Dopo l’esempio di Chambéry (Francia), che introdusse le prime “zone 30” già nel 1979, nella speranza di ridurre il numero di incidenti e passando da 453 sinistri alla fine degli anni Settanta a soli 32 casi nel 2006, anche in Italia alcune località hanno scelto di abbassare il limite di velocità a 30 km/h. Secondo l’architetto Matteo Dondé, un esperto della pianificazione della mobilità ciclistica «tutte le principali città europee stanno andando in questa Direzione». A maggio 2021 la Spagna ha adottato una normativa nazionale in questa direzione, mentre alla fine dell’estate dello scorso anno anche Parigi è passata ad avere il limite a 30 l’ora. E ora sarà il turno di Berlino, Londra, Toronto e New York. In Italia alcune grandi città non saranno da meno, nonostante il primo esempio, partito proprio lo scorso anno, lo ha dato Olbia, in Sardegna, dove in molte delle vie urbane principali non è più possibile superare i trenta. Le grandi città potrebbero anche vedersi costrette a virare verso limiti più stringenti dopo che nel 2021 il Parlamento europeo ha pubblicato una risoluzione approvata il 6 ottobre con ben 615 voti a favore.
La prima grande realtà urbana italiana a guidare la trasformazione potrebbe essere Bologna, dopo la sperimentazione precorritrice di Cesena a partire dal 1998. Matteo Lepore ha fissato l’obiettivo a giugno del 2023. «Vogliamo che Bologna sia apripista a livello nazionale sulla sicurezza stradale. Il nostro Paese merita, dopo la legge sull'omicidio stradale e quella sulla sicurezza dei bambini in auto, una legge sulle città 30». Questo intervento si aggiungerà all’implementazione degli autovelox e di una nuova segnaletica stradale, per cui sono stati stanziati 14milioni di euro. «L'obiettivo morti zero che la Comunità europea ha posto al 2050 noi lo vogliamo raggiungere prima. E' un imperativo morale nei confronti dei parenti delle vittime della strada». Verso la lentazione del traffico anche Reggio e Parma, a partire dal centro storico. Ma si esce anche dall’Emilia e l’iniziativa approda a Torino, capoluogo del Piemonte. Qui il limite passerà da 50 a 30 l’ora in tutte le strade della città «senza diritto di precedenza». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Cuneo.
Ci si aspettava l’appoggio anche della città più europea d’Italia, Milano, ma Beppe Sala per ora dice di no. «Non è tempo per una città a 30 l’ora e per la pedonalizzazione davanti a cinquecento scuole». Dopo queste dichiarazioni Legambiente è però insorta. Fa da controcanto invece Bergamo, che prova il limite ridotto. Vicenza, Treviso e Verona, infine, allargheranno le zone a 30 l’ora già introdotta negli anni passati a partire dal 2015, così come Firenze e Genova che vanno verso la completa limitazione della velocità a 30. Proprio in Toscana una città ha scelto di estendere il limite a tutta l’area urbana già nove anni fa, si tratta di Arezzo. Circa nove anni anche una città del sud si è però rivelata virtuosa, Cesena. La riduzione porterà, visti i report arrivati da Bruxelles, dove il limite è già in vigore, a una riduzione importante degli incidenti che potrebbe superare il 20% della media degli anni scorsi.