Stranoia. Stramorgan, il tanto chiacchierato show di Marco Castoldi nella seconda serata di Rai 2 è partito lunedì 10 aprile tra sbadigli e torpore. In tandem con Pino Strabioli, l'ex Bluvertigo ha voluto consacrare questa occasione a un Amarcord musicale che, nei fatti, purtroppo non interessa a nessuno. O, almeno, non fatto in questo modo. Lo dimostra l'Auditel ma anche la palpebra calante di chiunque abbia provato ad assistere alla trasmissione iersera. Tra cui noi che pur ci abbiamo voluto credere e ora ne stiamo scrivendo, delusi. Ottimo rimedio contro l'insonnia, Stramorgan poteva e doveva essere qualcosa di più. Al di là della maggiore o minore simpatia che il personaggio in sé possa ispirare, impossibile confutare il suo bagaglio culturale e la capacità di fare spettacolo, specie quando polemico, contraddittorio. Morgan, però, in tv è nulla senza scontro. E affidargli un format in cui si parla addosso blaterando di Modugno, a cui era dedicata la prima, è stata una grande occasione persa. Anche perché le premesse, per esempio la campagna promozionale dello show, promettevano ben altro...
Già durante la conferenza stampa di presentazione di Stramorgan, Castoldi aveva fatto infuriare un po' tutti. I giornalisti (che, nota bene, aveva davanti) accusandoli di avergli sostanzialmente rovinato la carriera focalizzandosi sul gossip invece di dare rilevanza alla sua musica (l'ultimo disco di inediti da lui fuoriuscito risale al 2007, ma dettagli). Madame e Marco Mengoni - più relativi fandom - in quanto rei di aver rifiutato l'invito al suo show. "Si vede che se la tirano", ha epitaffiato soave. Poi la tragicomica ospitata a Domenica In dove, davanti a un costernato Pino Strabioli, ha ventilato dubbi sul dogma del pagamento del canone Rai, mandando Mara Venier su tutte (le più composte) furie. Impermeabile alle ire della conduttrice, che ha pur cercato di riportarlo a più miti consigli, il nostro ha pure finto (?) di non conoscere il famoso motto di Zia Mara, "Struca el boton". "Mai sentito in vita mia, io sono di Milano", ha detto ostentando tutta la superiorità possibile.
Ebbene, questo è il Morgan che vogliamo vedere. L'errore del sistema, il cortocircuito, l'anarchico filibustiere. Invece, ci siamo trovati di fronte a un Castoldi in completo classico, perfin ben truccato e inamidato, impegnatissimo a farci la lezioncina su quanto fosse bravo Modugno. L'unico momento interessante? Quello in cui Paolo Rossi, ospite della puntata, ha rilevato di aver perso a carte l'Ambrogino d'Oro che aveva vinto. "Eh, non avevo moneta", si è giustificato. Un lampo nel torpore. Ed è da qui che si potrebbe e dovrebbe ripartire.
Da queste parti riteniamo che Marco Castoldi in arte Morgan sia un animale da palco. Anche televisivo. Capace di fare show a partire da niente o poco più, le sue bordate sono in grado di ribaltare qualsiasi messa cantata catodica, perfino il Festival di Sanremo. Generando un'eco mediatica pressoché infinita, nonché momenti di grande intrattenimento. Perché, dunque, sacrificare tutto questo potenziale?
Oramai il giro dei talent lo ha completato, gli mancherebbe giusto Il Cantante Mascherato, ma non ci sarà una prossima edizione. Resta il giudice che detiene il Guinnes World Record per il più alto numero di vittorie dietro al banco di X Factor ed è stato il primo a intravedere grandi speranze in alcuni giovani diamanti grezzi che gli si sono parati davanti, in primis Marco Mengoni. Ora che gli si dà la possibilità di fare uno show tutto suo, però, Morgan non deve rinunciare a essere se stesso. Ma non troppo. Se riuscisse a mettere da parte l'ego gigantesco che lo domina, sarebbe un ottimo intervistatore, capace di indagare luci e ombre di chiunque avesse il coraggio di sedergli di fronte. A fine chiacchiera, va bene, una bella jam session. Magari, improvvisata.
Non siamo certo qui a sparare a zero su un programma claudicante. Esprimiamo, però, dispiacere nel vedere un'occasione così clamorosamente sprecata. Morgan lasci pure ad altri il compito di leggere l'enciclopedia o di esserlo. Divulgare è importante, certo, ma bisogna trovare anche un modo di farlo che sia fruibile. Altrimenti, restano chiacchiere al vento che non spostano di una virgola l'interesse del telespettatore. Marco Castoldi è una potenza. Vederlo autodepotenziarsi, un crimine.