«Bianchina», come la chiama Mauro Corona, il suo fedele compagno di viaggio (e di palco) nelle serate a Cartabianca, il talk show più curioso per almeno due motivi: gli ospiti e la rete. Proprio così, perché a dispetto di tanti altri contesti, Bianca Berlinguer ha tenuta botta, per esempio, alle lamentele per la partecipazione del professor Alessandro Orsini, di cui si chiedeva l’allontanamento dalla TV pubblica. Ma Bianca, che pare fluttuare al di sopra di queste diatribe da riunione di condominio, nel suo appartamento a Rai3 ci fa finire lui insieme a chiunque, da Enrico Letta a Matteo Salvini, passando per Luigi De Magistris, Maurizio Lupi e Guido Crosetto. E poi lui, Mauro Corona, un personaggio atipico per la televisione italiana, che in altri programmi avrebbe retto due, al massimo tre puntate, perché completamente pazzo (e fantastico!). Lei invece se lo tiene là, al balcone, ha preso un grande scrittore italiano (perché sì, a dispetto del canovaccio a cui siete abituati, uno che scrive Storia di neve è davvero un grande scrittore) e lo fa parlare di tutto, costruendo con lui anche degli entusiasmanti (le prime volte, poi solo divertenti) plot twist, come quando si insultano a vicenda o lei lo rimprovera con il volto severo da mamma. Ecco vita, morte - ma soprattutto - miracoli della conduttrice di sinistra del talkshow politico più trash della TV. Una di noi
Gli inizi
Ma “Bianchina” non è solo questo. La sua carriera inizia molto più indietro, e recupera (da un’altra prospettiva) quella lunga scia del padre, Enrico Berlinguer, che lega questo cognome alla res publica: prima direttamente nei Palazzi, poi nelle televisioni degli italiani. Bianca Berlinguer è la prima dei quattro figli (gli altri sono Maria Stella, appartatissima, Laura e Marco) del volto storico del Partito Comunista Italiano e di Letizia Laurenti, sua moglie, conosciuta durante una vacanza in Val D’Aosta, che apparì l’ultima volta in pubblico per i funerali di Enrico nel 1984. Bianca inizierà la carriera di giornalista con il praticantato a Radiocorriere TV, prima di passare a Il Messaggero agli inizi degli anni Ottanta. Una carriera molto lineare e nel 1985 la porterà anche dietro le quinte di Mixer, come redattrice. Un’ascesa culminata con l’arrivo a Rai3, dove per la prima volta condusse un telegiornale. Siamo nel 1991 e Bianca ha 32 anni.
La direttrice del TG, ma poi…
La conduzione del telegiornale di Rai3 la renderà uno dei volti più noti dell’informazione italiana. Dopotutto è stata dietro al tavolo della diretta per ben 25 anni, dal ’91 al 2016. Una carriera che non subì battute d’arresto nonostante una polemica scatenata nel 2008, quando l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, cugino di secondo grado di suo padre, la inserì in un elenco di giornalisti “raccomandati”, prima in un intervento pubblico e poi con la promessa che si sarebbe autodenunciato, il 21 gennaio 2008, di lunedì, ai carabinieri (sull’onda delle accuse mosse a Silvio Berlusconi dalla procura di Napoli, intorno alla chiamata ad Agostino Saccà). Il presidente emerito dirà così: «Intervenni a favore di Donna Bianca Berlinguer, ovvero di mia nipote, perché le fosse assicurata una posizione di maggior rilievo nel Tg3, e della signora Federica Sciarelli, già peraltro premiata con l`affidamento della conduzione della brillante trasmissione 'Chi l`ha visto?». Ma Bianca non barcollò minimamente e invece di intraprendere azoni legali (che avrebbero potuto, tra l’altro, ingigantire la cosa; Cossiga stesso disse anche: «D’altra parte mi sa dire uno che in Rai non sia raccomandato?»), negò pubblicamente e andò avanti per la sua strada. Una strada che la porterà, nel 2009, a diventare direttrice del TG di Rai 3, che condurrà a condurre, nell’edizione serale, per sette anni. Insomma, tra opere e omissioni la troviamo in cima, che più in cima non si può (donna di sinistra ai piani alti del canale più di sinistra del tempo).
Ma il 5 agosto verrà sostituita. I motivi? Sembrava una scelta prevista, nonostante le voci rafforzassero l’idea che avesse avuto un ruolo la forte serie di critiche che il telegiornale diretto dalla Berlinguer aveva diretto al governo di Matteo Renzi. Ci fu anche un botta e risposta tra l’allora presidente del Consiglio e la giornalista, durante una puntata di Politics, condotto da Gianluca Semprini, dedicata alle “dimissioni” di Ignazio Marino, in cui Renzi chiese a Bianca Berlinguer: «Ha mai ricevuto una telefonata da me su come fare il tg?» e lei rispose: «Da lei personalmente no», ripetendo e la formula per più di una volta: da lei personalmente no… Resistette con eleganza alle accuse di faziosità lanciate dai renziani dell’epoca, tranne in un’occasione, quando il giorno dopo la nomina ai tg, è intervenuta con la sua solita nettezza e chiarezza: «Sette anni fa, quando ho assunto la direzione, dissi in un editoriale che avrei voluto un Tg3 corsaro e evidentemente questo non poteva piacere a tutti. Negli ultimi tempi non sono mancate pressioni sgraziate e attacchi sguaiati da settori importanti delle classi politiche, ma il Tg3 non ha perso la sua identità e gli auguro di rimanere saggio e irriverente come è sempre stato». Così si chiudeva una parabola durata un quarto di secolo. Nemmeno la sinistra (del bischero) la voleva più.
