda), e dietro di me Mike ne ordina una seconda, pagandole entrambe. Mette subito in chiaro che non vuole essere filmato, che della politica non gli importa nulla, e mi svela che la Stella Artois, una delle prime birre d’importazione in UK, ipse dixit, è conosciuta anche con l’infame nome di "wife beater", a causa di una percepita connessione tra il consumo eccessivo di alcol legato a questo marchio e la violenza domestica contro le donne.

Cosa votano gli inglesi nei pub di Londra
I pub di Hackney a Londra
Cosa votano gli inglesi nei pub di Londra

Fisso il mio bicchiere di "wife beater", saluto Mike e mi dirigo verso un tavolo dove trovo Josh dai grandi occhiali a lenti spesse e le mani gentili, modellate dal tempo e dall’artrite deformante. Seduto insieme a lui c'è Terry che invece ha lasciato l’Irlanda negli anni ’70 per non farvi più ritorno. Anche gli occhi di Terry sono gentili e nonostante le cataratte provino ad opacizzarne lo sguardo, la luce che emanano quando parla ha la meglio. "Chi voterai Terry?" "Nessuno". Lo dice con convinzione. "I politici sono tutti corrotti". Josh lo segue suggerendo di aggiungere una casella con su scritto “non voto nessuno perché nessuno mantiene le promesse fatte”. Terry afferma che lui politica la fa, l’ha sempre fatta e continuerà a farla, ma che non andrà a votare. "È un paese colonialista, fascista. Anche noi abbiamo i nostri Mussolini". Mi racconta anche che da giovane si è girato l’Italia in autostop, da Vicenza a Brindisi, che ama il cinema Italiano, specialmente Pier Paolo Pasolini e Gillo Pontecorvo. Terry scrive anche poesie ma in pubblico ha letto una sola volta.

Cosa votano gli inglesi nei pub di Londra
I pub di Hackney a Londra

Aveva una moglie di nome Mona, o forse era una moglie di “copertura”, perché è un uomo irlandese e gay, che non si sente rappresentato da nessuno. Crede che si debba dire di più la verità e smettere di raccontarne mezza e per giunta "patinata". Mi offre una sigaretta. Dopo Patrizia pensavo che non sarei stata altrettanto fortunata, e invece... Fortunata sì, ma non scordiamoci dove sono: nel regno dei cieli e della terra dei brexiters esistono regole che variano di giorno in giorno, da persona a persona, in maniera del tutto arbitraria. Arriva un giovane, mandato in spedizione punitiva dal manager, che a sua volta non si palesa, esortandomi ad andarmene perché “non si può filmare senza il consenso”. "Il consenso di chi?" - chiedo - "Il consenso del manager". Ah. Ma il consenso l'ho chiesto preventivamente alle persone che sto filmando. Ovviamente mi risponde che lui sta facendo solo da intermediario. Bene, io non schiodo. Continuo a parlare con Terry. Tempo cinque minuti e l'emissario del male ritorna. Terry mi dice di non rovinarmi la serata, mi lascia il suo numero e mi saluta con la speranza di essermi stato utile. Più che utile, grazie Terry, e grazie Josh.

In uno dei pub di Londra
Il nostro pub crawl a sfondo "politico" a Londra

Attraverso l'area pedonale che è sinistramente deserta. Solo la vecchia St. Augustine Tower circondata da tombe troneggia tra lo spazio e la pioggia. Trovo riparo al The Crown Pub & Guesthouse, anche questa una venue storica che ospita e offre da bere ai viandanti dal 1856. Appena entro Ben si dirige verso di me: "Hey, ma tu eri al Wetherspoon! Sei la donna non inglese che parlava con Terry". "Sì, mi hanno detto, neanche troppo tra le righe, di andarmene". "Eh immagino, parlavi con Terry che di per sé è un personaggio considerato controverso... Ma di cosa parlavate?" "Delle elezioni, di chi voteranno." "Vuoi rispondere? Posso filmarti?" "Certo che sì!". Ma non faccio in tempo a riprendere il cellulare che Truble Sam, detto anche Uncle Sam, mi offre una pinta e la sua opinione non richiesta ma ben accetta. "Io non andrò a votare", e lo dice con un sorriso da parte a parte. Si definisce un uomo fortunato, che possiede una grande famiglia, tanti nipoti che gli vogliono bene. "Londra è cambiata. Non si riesce più a vivere". "I miei figli non compreranno mai casa" aggiunge Milo, di origini cipriote. Non vuole farsi riprendere, gli è morto un amico un mese fa ma lo ha appena saputo. È morto solo. Milo vuole tornare nel paese delle sue origini, e anche se non ci ha mai vissuto, è fermamente convinto che starà meglio perché qui "nessuno c'è mai per nessuno". Ben invece è di tutt'altro parere. Andrà ad esercitare il suo diritto di voto. E voterà per il Green Party perché l'immigrazione non è un crimine, perché la sanità dovrebbe essere libera e gratuita per tutti, e perché la natura e gli spazi verdi meritano massima priorità e protezione. Ben è assertivo, non tentenna. Sebbene siamo entrambi in evidente stato di ebbrezza (le pinte intanto sono arrivate a quattro), quando parla di politica si fa molto serio. Dura un istante: tre domande secche, tre risposte secche e sparate come proiettili di uva sultanina che ti lasciano il segno.

Il nostro pub crawl a sfondo "politico" a Londra
Il nostro pub crawl a sfondo "politico" a Londra

Oramai, fuori dalla bolla del The Crown vagano raminghi senzatetto e crackheads. Ho smesso di fumare da 4 mesi e quindi decido di andare fuori a fumarmi una sigaretta. Lì incontro Clint. Il suo nome nella mia testa fa scopa con quello di Sergio Leone, e scopro infatti che questo stand-up comedian dalla faccia spigolosa è cresciuto guardando i film di Leone e ascoltando il maestro Ennio Morricone. Si trova ad Hackney per caso. Un caso che dura da quattordici ore. Si trova lì ma vive a Camden, o ciò che del mio immaginario da adolescente ne rimane. Si dice disponibile nel farsi riprendere mentre risponde alle domande. Il girato originale di me che parlo con Clint dura circa 45 minuti, ma invocando il dono della sintesi, Clint dice che: voterà per Andrew Feinstein, un ex politico sudafricano, attivista, scrittore e regista. Feinstein, dopo aver partecipato alle prime elezioni democratiche in Sudafrica nel 1994 come membro del parlamento per l'ANC, si è dimesso nel 2001 per protestare contro il rifiuto del partito di indagare su un affare di armi da 5 miliardi di sterline. Successivamente al suo trasferimento a Londra, è diventato autore investigativo e direttore esecutivo di Shadow World Investigations. Ha scritto "The Shadow World", un libro sull'industria delle armi, trasformato in un documentario, e attualmente è candidato indipendente nel collegio di Holborn e St. Pancras. Tirando le somme del mio pub crawl, teniamo a mente che: è essenziale bere se non vuoi dar da pensare male; le persone che ho intervistato o non voteranno, o voteranno al di fuori del two-party system; lo scotto da pagare nei Wetherspoon dove vai per bere cheap è scontrarti con i maledetti Brexiters che si nascondono dietro al bancone. Da farne tesoro.

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