Per capire quello che sta succedendo negli Stati Uniti si parla sempre di più di Elon Musk, il miliardario che ha sostenuto Donald Trump durante la campagna elettorale, che sta diventando un alleato potente, forse inscalfibile, per le destre occidentali, dal Regno Unito con Tommy Robinson (considerato troppo estremo persino da Nigel Farage) all’Afd tedesco (“Hitler era comunista”). Mentre c’è chi immagina la nuova America come una distopia in stile The Boys e chi teme che si arriverà a una guerra civile, come nel film Civil war di Alex Garland, altri autori si stanno concentrando proprio sul ceo di X e di Starlink, leader nelle telecomunicazioni, nella ricerca spaziale, nel settore delle auto elettriche e ora apologeta del politicamente scorretto che piace a Repubblicani e destra (gli stessi che poi censurano e vietano i libri nelle biblioteche pubblica in Usa… un politicamente scorretto correttissimo). Tra questi esperti ce n’è uno che può essere considerato tranquillamente il più famoso e importante filosofo politico vivente, Francis Fukuyama. Per capire quanto sia stato dirompente pensate a questo: avete presente la teoria dello “scontro di civiltà”? Ecco, non l’ha scritta lui, ma il suo professore, Samuel Huntington in risposta al libro dell’allievo (che aveva spiazzato persino il suo mentore a Harvard): La fine della storia e l’ultimo uomo. Capite di che stiamo parlando? Fukuyama ha analizzato nel suo blog su Substack, Persuasion, proprio la figura di Musk a partire da quella del “capostipite” dell’oligarchia moderna: Silvio Berlusconi.
“Nel 2021, ho scritto un post sul blog per American Purpose su Silvio Berlusconi e il declino della civiltà occidentale. In esso sostenevo che quando gli storici tra 50 o 100 anni indagheranno su come e perché la civiltà occidentale è crollata, indicherebbero Silvio Berlusconi come il principale cattivo. L'ex Primo Ministro italiano è stato l'inventore della moderna forma di oligarchia, in cui un ricco individuo usa i suoi soldi per comprarsi una carica politica attraverso l'acquisto di proprietà mediatiche, e poi usa la sua carica politica per proteggere i suoi interessi commerciali. Il fatto che Berlusconi abbia utilizzato questa strategia con così tanto successo negli anni '90 è il motivo per cui l'Italia non è mai stata in grado di impegnarsi in una riforma delle sue istituzioni come avrebbe potuto fare dopo il crollo del suo vecchio ordine politico dopo la Guerra Fredda. Questo schema è stato poi ripreso dagli oligarchi in tutta l'ex Unione Sovietica e nell'Europa orientale, da Igor Kolomoisky e Rinat Akhmetov in Ucraina, ad Andrej Babiš nella Repubblica Ceca (che potrebbe tornare al potere l'anno prossimo). Tutti loro hanno utilizzato i loro redditi aziendali per acquistare aziende mediatiche tradizionali in declino, aziende che a loro volta li hanno aiutati a proteggere le loro attività. Questi oligarchi hanno minacciato la democrazia in un modo molto basilare, esercitando un'influenza politica indebita e promuovendo la corruzione”. Una diagnosi drammatica che porta a evidenti paragoni.
“Bene, indovinate un po', ora abbiamo il nostro oligarca americano sullo stampo di Berlusconi: Elon Musk. L'acquisto di Twitter da parte di Musk per 44 miliardi di dollari fu deriso all'epoca come una pessima decisione aziendale e, con la successiva perdita di valore di mercato, sembrava fosse così. Ma come nel caso di Berlusconi e degli ex oligarchi comunisti, Musk non stava acquistando la piattaforma per ragioni economiche, né era interessato a difendere la libertà di parola come aveva suggerito. Piuttosto, voleva acquistare influenza politica, cosa che ha fatto a palate. X si è trasformata da una piattaforma leggermente di centrosinistra a un megafono Maga, che Musk usa molte volte al giorno per trasmettere le sue opinioni politiche. Questo, insieme ai 250 milioni di dollari che ha donato alla campagna di Trump, ha fatto molto per aiutare Trump a farsi eleggere e Trump gli ha ora dato ruoli politici come co-responsabile di doge e consigliere multiuso. Non c'è bisogno di documentare gli enormi conflitti di interesse da cui Musk potrà trarre vantaggio dal suo attuale ruolo, data l'importanza del governo federale per Tesla e SpaceX”.
Fukuyama spiega in che modo questa alleanza, tuttavia, non sappia nascondere come dovrebbe le vere intenzioni di Musk: diventare un’entità politica autonoma il cui consenso sia e resti personale, e non mediato da Trump o altri leader già in politica. Una sorta di oligarca legibus solutus: “La partnership Trump-Musk non è stata fatta in paradiso. Due grandi ego come il loro avrebbero difficoltà a condividere la ribalta, e ci sono prove che Trump si stia già stancando della presenza di Musk a Mar-a-Lago. Se Musk dovesse davvero seguire la strada di Berlusconi, cercherebbe di entrare in politica lui stesso. E in effetti, sarebbe un successore di Trump molto più plausibile di qualsiasi figlio di Trump. Niente paura: il presidente eletto ha già sottolineato che Musk non può candidarsi per la sua carica poiché non è nato negli Stati Uniti. Ma ci sono molti altri incarichi pubblici a cui potrebbe aspirare, e non lo escluderei dalla politica americana anche se venisse espulso dall'orbita di Trump”. Tuttavia, queste trasformazioni nella democrazia americana avranno delle conseguenze, a partire proprio dal settore della comunicazione e dell’informazione: “I social media stanno rapidamente soppiantando i media tradizionali come principale mezzo di informazione per gli americani. Nessuno dovrebbe fingere che siano piazze cittadine neutrali; piuttosto, sono attori politici che possono influenzare l'esito delle elezioni. Il vero problema è che sono troppo grandi e potenti. Così erano le tre reti televisive over-the-air nel loro periodo di massimo splendore, ma la loro influenza politica era controllata dalla Fcc e dalle vecchie norme sulla neutralità dei media. Oggi non esistono vincoli del genere per le grandi piattaforme nello spazio online”.
La soluzione? “Quel potere deve essere ridotto e l'unico modo fattibile che vedo per farlo è attraverso la proliferazione di middleware che sostanzialmente toglierebbe loro il potere editoriale. L'idea del middleware è stata oggetto di un gruppo di studio che ho guidato a Stanford nel 2020 ed è stata elaborata di recente in un eccellente nuovo rapporto della Foundation for American Innovation a cui puoi accedere qui. Nel 2020, abbiamo affermato nel nostro rapporto che le grandi piattaforme Internet erano come una pistola carica appoggiata sul tavolo di fronte a noi e potevamo solo sperare che nessun cattivo attore la prendesse e ci sparasse. Questo scenario è quello che si è verificato con Twitter ed Elon Musk”. C’è un ma, ora più chiaro che mai e per questo pericolosissimo, poiché è un cortocircuito per la democrazia che non viene più tenuto nascosto: “Ridurre la scala e il potere della piattaforma rimane molto all'ordine del giorno, ma la riforma è bloccata perché la piattaforma ora brandisce una pistola molto grande”.