Che meraviglia il “corso per principesse” che si terrà a Rho. È destinato alle under 9 ed ha scatenato una marea di polemiche, che è come polemizzare con il concetto di “fiaba” e quindi di “fabula” e quindi di “letteratura” e di miti e di archetipi e di tutto quello che fa di noi umani appunto umani che tentiamo di districarci dalla Natura per elevarci al di sopra per mezzo di quello che Hegel (che era un marxista, non lo scordiamo) chiamava lo “spirito” (concetto del quale, bisogna dirlo, hanno fatto carne di porco. Le stesse persone che si indignano per questo corso, che ha senz’altro lo scopo di aumentare l’autostima e l’eleganza e la “distanza” (leggetevi Derrida, al posto di starnazzare), e che va insegnato sin da piccoli ai futuri esser* uman*, sarebbero magari d’accordo con un corso per Onlyfans: distanza, eleganza, sprezzatura, non vanno d’accordo con la possibilità del fatturato del “free nipples” sui social; la società non chiede oggi a donne, uomini, gay, bisex, trans, poli, nonbinari, demi, superultra, la dignità, ma l’allargamento a dismisura di una spaccata in aria in maniera da fatturare da ogni pertugio.
Attenzione: io in questo sono minimalmoralista e ultraliberal, fatturate come vi piace, ma non state qui a dirmi che ogni diciottenne su Instagram tette pecettati e culi in perizoma, o su Onlyfans, dove spesso vengono – si può dire – “sfruttati” dai fidanzati, in un rapporto di coppia moderno e aperto e contemporaneo, sia frutto di consapevolezza e dignità e libertà del proprio corpo, perché a me pare proprio invece che ci sia una messe di cosiddette “motherless” e “fatherless”, bambine maggiorenni sperse in un sogno di fama e notorietà e star system che una volta si chiamava semplicemente “softcore” e nel quale andavano a finire tutte le arrivate sperse dalla provincia nella grande città che magari volevano fuggire da una famiglia povera e sognavano le luci della ribalta: se non avete visto il “Maigret” di Patrice Leconte con il meraviglioso Gerard Depardieu, fatelo. Perché c’è una terza via dalla costrizione che la società maschilista impone alle donne e la svalutazione di ogni valore in nome di una libertà svuotata di ogni senso e riempita in ogni buco.
È la via della consapevolezza del proprio valore, del ricordo dell’amore che abbiamo ricevuto, degli insegnamenti e dell’educazione che a volta possono sembrare costrizioni e invece sono soltanto – magari a volte espressi in mala maniera, non c’è dubbio – protezione, o tentativo di essa, per le persone che amiamo e che forse non vorremmo che ripetessero i nostri stessi sbagli. È il dramma del mondo moderno, la dicotomia tra libertà e valore, è il dramma del nichilismo, e questa piccola deliziosa iniziativa ha il pregio di toccarne il nervo scoperto. Ma sono d’accordo con le iperfemministe alla Murgia, in questo caso: la donna non ha bisogno di un uomo per proteggere se stessa. Per questo motivo un corso come quello per “principesse” ha il mio plauso. Sapersi vestire, pettinare, sapere sedersi composte, sapere come stare a tavola, manifestando l’aura di un valore personale, credo sia più importante – per la causa del femminismo – dello sbiottarsi con leggerezza, della scollatura esagerata (le scollature di una scarpa, una volta, erano considerate ineleganti: mai fare vedere l’attaccatura delle dita dei piedi), della fatturazione del proprio corpo.
Non che questa non possa avvenire per libera scelta, ma la scelta, appunto, per essere tale, libera dev’essere, e cosciente, e – come si dice – consapevole e consenziente. E quando vorreste fare diventare consapevoli le vostre figlie se non cominciando dall’inizio, cominciando dalle favole e dagli archetipi? È vero, sono d’accordo: il principe, prima di baciare la bella addormentata nel bosco, avrebbe dovuto svegliarla e chiedere il consenso: non tutte le fiabe ci azzeccano.
Ma quante volgari addormentate abbiamo sui social che nessuno si prende la briga di svegliare?
Sono convinto che il corso per principesse sia non solo “femminista” ma anche che chi lo critica ha capito poco del femminismo, della dignità, del valore e della libertà.
Solo un consiglio: tra una treccia, un uso corretto delle posate a tavola e il sapere salutare in tutte le lingue del mondo, aggiungete il corso “come dare un calcio nelle palle a chi vi promette di farvi diventare principesse”. Perché principesse già lo siete. Imparare a esprimerlo, male, non può farvi.
Mi raccomando il calcio nelle palle.