Giorgia Meloni contro tutti. In un’intervista rilasciata al giornalista Nicola Porro, durante la trasmissione Quarta Repubblica su Rete 4, la Premier si è lanciata in un attacco su più fronti in cui non ha fatto prigionieri. L’ospitata in tv, infatti, per il Presidente del Consiglio si è rivelata essere un’occasione per toccare vari temi, dalla politica all’industria e all’imprenditoria, ma non solo. L’argomento principale, di grande interesse pubblico a quanto pare, ha riguardato ovviamente la possibile candidatura di Meloni alle Europee; candidatura che, a detta della stessa Premier (come riportato da il Giornale), è quotata al 50%, “deciderò all’ultimo - ha detto -, quando si formano le liste”. Ma si è parlato anche di esteri, con la missione navale Ue nel Mar Rosso, definita da Meloni “prevalentemente di difesa”, come argomento principale, di Macron, del possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, e dei pregiudizi nei confronti di Meloni nei primi mesi di presidenza: “qualcuno si aspettava di veder arrivare un marziano e poi hanno trovato un normale essere umano - parole riportate da il Giornale -. [...] In tanti mi hanno detto che, per quello che si leggeva sulla stampa, si aspettavano un'impresentabile per poi trovarsi davanti una persona seria, che difende i propri interessi nazionali, rispetta i propri interlocutori e ha una sola parola”. E poi ecco l’affondo sulla famiglia Agnelli-Elkann, e sul utilizzo del quotidiano la Repubblica...
“Ho letto una prima pagina che diceva L’Italia è in vendita”, ha detto Meloni riferendosi a un titolo del quotidiano edito proprio da Elkann. Un’accusa che, continua la Premier (riportata da il Giornale), “mi arriva dal giornale di proprietà di quelli che hanno ceduto la Fiat ai francesi, hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale e hanno messo in vendita i siti delle storiche aziende italiane”. E infine la chiosa: “Non so se il titolo fosse un’autobiografia, però le lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti anche no”. Il problema della Fiat e della cosiddetta de-industrializzazione dell’Italia, legato in modo stretto alla famiglia Agnelli-Elkann, non interessa solamente la Meloni, ma anche l’altra parte della politica, o almeno una determinata parte di essa. Infatti, su MOW avevamo riportato le parole di Carlo Calenda, segretario di Azione, al riguardo: “Quella di questo gruppo (Stellantis, ndr) è una storia allucinante. Sia per le dimensioni della vicenda sia per l’omertà della sinistra e del sindacato”, mentre su Repubblica aveva detto che “gli è servita solo per coprire ‘a sinistra’ la fuga dal nostro Paese”. E pure una parte di sindacato, questa guidata dal torinese Giorgio Airaudo, sembra battersi contro le decisioni di Elkann e Co. Infine, dal salotto Quarta Repubblica, Meloni ha attaccato anche il Pd e il suo segretario Elly Schlein, e si è difesa per gli attacchi ricevuti negli ultimi giorni riguardo la nomina di Luca De Fusco a nuovo direttore del Teatro di Roma. A questo proposito la Premier ha detto che “il tempo del cosiddetto amichettismo è finito. Adesso le carte le do io, nel senso che le danno gli italiani. Prima per arrivare da qualche parte dovevi avere la tessera di partito, per questo fanno casino sul Teatro di Roma”, chiudendo così: “Qual è lo scandalo? Che non ha la tessera del Pd?”. Ma c’è sata anche l’occasione per ritornare sulla polemica di Chiara Ferragni nata da un commento di Meloni ad Atreju, “manco avessi attaccato Che Guevara” ha scherzato la Premier.