La polizia di Miami ha consegnato alla stampa americana una ventina di altri video girati dalle bodycam degli agenti durante l'arresto di Matteo Falcinelli, lo studente originario di Spoleto fermato nella notte tra il 24 ed il 25 febbraio scorso all’uscita di uno uno strip club. Il giovane, iscritto alla Florida International University, avrebbe raccontato di essere finito per errore dietro le sbarre, tenuto per tredici minuti legato mani e piedi e abbandonato per quasi tre giorni in una cella senza avere neppure la possibilità di essere contattato da familiari e amici. I nuovi video, però, sembrano cambiare radicalmente le carte in tavola rispetto a quanto accaduto nella città di North Miami Beach. Ragioniamo per gradi. Senza dubbio il caso di Matteo Falcinelli deve essere un richiamo al dovere di proteggere i diritti costituzionali di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro nazionalità, provenienza o età anagrafica. I recenti casi del Beccaria di Milano docet. O almeno dovrebbero. Ma siamo sicuri che la narrazione di quanto accaduto a Miami corrisponda a verità? Sicuramente, quanto successo a Falcinelli ha suscitato indignazione e ha messo in discussione il rispetto, l’equa e la corretta applicazione dei principi sanciti dagli emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti. Come il IV Emendamento della Costituzione americana, che protegge i cittadini dallo uso sproporzionato della forza da parte degli agenti di polizia e dalla detenzione arbitraria.
Ma anche il XIV Emendamento, che garantisce il diritto alla parità di trattamento e alla protezione legale per tutti i cittadini. Tuttavia, non si può prescindere da un altro dato inconfutabile e altrettanto incontrovertibile. La hog-tie è l’equivalente dell’incaprettamento italiano praticato per lo più per le punizioni di stampo mafioso. Nel nostro Paese con tale terminologia si fa riferimento alla pratica consistente nel legare una corda intorno al collo del malcapitato assicurandosi che questo muoia soffocato. Negli Usa, invece, la hog-tie si risolve proprio con quanto accaduto a Falcinelli. La “hog” fa riferimento alla modalità con la quale gli allevatori di maiali incatenavano le bestie poco prima di abbatterle. C’è da dire che, nonostante sia una tecnica di arresto assai discutibile e non più insegnata nella maggior parte delle accademie di polizia, è comunque ancora legale nella maggior parte degli States. Nonostante, ribadisco, già negli anni '90 il dipartimento di giustizia americano si fosse prodigato per scoraggiare l’hog-tying dato che era stato la causa di molte morti per asfissia posizionale. Un monito premonitore se poi consideriamo quando accaduto quattro anni fa a George Floyd. Siamo tutti d’accordo sulla disumanità di quella pratica. Ma Stato che vai legge che trovi, e negli Usa è notorio come non sia proprio consentito fare come ci pare. Da questo punto di vista, quindi, i video diffusi dalla polizia di Miami sull’arresto di Matteo Falcinelli farebbero emergere uno scenario del tutto diverso da quello presentato in precedenza. Il giovane infatti viene sottoposto alla pratica dell’hog-tie dopo che per almeno tre volte i poliziotti lo avvertono che, se non si fosse seduto, lo avrebbero legato a terra. Falcinelli non solo non ubbidisce a quanto richiesto dagli agenti, ma agisce in maniera sprezzante come conferma il suo non verbale. Nei frame il ragazzo ha assunto una postura eretta e rigida, ha utilizzato un tono di voce aggressivo e ha mantenuto un contatto visivo e prolungato con l’agente. Oltre a stringere la mascella, chiara espressione di aggressività repressa. E lui in quei frangenti fuori dalle righe lo è stato per davvero. Non solo. Tra questi video ne appaiono altri due, i più dirimenti: uno in cui il venticinquenne, con le manette ai polsi, sbatte la testa contro il muro. Ed un altro nel quale il giovane batte il capo contro il vetro della cella. Dunque, la polizia di Miami ha fatto sapere di essere ricorsa alla tecnica dell’hog-tie per la sua sicurezza dopo “che ha ripetutamente sbattuto la testa contro la porta della cella”. Come se non bastasse, Falcinelli avrebbe dichiarato: “Tu non sai chi conosco io” rivolgendosi ad uno degli uomini in divisa. Una frase che lascia poco spazio all’immaginazione.
Si tratta di immagini e affermazioni agghiacciati. Anche se la pratica dell’incaprettamento dovrebbe essere cancellata dall’ordinamento giudiziario americano. Come in parte è peraltro avvenuto in California e nello Stato di Washington, che l’hanno messa recentemente fuori legge. Capite quindi che non si può parlare di una vicenda del tutto sovrapponibile a quella che ha visto coinvolto un altro connazionale, Chico Forti. A lui si che è stata negata qualsiasi possibilità di difesa e di umana comprensione. Anzitutto, nei confronti dell’ex campione di windsurf c’è stata una palese violazione del “Miranda Warning”. Vale a dire, per chi non lo sapesse, che non gli sono stati letti i diritti a lui spettanti, gli è stata taciuta la sua posizione di indagato quando è stato sentito e non è stato informato neppure della possibilità di avere un avvocato. Ciò avverrà solamente il giorno successivo, dopo quattordici ore di interrogatorio. A differenza di quanto accaduto a Falcinelli, però, di quelle interminabili ore di interrogatorio non c’è rimasta alcuna traccia. Nessuna registrazione. Se non fosse che a Miami la ripresa audiovisiva avviene anche quando si ha a che fare con un ladro di pomodori. Dove sta davvero la verità nella vicenda di Matteo Falcinelli? Certamente i nuovi video fanno sorgere dubbi sulla narrazione della vicenda da parte del giovane studente italiano.