Annamaria Bernardini De Pace è rimasta pannelliana in un’Italia divisa fra una destra-destra per la prima volta al governo con il centro in posizione subalterna, e una sinistra a sua volta spaccata, come da tradizione, in moderati (il Pd) e, per usare un vecchio termine, massimalisti (il M5S). Tessera in tasca di quel che resta del Partito Radicale di Marco Pannella, da liberale vecchio stampo coltiva opinioni irregolari, tutte sue: per la rieducazione dei detenuti ma a favore del 41 bis, critica verso certi “privilegi” delle toghe ma sostenitrice dell’urgente necessità di raddoppiarne il numero, “garantista”, come è in uso dire, sull’utilizzo pubblico delle intercettazioni, ma contrarissima alla riforma Cartabia, che era stata elogiata dai garantisti di tutto l’arco politico. Impegnatissima come avvocato matrimonialista più famosa del Paese, da qualche mese non difende più Francesco Totti nella causa in corso contro Ilary Blasi. E per un motivo ben preciso, di cui si era vociferato sulla stampa e che oggi, qui su MOW, conferma.
Avvocato, il caso giuridico, oltre che politico, che tiene banco in questi giorni è quello di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico in isolamento al 41 bis. Lei condivide i dubbi di costituzionalità su questo strumento amministrativo, dato che di certo non aiuta a rieducare il carcerato, anche se mafioso o terrorista, come prevede la Costituzione, o la sua efficacia lo mette al riparo da un’eventuale revisione?
Io sono Radicale, iscritta al Partito Radicale. La battaglia sulle carceri la combatto da anni. Le carceri italiane sono invereconde. Il comportamento dei responsabili delle carceri è contro la Costituzione, che dice che il carcere deve portare alla rieducazione del delinquente per reinserirlo nella società. Questo non sempre avviene, ma nel 98% le carceri sono disastrose. Non vengono spesi abbastanza soldi per le carceri. Questo è il mio pensiero del tutto svincolato dalla politica. Un pensiero da mamma e da persona.
Ma sul caso specifico di Cospito, che ha superato i 100 giorni di sciopero della fame per protestare contro la disumanità del 41 bis, proprio da Radicale lei cosa dice?
Mi fa orrore il ricatto dello sciopero della fame di uno che ha gambizzato e manifestato le sue idee con la violenza. Io la violenza, che vedo tutti i giorni anche purtroppo nelle famiglie, la aborro. Ci vorrebbero risorse per rieducare i violenti. Uno che è andato contro lo Stato non può rivolgersi allo Stato dicendogli: “Caro Stato, ora fai come dico io altrimenti muoio”. A me questo fa schifo.
Il 41 bis in generale è da togliere o no?
Il 41bis non può non esserci, perché lo Stato deve proteggere tutti. È vero che deve rieducare i delinquenti, ma deve anche proteggere i non delinquenti. Ce ne sono certi che dall’interno del carcere riescono a controllare i loro accoliti all’esterno, come i boss mafiosi.
Cospito, che agiva da anarchico semi-solitario, non ha accoliti alle spalle.
Ma ha visto come si sono mossi tutti? Gli anarchici, proprio perché sono anarchici, secondo me riescono immediatamente a organizzarsi. Non ha visto come hanno reagito minacciando lo Stato? Anche fuori dall’Italia, in Francia… E poi, non è strano che tutto questo succede dopo che è stato preso Matteo Messina Denaro e qualcuno dice che si è consegnato e deve esserci una trattativa con lo Stato? Io non dico che sia così, però è strano, no?
Sulla mafia il legame c’è senz’altro riguardo le conversazioni fra Cospito e alcuni mafiosi al 41 bis pure loro rese note dal vicepresidente del Copasir, Donzelli, vicinissimo alla Meloni, dopo la visita di parlamentari del Pd all’anarchico. Donzelli e il viceministro della Giustizia, Delmastro, che avrebbe passato le informazioni confidenziali, sono nell’occhio del ciclone proprio per questo. Mossa improvvida pur di attaccare l’opposizione, o per lei hanno fatto bene?
Io, come le dicevo, sono Radicale e quindi non sono della parte politica di Donzelli e Delmastro, ma a me sembrano due persone perbene. Probabilmente si sono scandalizzati come mi sono scandalizzata anch’io perché i Dem, che hanno sempre considerato il 41 bis fondamentale, adesso stanno facendo la processione per andare a trovare Cospito in carcere. Perciò Donzelli avrà detto cose che non avrebbe dovuto dire per l’indignazione. A rovescio, se ci fosse un governo Dem e ci fosse uno di estrema destra al 41 bis, e andassero quelli di destra a trovarlo in processione, il governo Dem s’incazzerebbe facendo un sacco di storie.
Insomma siamo al solito gioco delle opposte strumentalizzazioni?
Sono cose politiche. Ma quel che vedo io è che quel che sta facendo la Meloni, prima donna Presidente del Consiglio in Italia, lo sta facendo con grande determinazione e grande eleganza. Forse non tutti del suo partito sono come lei, preparati, concreti, precisi. Non tutti sono alla sua altezza, non tutti hanno la sua intelligenza. I Dem, che stanno evaporando, non sanno che cosa dire e si attaccano a queste situazioni. Anzi, le dico di più sulla Meloni: secondo me è talmente impegnata e talmente brava che è diventata anche più bella. Come avviene a tutte le persone che ce la mettono tutta, secondo me. Questa è una mia fissazione, ma in questo caso mi sembra di averne una prova provata. Ho sentito l’intervento telefonico che ha fatto dalla Palombelli: è stata bravissima, una lezione politica. E ripeto, io ho la tessera del Partito Radicale.
