Uno: Elon Musk ha scelto di partecipare all’apertura della campagna elettorale dell’Afd, il partito di estrema destra tedesco guidato da Alice Weidel, che era sul palco, e ha detto: “Penso che ci si concentri francamente troppo sulle colpe del passato, dobbiamo andare oltre. I bambini non dovrebbero essere ritenuti colpevoli per i peccati dei loro genitori o addirittura dei loro bisnonni”. Per lui, l’Afd è l’unica vera possibilità della Germania di combattere “l’eccessiva burocrazia di Bruxelles”. Due: Tagliare burocrazia e spese è proprio l’obiettivo del dipartimento che Trump ha creato per il ceo di X e Starlink, il Doge (forse un acronimo che si riferisce alla criptovaluta dogecoin adorata da Musk). Tre: Elon Musk ha fatto o no il saluto nazista durante un suo intervento per l’elezione di Trump?
Come ha scritto Moreno Pisto qui, c’è poco da ridere. Memare su quel che è successo è drammatico, perché significa ammettere che non si hanno più anticorpi politici. Negli ultimi cinquant’anni ci siamo convinti che l’ironia potesse superare ogni trauma. È la risposta postmoderna al neoliberismo, ma se non siete David Foster Wallace (che, per inciso, si è suicidato) fareste bene a concentrarvi su qualcosa di più concreto e pratico. Mentre voi ridete il potere cresce. Anzi, è proprio il potere che fa il pagliaccio per farvi ridere, come ha notato il filosofo Slavoj Žižek. Vi siete scordati le barzellette di Berlusconi ai ritrovi del Popolo della libertà o in tribunale? Poi è arrivato Beppe Grillo, un comico.
E in America, il Paese che storicamente esporta tutto, dalla democrazia alle bevande zuccherate, abbiamo importato proprio questo nuovo modello oligarchico, come lo ha definito Francis Fukuyama, forse il più importante filosofo politico vivente (ne abbiamo parlato qui). Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg. Ma soprattutto il primo, leader nei tre settori fondamentali del futuro: la ricerca aerospaziale, l’industria automobilistica ecosostenibile e la comunicazione. Anzi, l’informazione: quando ha scelto di comprare Twitter per trasformarlo in X ha annunciato che avrebbe reso il social media un canale di informazione, un giornale “senza editore” (anche se l’editore è lui, ovviamente) e proprio ora che il giornalismo sta morendo sono le piattaforme come X ad avere successo. Tre settori, quelli di Musk, attraversati dall’intelligenza artificiale, dal prompting. Come scritto in un breve saggio di Niccolò Monti, Prompting: Poetiche e politiche dell’Ia generativa (Tlon, 2024), «nel prompting, l’atto di creazione viene rimodulato da un atto di computazione». Cosa vuol dire? Innanzitutto che è possibile immaginare la soddisfazione che generalmente ci dà l’arte come un effetto del calcolo di un’incredibile quantità di dati che non siamo in grado di tenere insieme (Monti dice: siamo come attaccati a una boa mentre le correnti di calcoli sono sotto i nostri piedi).
Questa riduzione al calcolo che collega tutti i più importanti settori del futuro, però, si lega proprio a ciò da cui siamo partiti: il Doge, il dipartimento dell’efficientamento, che dovrebbe tagliare il superfluo, sfoltire l’apparato burocratico. Tutto questo può essere letto in due modi: come una svolta neoliberista in un sistema già neoliberista (la cosiddetta deregolamentazione associata allo smantellamento dell’apparato statale, come fecero Reagan e Thatcher e come sta facendo Javier Milei), oppure come una svolta nazista. E ora è chiaro perché abbia senso chiedersi, come stiamo facendo da giorni, se Musk abbia fatto o no il saluto nazista. Può anche non averlo fatto, può non essere nazista. Ma di certo Musk è tutto ciò che piace ai nazisti.
Il nazismo è stato in grado di mescolare in modo tragico l’irrazionalismo con un eccesso di razionalismo: l’occultismo, che al centro degli studi per esempio di Giorgio Galli e su cui si basa l’intera logica “dell’élite della svastica”, e un illuminismo oscuro, un concetto sviluppato da Nick Land per parlare però proprio della nostra epoca, del sistema neoliberista e iper-tecnologizzato portato alle sue estreme conseguenze (ma il termine “illuminismo” in riferimento al nazismo era già stato usato nel Novecento da due filosofi della Scuola di Francoforte, Theodore Adorno e Max Horkheimer). Ma questo mix può essere paragonato alla nostra epoca? In effetti cos’altro è la vittoria transnazionale del populismo se non una vittoria del complottismo (l’elemento occultista e irrazionale, rappresentato da Donald Trump) e dei magnati della tecnologia (la componente illuminista, rappresentata da Musk)?
Facciamo un passo avanti. Il libro che dovete leggere per capire quello che sta succedendo è Nazismo e management: liberi di obbedire di Johann Chapoutot (Einaudi, 2021). Nel saggio si spiega in che modo i gerarchi nazisti si siano riciclati nel mondo aziendale come formatori, manager ed esperti di questioni organizzative. Erano gli uomini che più di tutti, sotto il Terzo Reich, avevano ragionato sulla questione dell’efficientamento. E lo avevano fatto, spiega Chapoutot, elaborando “una concezione del lavoro non autoritaria, in cui l’impiegato e l’operaio acconsentono al proprio destino e approvano la propria attività, in uno spazio di libertà e autonomia incondizionate incompatibile con il carattere illiberale del Terzo Reich”. Non vi ricorda nulla? Elon Musk sostiene apertamente ogni battaglia a favore della libertà di espressione, di commercio, di scambio, di impresa scientifica. Ma appoggia le fazioni più chiuse, reazionarie e illiberali di tutto l’Occidente. Mentre gli Stati repubblicani americani hanno censurato circa diecimila libri solo tra il 2023 e il 2024 (i dati sono dell’organizzazione Pen America), Elon Musk difende la libertà di parola contro la censura woke e gli elettori repubblicani parlano in difesa del Primo Emendamento ma esultano quanto i governatori che hanno votato censurarono i libri che non piacciono a loro.
Questo paradosso, che è lo stesso paradosso di cui parla Chapoutot, serve a capire perché, quando parliamo di Elon Musk, non solo non c’è nulla da ridere, ma c’è tutto da perdere. La forza di uomini del genere non è il genio, ma la coesione social(e) che si instaura intorno alle loro bugie. Forse Musk non è nazista, ma è proprio ciò che ai nazisti piace.