L’Italia non è l’unica che punta ad ampliare le zone con limite di velocità più basso del normale, soprattutto nei centri urbani. Sono le ormai famose “Zone 30”, e riguardano moltissime città, da Milano a Bologna, passando per Torino, Cuneo, Firenze e Genova (e molte altre). Di esempi virtuosi ce ne sono in tutta Europa e dintorni, ma non tutti sembrano apprezzare. Tra i critici più forti c’è ovviamente lui, Jeremy Clarkson, che si è ripreso dopo l’ondata di polemica per le sue parole contro Meghan. «Tutte le strade della zona centrale di Londra hanno un limite di velocità di 20 miglia orarie e ora si chiede che questo diventi il limite massimo generale in tutte le città, paesi e villaggi della nazione». Esordisce così il commento al vetriolo di Clarkson nella sua rubrica per il The Sun. Un suo collega, James May, avrebbe persino detto in radio che il limite di 20 sarebbe anche troppo.
«È conosciuto come Capitan Lumaca e non è mai andato più veloce di 20 in tutta la sua vita. Ma c'è qualcosa che non sapete di James. Vive praticamente in quel pozzo nero socialista che è Twitter, dove segue non solo Sir Starmer ma anche lo squilibrato sindaco di Londra, Sadiq Khan. Segue persino quell'uomo, Cycling Mikey, che gira per Londra con il suo giocattolo per bambini, filmando chiunque in auto pensi possa essere un sostenitore dei Tory. James, quindi, come tutti gli appassionati di Twitter del mondo, non riceve una visione equilibrata su cui formare le proprie opinioni. Sta solo ascoltando persone di sinistra che competono tra loro per vedere chi riesce a pensare alla cosa più di sinistra».
Il problema, per Clarkson, è innanzitutto la sensatezza di un’azione del genere, fatta senza tener conto della realtà dei fatti. «A Oxford, nell'ora di punta, la gente può solo sognare di fare i 20 anni. La maggior parte delle strade sono un ingorgo dal 1967 circa. Naturalmente, ci sono alcune strade in tutti i centri urbani dove la gente può, e lo fa, infrangere il limite di 30 miglia orarie sfrecciando a 40 o addirittura a 50 miglia orarie. E pensate che smetteranno di farlo se il limite verrà abbassato a 20? Nel mondo socialista idealista di Twitter, forse. Ma nel mondo reale, dove vivo, non farà alcuna differenza». Insomma, o la gente va piano perché vuole e deve andar piano (magari per le code e gli imbottigliamenti nel traffico), oppure supereranno arbitrariamente i limiti e lo faranno anche se questi verranno ulteriormente abbassati (se voglio andare a 50 km/h violando il codice della strada, posso farlo sia se lo violassi per 20 km/h che per 30…).
«Alcune persone guideranno sempre troppo velocemente perché sono dei pazzi. O, per usare un termine educato, "motociclisti". C'è anche un altro problema più grande. Anche se la strada è tranquilla, è praticamente impossibile guidare a 20 miglia orarie. A un certo punto ci sarà sempre un tratto in discesa in cui si raggiungeranno accidentalmente le 25 miglia orarie. Il che vi farà incorrere in una multa salata». Chissà se arriverà a Clarkson una lettera di diffida da qualche Unione dei centauri inglesi. Ma il punto è proprio quella “multa salatissima”. «L'unico modo per evitarla è fissare costantemente il tachimetro e non farsi distrarre dal rumore di tutte le carrozzine e dei motorini che si urtano perché non si guarda dove si sta andando».
C’è chi sostiene che il problema sia anche l’impatto ambientale (che aumenta con un traffico nervoso fatto di accelerazioni e frenate, ma soprattutto di alte velocità). Ma anche qui, per Clarkson, la cosa non regge: «Certo, si dice che andare a 20 è più sicuro e più rispettoso dell'ambiente. Ma se questi sono gli obiettivi, perché non mettere il limite a cinque? O uno? O perché non vietare del tutto l'uso dell'auto e costringerci invece ad andare al lavoro saltellando? È quasi certamente quello che vuole l'esercito di Twitter. Perché nel loro mondo elettronico, dove non si può dire questo e non si può pensare quello, e nessuno ha amici veri, ha perfettamente senso limitare il desiderio di viaggiare di una persona normale». Persone normali che a Oxford non sembrano avere vita facile. «Il che mi riporta a Oxford, dove i residenti devono chiedere al governo locale il permesso di andare a trovare la madre se questa vive dall'altra parte della città. Benvenuti nella Germania dell'Est del 1965».