L'amichettismo, la parola oggi in trend è questa. L'ha detta ieri la Meloni dicendo che è finita l'epoca dell'amichettismo, ma solo di sinistra però, caro presidente del consiglio. Dicesi amichettismo: piazzare nei vari posti di potere i propri amici. È una parola coniata da Fulvio Abbate, scrittore tra l'altro di sinistra che scrive per MOW, e che proprio su MOW ha pubblicato il libretto dove conia questa espressione. Ergo: la Meloni ieri ha citato MOW. A parte questo è una pratica che la sinistra in Italia ha sempre portato avanti, anche negli ambiti culturali che adesso la destra le sta togliendo. E qui viene il punto. Ma come fa la Meloni a parlare di amichettismo? Partiamo dall’intervista. L'ha fatta da Porro. Eh, è un giornalista sicuramente amico. Mica l'ha fatta da Formigli... Punto primo. Infatti, le critiche su un'intervista azzerbinata stanno riempiendo i social. Poi giustamente oggi in molti hanno fatto notare: Giorgia, ma a capo del tuo partito c'è la sorella, ministro dell'agricoltura è il marito della sorella, quello che ha il potere di scendere al volo dai treni. Vogliamo parlare della Rai? Il presentatore delle convention di Fratelli d'Italia amico intimo Pino Insegno: subito tornato a condurre un programma e subito un flop. Facci, altro amico, se non si autoglagellava da solo avrebbe avuto un suo programma. I talk show non solo sulla Rai? Tutti condotti da amici tranne Report, Formigli e Dimartedì.
I giornali? Sallusti direttore del giornale ci scrive i libri insieme e ci fa le festicciole insieme. Sechi ex suo portavoce direttore di Libero. Cultura? Il fidatissimo Giuli al MAXXI di Roma, solo per dirne uno. Ma la lista potrebbe continuare. Anche nelle aziende partecipate dello stato sta provando a fare la stessa cosa, ma qui è più dura perché si tratta del potere vero. Anche se si sta muovendo bene. E infatti a Giorgia ieri sera le è sfuggita la frase che l'ha tradita, perché ha detto: "Adesso le carte le do io". Perché è qui la cosa: è tutta una questione di potere. Solo di potere. Non di chi è meglio o peggio. L'Italia per la politica è un Paese da spartirsi. Lo è sempre stato e sempre così sarà. Anche perché questo è un paese dove l'indipendenza e la non appartenenza si pagano. Ed è un peccato. Insomma, farci la morale sull'amichettismo anche no. Si fa più bella figura a dire: "Adesso abbiamo vinto e sta a noi decidere". E se la situazione politica resta così, con questa opposizione, starà a loro per molto molto tempo. Ma il merito, amici miei è il caso dire, è un'altra cosa. Un'altra. Cosa. In Italia ancora oggi il primo merito è quello di sapersi fare le amicizie giuste. Premiarlo davvero, il merito, questa sì che sarebbe stata una bella rivoluzione culturale.