Il gravissimo incidente di Casal Paolocco, che ha provocato la morte del piccolo Manuel e messo a rischio la vita della madre e della sorella, sta alimentando il dibattito a proposito dell’utilizzo dei social da parte dei giovani, la ricerca dei like, i ricchi ricavi per chi riesce ad avere molti follower. Tutti i giornali ne parlano, in poche ore abbiamo saputo tutto sui “The borderline”, il gruppo cui appartengono i ragazzi che hanno provocato l’incidente e sono accusati di omicidio stradale. Sappiamo quante decine di migliaia di euro un giovane ventenne può guadagnare con un semplice account su Youtube, se riesce ad avere molte visualizzazioni. Certamente una questione di grande rilievo, perché riguarda tantissimi giovani, in particolare gli utenti di account come quello in questione. In queste stesse ore, però, c’è stata un’altra notizia che, pur avendo a che fare con follower e like sui social, non ha destato neanche un decimo dell’interesse riscosso dal caso dei “The borderline”. Mi riferisco alla multa che l’Agcom ha comminato alla Rai per aver consentito pubblicità occulta, durante lo scorso Sanremo, a Instagram e al profilo di Amadeus aperto in diretta.
Si tratta di una sanzione di oltre 170 mila euro al servizio pubblico per la violazione delle disposizioni relative “alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari durante il '73mo Festival della canzone italiana di Sanremo”. Le violazioni accertate riguardano - si legge nella nota dell'Agcom - cinque episodi di mancata indicazione dell’inserimento di messaggi pubblicitari e il caso della pubblicità occulta del social network Instagram e del profilo del conduttore Amadeus. In ballo non c’è un account di alcuni giovani fino a ieri sconosciuti alle cronache, ma la principale azienda culturale del Paese e il principale show televisivo della tv italiana, eppure abbiamo letto solo alcuni trafiletti sui giornali, e peraltro solo in pochi. Eppure il fatto che il servizio pubblico radiotelevisivo, nella sua produzione più importante che è Sanremo, non abbia vigilato e non abbia impedito che ai giovani arrivasse l’ennesimo messaggio su quanto sia desiderabile avere un account sui social con centinaia di migliaia di follower, ecco forse un tema del genere avrebbe meritato maggiore attenzione. Se anche la Rai diventa la prima sponsor dei like sui social, difficile poi pensare che i profili social non diventino il primo mezzo che i giovani pensano di utilizzare per la propria affermazione personale. Forse almeno dalla tv pubblica sarebbe stato lecito attendersi la promozione di un diverso stile di vita, di un diverso modello, in particolare in un’occasione come il Festival, che si rivolge a milioni di persone ed è una delle poche trasmissioni Rai apprezzate anche dal pubblico giovanile.