Gli anni di Cartabianca?
Poi ottenne molti riconoscimenti, tra cui il Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo nel 2011, e si diede comunque da fare. Nel 2014, di iniziativa del Presidente della Repubblica», otterrà il titolo di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Dopo soli tre mesi dall’addio al telegiornale andrà in onda la prima puntata di Cartabianca, un talkshow longevo e divenuto tra i maggiori punti di riferimento del dibattito pubblico sull’attualità. Quasi in una morsa tra i canali privati della famiglia Berlusconi, ora troviamo due donne. Lili Gruber su La7 con il suo Otto e mezzo (il programma che conduce ormai dal 2008) e Bianca Berlinguer su Rai 3. Due donne che appaiono forti, alcune volte fin troppo, soprattutto agli occhi di chi era (ed è ancora) vittima dell’idea che di fronte a un uomo la donna non potesse pretendere di reggere le redini della conversazione. In un’intervista al Corriere della Sera dello scorso agosto ne parlerà, a domanda di Maria Teresa Meli, proprio lei: «È vero, c’è un cliché ancora molto rigido che si applica alle donne che mostrano una certa personalità. Se sanno tener duro e non piegarsi vengono classificate infallibilmente come cattive, zarine, scorbutiche». Per poi aggiungere: «Le dirò la verità, quando hanno cominciato a chiamarmi così – e questo è successo ancora prima che diventassi direttrice del Tg3 - davo a quel soprannome un significato esclusivamente negativo. Adesso ho un po’ modificato la mia opinione. Se ti trovi a ricoprire un ruolo di direzione è inevitabile doversi assumere la responsabilità di gestire ciò che comporta nel bene e nel male. E di conseguenza di sentirti dare della zarina».
Bianca Berlinguer non ha mai avuto paura delle battaglie, basti pensare alla complicità con il suo compagno, Luigi Manconi, le cui nozze, previste prima della seconda ondata di Covid, sono state rimandate proprio a quest’anno. Lui, ex senatore di spirito radicale e famoso per le sue lotte a tutela dei diritti dei carcerati, lei, giornalista e donna di sinistra, che ha saputo coltivare l’impegno politico anche attraverso un libro dell’attivista per i diritti trans Marcella di Folco, all’anagrafe Marcello di Falco (protagonista di vari film di Fellini e non solo), Storia di Marcella che fu Marcello. Sì, una donna sinistra, lei non se ne vergogna: «Nessuno potrebbe mai dire che sono di destra». Ma prima di tutto una professionista che ha saputo consolidare la sua posizione in un mondo fatto di “direttori dei giornali”, “giornalisti impegnati” e “conduttori di programmi di attualità”. Lei, giornalista, direttrice e conduttrice, ironica e severa, «Bianchina», una zattera nel maremoto della televisione italiana. Ma qual è il prezzo? Il prezzo è lo spettacolo. Combattere il rigor mortis della Rai significa combattere la noia e, si sa, ormai la noia la si combatte con il trash. I profeti del trash: Barbara D'Urso, Mario Giordano e la Zanzara. La prima troppo glitterata per i gusti di Bianca, il secondo troppo di destra. Non resta che ripercorrere la strada avviata dalla famosissima (e irriverentissima) trasmissione radiofonica condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. Pensateci bene. In fondo cos'altro è Cartabianca se non il talkshow politico più serio, perché realistico, della tv? Mauro Corona, la cui penna disordinata almeno quanto la sua barba, che parla di tutto (statisticamente toccando temi di cui non può, giustamente, sapere), non è che il più alto dei vessilli. In battaglia, nella coltre di polvere alzate dai talkshow che si fanno battaglia a chi ospita la cagnara più grossa, semplicemente "Bianchina" lascia la parola al montanaro che non usa mezzi termini. In un palinsesto tv che la sera ci annoia con domande a politici pelosi ed educati, "Bianchina" non solo si prende a sberle (metaforiche) con lo scrittore, ma invita Alessandro Orsini, studioso cagnarone e messo alla berlina da tutti.
Un bilancio
Bianchina è una di noi (sì, togliamo le virgolette, perché Bianca era la direttrice del Tg3, il programma scaccia-gioia allietato solo, se ti andava bene, da una buona cena e un buon vino). La zanzara della rai, infiltrata tra bisonti dormiglioni intorno ai quali girano sempre le solite, noiose mosche. Lei lì, a succhiare la linfa vitale di un'azienda morente (se non fosse per il trashissimo Sanremo), scorrazzando tra i nomi più vivaci del panorama attuale. Bianchina nostra, Bianchina di tutti, di sinistra, ma non lo fa pesare. A fronte di una carriera di tutto rispetto che poteva rischiare di degradare o verso il Grande Fratello (vedi Attilio Romita) o verso il dimenticatoio popolare, lei ha saputo convivere con le contraddizioni di una tv che è viva e vegeta solo se vivace e circense (con eccezione per gli eterni e immortali programmi di Piero, prima, e Alberto, poi, Angela). Lei, domatrice di leoni, in quel grande spettacolo tra giocolerie e pagliacci.