Ma proprio quello di una volta, di Pannella?
Eh sì, anche se è un disastro. Dopo che mi è sparito a suo tempo il Partito Liberale, ora sta sparendo anche quello Radicale. Son quattro gatti e litigano tutti, si figuri.
Resta tesserata per fedeltà alla causa, la mettiamo così?
Fedeltà… Diciamo che sono molto indipendente. Vorrei dire che sono anarchica, ma non è il momento adatto (ride, ndr).
Della riforma Cartabia del precedente governo a guida Mario Draghi che ne pensa? Non dico per il penale, dove è accusata di tagliare i processi con la giustificazione di accorciarne i tempi. Le chiedo del civile, il suo campo.
Nel civile è un disastro. Lunedì nel mio studio facciamo un incontro con un avvocato che ha partecipato alla stesura della riforma perché tantissime cose, pur noi essendo preparatissimi, non le abbiamo capite. E tante cose ci preoccupano. Con i pochi giudici che abbiamo, con i tempi che hanno loro che non sono i nostri, con il fatto, per esempio, che oggi il giudice deve leggersi non più tre ma ben cinque atti in un eventuale ricorso per separazione, da cui poi dovrebbero passare tre mesi per l’udienza, cosa che già adesso non avviene, io sono terrorizzata da questa riforma. Lunedì cercheremo di capire meglio. Mi sono fatta anche fare 25 arancini da Filippo La Mantia, che è il più bravo chef di arancini in Italia.
Arancini?
Per consolarci di quel che apprenderemo. Ce ne mangeremo due a testa, ma sono grandi, eh.
Ma secondo lei cosa si dovrebbe fare, invece, per guarire il malato “giustizia”?
Prima di tutto, per 60 milioni di italiani, 10 mila giudici non bastano. Ce ne vorrebbe almeno il doppio. Di avvocati ce ne sono 250 mila. Dei giudici, un terzo sono pm, un terzo sono giudici penali, un terzo sono giudici civili. Questi ultimi poi devono fare il societario, l’immobiliare, il diritto di famiglia, il successorio. Capisce bene che hanno un lavoro immane da fare, e nonostante ciò non hanno un obbligo d’orario come qualsiasi altro dipendente d’Italia. Io, che sono avvocato, in teoria potrei fare il cavolo che voglio essendo professionista autonoma, lavoro il sabato, la domenica, d’estate e il giorno di Natale. Io ho con me avvocatesse che sono sposate e con figli a cui chiedo sempre: ma quand’è che riuscite a fare sesso per avere figli, con quel che abbiamo da fare? Eppure li fanno. I giudici non hanno orari. Se io voglio andare a parlare con un giudice di pomeriggio, ne trovo uno su cinquanta. In più hanno una quantità esagerata di ferie e non hanno neanche il tempo di prepararsi, perché sono quelli che volevano prolungare i tempi di introduzione della riforma perché non si preparano. Loro son pagati lo stesso, noi invece se non ci prepariamo non ci paga nessuno.
Secondo lei sulla giustizia c’è uno sfasamento tra le priorità dei cittadini comuni e quelle della politica?
Prima di una sentenza al terzo grado di giudizio pubblicare intercettazioni è solo malanimo e maldicenza.
Ma pubblicare fatti rilevanti è diritto di cronaca.
Certo, ma i politici contrari a questo governo ne approfittano per far casino, appellandosi al diritto di cronaca. Anch’io sono giornalista pubblicista, ma prima del diritto di cronaca c’è il diritto alla dignità della persona e di non essere infamata.
Le faccio l’esempio delle intercettazioni di Luca Zaia, non indagato, in un’inchiesta partita da un esposto di Andrea Crisanti sulla sanità in Veneto. Lì era rilevante sapere dell’ostilità di Zaia verso un ex collaboratore nella lotta alla pandemia, o no?
È finita l’inchiesta?
È in attesa che il gip si esprima, i pm hanno richiesto il rinvio a giudizio per due dirigenti della sanità veneta.
Se non è finita, vuol dire aprire la possibilità a chiunque di dire male, senza contraddittorio. I processi non si fanno sui giornali. Io in quarant’anni, chiamata a parlare da varie televisioni, non ho mai parlato di nessuno mio cliente. Noi abbiamo l’obbligo della riservatezza, i giornalisti ovviamente no. Ma hanno quello di rispettare la dignità delle persone.
Sono intercettazioni depositate agli atti.
Ma se c’è solo un pezzetto di intercettazione, non sai cosa c’era prima e cosa c’era dopo e non c’è un giudice che ha giudicato, si sta facendo un errore, perché puoi aver sputtanato una persona.
Senta, lei non parla dei suoi clienti, e va bene. Ma degli ex clienti, magari sì. Lo scorso novembre Dagospia ha scritto che il fatto che lei non sia più la legale di Totti nella causa con la Blasy è dovuto a suoi rilievi critici sull’esposizione mediatica della nuova fidanzata del campione, Noemi Bocchi. Conferma? E può dirci qualcosa sull’intesa consensuale verso cui pare stiano andando?
Dagospia è uno dei più importanti giornali italiani. Se l’ha scritto, si figuri se io lo smentisco. Non parlo nello specifico, ma di certo non ho né il potere né la forza per smentire Dagospia.