Quindi si dichiara uno sciopero dei mezzi pubblici (per la sinistra “i mezzi del futuro sostenibile”) il 24 gennaio 2024. A Bologna tra le critiche che arrivano ci sono anche quelle per il limite di velocità di 30 km/h che avrebbe comportato svariati ritardi (anche di venti o trenta minuti). È così? Ovviamente. Tuttavia, la vecchia e cara Tper accumula ritardi, sopprime corse e maltratta i consumatori in attesa sulla pensilina in modo sistematico su strade che hanno sempre avuto e continuano ad avere il limite a 50 km/h.
In altre parole, il problema è sia Bologna 30 che la Tper con il suo servizio disfunzionale, sommario, non adeguato ma impossibile da criticare realmente. Qual è l’alternativa? Andare a piedi?
Direi di no. Purtroppo, nonostante tasse, segnalazioni e lamentele, le strade della Bologna bene sono invase dalle cacche, gli ultracorpi dei cani di quartiere. Esemplari di diversa forma, sostanza e insidiosità. Con una sola cosa in comune: restano dove sono per giorni, anche per settimane senza pioggia. O meglio, resta quello che non finisce sotto le tue scarpe.
Bologna è città nemica del trasporto privato anche senza mezzi. Se potesse metterebbe una tassa sulle piante dei piedi.
Immaginate di non apprezzare più l’offerta di Netflix. Cosa fareste? Probabilmente concludereste il vostro rapporto con l’azienda dello zio Sam e iniziereste a guardarvi intorno. Lo fate anche quado vi lasciate. “È stato bello, finché durato; ma ora ognuno per la sua strada”. Non è questo il caso. Nonostante non amiate il servizio di pulizie delle strade siete costretti a pagare lo stesso un abbonamento forzato e a tenervi il regalo dei padroni a quattro zampe.
In modo meno evidente vale lo stesso per la Tper. Nonostante si possa sempre scegliere di non abbonarsi, è altrettanto vero che la mancanza di un’alternativa non può che costringerti a sottostare ai diktat del Comune e della regione (i principali soci di Tper).
Il problema è andare a lavoro o tornare dal lavoro. Se pensi di fare tardi, sei certo che farai tardi. Non c’è alcuna possibilità che tu possa guadagnare del tempo grazie al passaggio di bus ogni dieci o quindici minuti. Se sei fortunato oggi ne passeranno due a distanza di mezz’ora e il primo dei due si fermerà per un guasto a metà strada. Se invece ti muovi di domenica, dimenticati la circolare.
Ora è solo peggio. Lo slogan per Bologna 30 è “Più piano più sicuro”. Sapete qual è un modo per azzerare completamente il numero di incidenti causati dalle auto? Eliminare le auto.
Tra i meme più belli su Bologna 30 ce n’è uno con un matusa arabo in sella a una tartaruga. In effetti una città in kefiah come “La rossa” non poteva che adeguarsi ai ritmi dell’intelligenza morale della città. Lentissimi. Quasi zero. C’è chi va in auto a 9 km/h, alla faccia della riduzione dell’inquinamento.
Comunque proprio l’inquinamento dovrebbe spingerci a usare meno le auto. Se davvero l’obiettivo è quello green, forse l’unica cosa da fare sarebbe chiudere le strade del centro a qualsiasi mezzo e rendere tutto pedonale. Bologna ha un problema tipico di molte città italiane: è bella. Ha un patrimonio storico che potrebbe essere preservato e valorizzato se solo si scegliesse di non farci passare sotto o sopra nessuno. La Garisenda vi dice niente?
Andrebbe chiesto ai cittadini, ma è una prospettiva possibile? Difficile dirlo. Un raro tentativo di pedonalizzare nel weekend un’altra strada oltre al corso principale e a via Indipendenza ha dimostrato l’impossibilità di guadagnarci qualcosa dal divieto di circolazione delle auto. Se nella zona pedonale ci passano i motorini non è una zona pedonale. Se le auto della polizia accendono la sirena per passare indisturbati nel tratto vietato alle auto e la spengono appena usciti, non è una zona pedonale. Se i Deliveroo bucano il muro del suono con le loro biciclette e rischiano di falciarti, non è una zona pedonale.
Bologna è un pendolo che oscilla tra zone 30, scioperi dei bus, ritardi e cacca di cane.