Il “pasticciaccio” italico lo conosciamo: l’ingombrante Model Y da 47mila euro di proprietà di Piccolotti, moglie di Fratoianni, parcheggiata improvvisamente in mezzo alla retorica anti-Musk di Alleanza verdi e sinistra (AvS). Il partito green guidato proprio da Fratoianni e da Angelo Bonelli è stato quello che più di tutti in Italia ha criticato il magnate sudafricano dopo la scelta di buttarsi a destra, fra le braccia di Donald Trump. Ciò non toglie che in passato, prima che trasferisse Tesla dalla California al Texas e chiudesse i rubinetti che dalle sue tasche andavano direttamente nelle casse dem statunitensi, Musk era considerato senza mezze misure il vate assoluto della mobilità elettrica e non solo, destinato a rivoluzionare il mercato e le politiche del futuro: insomma, mettere il culo su una Tesla significava avere un posto riscaldato e comodamente reclinabile nell’Olimpo ambientalista. Quanto diventa complicato allora fare retromarcia ora che l’amico è diventato il nemico, anzi, il Nemico, la quintessenza di tutto ciò che il centrosinistra condanna? Quanto lo è di più per chi negli ultimi anni, rincorrendo quell’inesorabile corsa al ribasso intellettuale inaugurata dall’avversario politico, ha scelto di immolare la realtà al banco della più becera delle semplificazioni, quella secondo cui esista un “lato giusto della Storia” in cui bisogna stare, riducendo l’infinita complessità di questo periodo storico ad un “aperitivo per la Palestina”? La risposta, il mondo ambientalista se l’è data da sola con l’enorme imbarazzo politico creato dal Teslagate di Piccolotti e Fratoianni. Un imbarazzo che continua anche in queste ore diventando oggetto di editoriali di segno alterno che o sparano sulla Croce Rossa o provano a salvare il salvabile.

Ma c’è un “ma”. Mercoledì Klaudia Lagozinski, caporedattrice del quotidiano tedesco Die Tageszeitung, meglio noto come Taz, ha pubblicato un editoriale intitolato “Perché compro una Tesla, nonostante tutto”, in cui affronta la questione da un punto di vista completamente diverso, probabilmente più “individualista” – ha giustamente fatto notare il giornalista Cosimo Caridi su Instagram – ma certamente privo di facili moralismi e per questo sincero e aderente al reale: “Ho ordinato una Tesla. È nuova di zecca, Model Y, rosso ciliegia all'esterno e nero all'interno. Ne sono felice, come una bambina. Ma mi viene chiesto ripetutamente di giustificare la mia decisione. "”Cosa hai fatto?!”, mi guardano con sguardi indignati amici e colleghi. L’articolo di Lagozinski inizia facendo leva sull’incredulità della “bolla sociale” la circonda – parenti, amici e colleghi – e sulla difficoltà, e ancora prima sulla necessità di dover giustificare la propria scelta. La “bolla” è quella del Taz, quotidiano di sinistra e fortemente progressista da sempre vicino ai Verdi tedeschi, certamente il più storico e probabilmente ancora il più importante dei partiti ambientalisti europei. Di fronte alle richieste di giustificazione a cui si dice esposta, che ovviamente fanno riferimento a Musk, che ha sostenuto il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd) alle ultime elezioni tedesche, Lagozinski scrive: “Musk è al centro dell'attenzione pubblica e quindi offre ai suoi critici il bersaglio perfetto. Allo stesso tempo, le persone indignate possiedono iPhone, vestiti di Shein o gadget inutili di Alibaba, prodotti in condizioni di lavoro disumane. Oppure acquistano prodotti Demeter, nonostante i massimi dirigenti dell'associazione avessero legami con i nazisti. Forse le persone indignate usano ancora PayPal? Anche la società che l'ha preceduta è stata fondata da Musk. Oppure ChatGPT? Anche lui ha fatto parte di OpenAI fin dall'inizio”. Lagozinski tocca un punto fondamentale, cioè che nel mondo iper-capitalista e ossessionato dal consumo nessuno è vergine quando si viene alla morale. Anzi quel modello per proliferare ha bisogno di sopprimerla, la morale: “È troppo tardi per un adesivo con la scritta «l'ho comprato prima che impazzisse», come quello che ora compare sulle Tesla negli Usa. Finché continueremo a consumare, compreremo cose che potrebbero essere interpretate negativamente. E finché le persone indignate per l'acquisto della mia Tesla non si ritireranno nella foresta, non coltiveranno il proprio cibo, non si confezionano i propri vestiti e non vivranno in completa armonia con la natura, sarà ipocrita da parte loro indignarsi per la mia decisione di acquisto”. Criticare Musk è l’hobby del momento fra gli intellettuali liberal. Perché è facile sentirsi dalla “parte giusta” se non si sta dalla sua. Perché basta non aver comprato una Tesla negli ultimi 6-8 mesi, all’incirca, per sentirsi esentati dall’essere moralmente responsabili. Ma se la critica a tutta questa superficialità arriva dall’interno dello stesso pensiero ambientalista la questione diventa un po’ più scomoda da spiegare, specie quando si è abituati ad avere il culo al caldo.

